«Essere innocenti è pericoloso, perché non si hanno alibi»
Boris Makaresko
Alzi la mano chi conosce Boris Makaresko. Ecco, appunto. Boris Makaresko, classe 1946, è morto a Milano il 15 marzo di quest’anno. E nessuno se n’è accorto.
Non una riga sui giornali, né (figuriamoci) un mezzo servizio in tv. Eppure, Makaresko è stato un grande cabarettista e, soprattutto, un eccellente autore di battute. Uno alla Marcello Marchesi, per intenderci. Meno raffinato, forse, ma altrettanto efficace e divertente.
Non ha avuto fortuna. Era una colonna del Derby, il famoso cabaret milanese dei Pozzetto, Jannacci & Co. Le battute di Makaresko erano talmente belle, immediate e intelligenti che tutti le usavano, con o senza permesso.
Paolo Rossi (il comico, non il calciatore) raccontava che Boris scriveva le facezie che il Silvio Berlusconi ancora imprenditore avrebbe poi usato alle convention per divertire e motivare i suoi uomini. Funzionavano. La gente rideva, e Silvio cresceva. Boris no, restava lì a fare il ragazzo di bottega.
Fino al suo esordio a “Non stop” di Enzo Trapani, anno 1977. Da quel programma usciranno, tra gli altri, La Smorfia (Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro), Carlo Verdone, Marco Messeri, Enrico Beruschi, i Gatti di Vicolo Miracoli. Avrebbe potuto essere un bel trampolino di lancio, per uno come Makaresko. E invece no. Non ha avuto fortuna.
Ecco un breve elenco di battute “macareschiane”, per sorridere un po’:
– La politica è come il tanga: quel che mostra è interessante, ma quel che nasconde è vitale;
– Ieri ho salvato una ragazza che stava per essere violentata. E’ bastato controllarmi;
– Ha voluto sposarsi col vestito della nonna. Era incantevole, ma la nonna moriva di freddo;
– Per ricordare il luogo dove si trovava il muro di Berlino, verrà eretto un muro lungo lo stesso tracciato;
– Straordinario successo della campagna antidroga sulle reti Rai e private. Molti tossicodipendenti hanno smesso di guardare la televisione;
– Il filosofo scrive cose che non capisci, poi ti fa credere che è colpa tua;
– Se il denaro crescesse sugli alberi, a me capiterebbe un bonsai.
Mi fermo qui. Boris Makaresko era un grande, e meriterebbe che qualcun altro, oltre a me, lo ricordasse adeguatamente. Perché è bello parlare, ogni tanto, anche di uno che non ha avuto fortuna.