di Enrico Sozzetti
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Ad Alessandria i sindacati accusano il consiglio di amministrazione dell’azienda speciale Costruire Insieme (si occupa della gestione dei musei civici, del centro gioco Il Bianconiglio, dello Sportello di mediazione culturale, dell’Informagiovani, della Biblioteca civica e dello Spazio Famiglie Magicascina) e l’amministrazione comunale di “navigare a vista”.
Manca, dicono Cgil, Cisl e Uil, il contratto di servizio fra l’azienda e il Comune, e da “ben nove mesi Costruire Insieme ha visto l’avvicendamento di più direttori con la conseguente mancanza di una figura stabile che potesse pianificare e approvare le attività gestionali”. Per giunta, l’ultimo nominato è in infortunio e le pratiche più banali come il pagamento degli stipendi subiscono ritardi di settimane e la gestione delle attività è preda di confusione costante. I sindacati attaccano, il cda resta in costante osservazione dei fatti, il palazzo appare silenzioso. O meglio. Il palazzo parla per annunciare che questo mese arrivano fior fiore di iniziative culturali per dimostrare che Alessandria si muove. Spazi ritrovati, concerti, mostre e spettacoli. C’è un po’ di tutto. Per un mese il calendario è fitto. Se poi a gestire molte delle iniziative sono chiamati i dipendenti di una azienda in preda a una incerta gestione non è un problema. Se c’è un successo (raro) da sbandierare, il merito è di Palazzo Rosso. Se c’è una criticità, la colpa è sempre dell’azienda controllata di turno. Ancora su Costruire Insieme.
Da un lato ci sono Cgil, Cisl e Uil che contestano, dall’altra Vittoria Oneto, assessore comunale alla Cultura, che in un post di Facebook scrive: “Molto bravi i ragazzi di Costruire Insieme che lavorano in Biblioteca che hanno ideato la rassegna ‘Dimensioni parallele’ che ha avuto un grande riscontro. Quando le persone sono al posto giusto è facile valorizzarle”. Appunto.
Ad Alessandria si naviga così fra società partecipate che vengono liquidate, rami di attività ceduti, fallimenti programmati. Ma la progettualità a lungo termine non si vede. Era necessario fare tutto di corsa per liquidare l’Atm, già tecnicamente fallita, e incaricare il Gruppo Amag della ristrutturazione dei rami aziendali? Sì, se altre operazioni ambiziose sono naufragate, insieme a promesse politiche tutte di marca Pd. A oggi, dopo il via libera all’operazione, il gruppo industriale, controllato da Palazzo Rosso, per ora “esclude di accollarsi i debiti e verificherà la sostenibilità di affitto di tutti i rami d’azienda, dai dodici ai diciotto mesi, con l’obiettivo di dare continuità ai servizi e verificare la possibilità di costruire interesse più solido e allargare il territorio coperto dai servizi di trasporto” precisa Giorgio Abonante, assessore al Bilancio. Nei prossimi giorni è in programma un incontro con le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori. “Contiamo di arrivare con qualche certezza in più sul destino dei dipendenti”. Le parole sono state pronunciate sempre da Abonante.
Da un lato, Cgil, Cisl e Uil, non hanno certo brillato in iniziative e commenti, tranne i soliti e generici “attendiamo, valutiamo, analizzeremo gli sviluppi” ed entusiasmi della prima ora, soprattutto in casa Cgil, all’arrivo da Torino dell’ormai ex presidente Giancarlo Quagliotti che avrebbe dovuto sistemare tutto per il passaggio di Atm in casa Gtt e che invece dopo tre mesi ha certificato il buco milionario di bilancio e si è dimesso. Dall’altro la patata è sempre più bollente, a partire dal futuro occupazionale. Se il servizio di rifiuti ‘si paga’, quello del trasporto pubblico vive di finanza trasferita.
Il capoluogo provinciale vuole puntare dritto alla multiutility. Idea buona dal punto di vista industriale, ma che già di per sé prevede, alla luce delle ‘fusioni’, tagli e razionalizzazioni sul fronte amministrativo con uffici unici che non possono essere la semplice sommatoria di quelli, robusti peraltro, delle singole aziende. E lo stesso vale per le singole produzioni, non certo sostenibili con organici lievitati a dismisura negli anni. Poi, i trasporti sono una cosa, il gas e l’acqua un’altra, i rifiuti un’altra ancora. Nature differenti per servizi soggetti a regole e norme diverse.
A un anno dal voto resta sempre forte la sensazione della navigazione a vista.