Basta con i mezzi pesanti nelle vie di Spinetta Marengo, e di Molinetto.
Lo chiedono, esasperati, numerosi cittadini, presentando ai sindaci di Alessandria (Rossa) e di Frugarolo (Valdenassi), ma anche all’assessore all’Ambiente di Palazzo Rosso ing. Lombardi e al consigliere provinciale Mazzoni, un’istanza “finalizzata ad ottenere un incontro pubblico per discutere delle problematiche derivanti dal continuo passaggio dei mezzi pesanti all’interno dei centri abitati delle due frazioni”.
“la prima sottoscrizione spontanea – continua il gruppo di cittadini – ha raggiunto ben 336 adesioni in meno di un mese, senza dover ricorrere all’aiuto di movimenti, associazioni, comitati o formazioni politiche di vario genere.
Molti residenti rivendicano nuovamente il proprio diritto alla salute, infatti, il movimento di mezzi che da settimane imperversa nell’abitato di Spinetta Marengo concentra il traffico pesante proveniente da ben tre cave lungo il centro abitato di Molinetto e di Strada Frugarolo, provocando l’emissione di polveri, vibrazioni e forti rumori dovuti al transito continuo per quasi 12 ore al giorno di questo colossale movimento terra che sembrerebbe alimentare alcuni cantieri della TAV situati nel novese.
Sono state verificate punte variabili da 33 a 45 mezzi pesanti in transito per ogni ora, certamente un dato inconsueto da non sottovalutare e soprattutto meritevole di approfondite valutazioni da parte degli Enti proprietari delle strade interessate (Comune e Provincia).
Oltre ad evidenti danni alla infrastrutture che in questo contesto sono solo l’aspetto marginale, rimangono forti disagi da parte della popolazione locale che continua ad essere sottoposta a pesanti disagi e servitu’ di tipo ambientale”.
Alcuni dei sottoscrittori dell’istanza intendono chiedere all’amministrazione comunale di Alessandria quale sarà il futuro di questa zona residenziale nella periferia del popoloso sobborgo alessandrino: dopo il triste e nebuloso capitolo del progetto della discarica Guarasca altre vicende sono destinate ad alimentare la protesta.
Ora la parola passa ai pubblici amministratori: risponderanno?