E’ stato un pic nic al contrario quello realizzato da Coldiretti ieri nel cuore della città di Torino a cui hanno preso parte anche molti imprenditori della provincia di Alessandria arrivati in piazza Palazzo di Città per difendere non solo tutto il comparto zootecnico ma l’agricoltura italiana a 360gradi.
Pasquetta in piazza per gli allevatori piemontesi che, colpiti dalla più grave crisi del comparto lattiero-caseario degli ultimi anni che sta mettendo a rischio solo in Piemonte 8000 posti di lavoro, hanno condiviso con i cittadini e le loro famiglie la necessità di dare una chiara informazione in etichetta sulla provenienza del latte e dei suoi derivati, a tutela della salute e a sostegno delle imprese, oltre che del complessivo tessuto economico.
“Una mobilitazione che ha voluto essere un momento evocativo di straordinaria importanza, a tutti gli effetti, la madre di una fase mobilitativa “non più rinviabile”, che ha coinvolto tutti i comparti produttivi per trovare tempestivamente soluzioni alle problematiche più urgenti – ha affermato il direttore della Coldiretti di Alessandria Leandro Grazioli – Il problema dei mercati e quindi dei prezzi, del PSR, dei mancati pagamenti Pac sino alle iniziative da mettere in campo per contenere i danni procurati dalla fauna selvatica. E’ stato un momento di informazione, un incontro tra le famiglie degli allevatori e la città per rinnovare l’alleanza in difesa della salute, della trasparenza e soprattutto della verità sulle importazioni dall’estero di prodotti agroalimentari”.
Con il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 sono stati erogati all’agroindustria lattiero-casearia quasi 30 milioni di euro e con quello 2014-2020 sono previsti oltre 90 milioni di risorse comunitarie per l’intero comparto agroindustriale.
“Non è ammissibile – ha sottolineato il presidente Roberto Paravidino – che queste importanti risorse servano alla trasformazione del latte estero, all’importazione diretta di latte filtrato, concentrati e di cagliate. E’ necessario avere la certezza che questi aiuti comunitari arrivino all’agroindustria virtuosa che sceglie e valorizza il latte Made in Piemonte”.
E’ stato un incontro, nella cornice di piazza Palazzo di Città, tra le famiglie degli allevatori ed i consumatori per rinnovare l’alleanza in difesa della salute, della trasparenza e soprattutto della verità sulle importazioni dall’estero di prodotti agroalimentari.
“Chiediamo che il nostro latte sia remunerato con un prezzo etico e giusto – ha sottolineato il presidente Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – a questo deve, però, unirsi anche la volontà dell’agroindustria di costituire filiere 100 per cento italiane che diano un concreto sostegno al comparto e a far ripartire l’economia della nostra regione”.
Sono, infatti, oltre 75 mila le tonnellate di latte in polvere importato in Italia che corrispondono a circa 8 milioni di quintali di latte, ovvero all’intera produzione piemontese.
“Solo attraverso l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta anche per il latte Uht, lo yogurt e per le altre produzioni lattiero casearie possiamo tutelare il Made in Italy ed in Piemonte, oltre a garantire la sicurezza alimentare. – ha continuato Paravidino – Hanno raccolto il nostro invito migliaia di cittadini che, durante la mattinata, hanno potuto degustare prodotti lattiero-caseari rigorosamente piemontesi e dimostrare di comprendere perfettamente il messaggio, esprimendo la ferma volontà di essere al nostro fianco nella battaglia che Coldiretti continua a portare avanti”.
Il lattiero-caseario piemontese ha una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici e 51 specialità di formaggi.
“L’Italia ha perso il 15 per cento delle campagne per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa di 2,6 milioni di ettari di terra coltivata negli ultimi 20 anni, pari ad almeno 400 campi da calcio al giorno. – ha concluso il presidente provinciale Paravidino – La profonda crisi economica, che ha colpito comparti importanti dell’agricoltura, tra cui proprio il lattiero-caseario, sta provocando il progressivo abbandono delle campagne e la chiusura delle stalle italiane”.