di Enrico Sozzetti
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Si avvicinano i giorni della svolta per il sistema bancario ex alessandrino. Ma nessun protagonista locale avrà modo di dire la sua. Alessandria, anche in questo ambito, subirà ancora una volta decisioni prese altrove. Salvo poi, a cose fatte, alzare barricate (di carta), formulare proclami bellicosi, convocare tavoli e riunioni istituzionali, presentare interrogazioni. Sta accadendo a Casale Monferrato per la prossima chiusura dello stabilimento Bistefani, acquistato dalla Bauli e il cui destino era scritto nelle pieghe dell’operazione di cessione, ma di cui nessuno si è preoccupato. E accadrà ad Alessandria quando la fusione fra il Banco Popolare e la Bpm (Banca popolare di Milano) sarà completata. L’istituto di credito meneghino è proprietario da ormai molti anni della Cassa di Risparmio di Alessandria il cui simbolo è l’ultima, e unica, testimonianza di uno storico passato bancario. Il Banco popolare, dal canto suo, ha assorbito la Banca popolare di Novara, fra i primi e altrettanto storici istituti italiani.
Ora è arrivato il primo via libera della Bce (Banca centrale europea) alla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano i cui rispettivi consigli di amministrazione e gestione, insieme agli advisor, stanno intensificando riunioni ed elaborazioni per essere pronti quando arriverà il definitivo disco verde da Francoforte. Intanto all’assemblea del Banco popolare andata in scena a Lodi, non solo sono stati presenti i primi cittadini delle città sedi degli istituti bancari, ma anche Carlo Frascarolo, classe 1956, commercialista valenzano, membro del Consiglio di Sorveglianza di Banca Popolare di Milano. Ha partecipato a titolo personale, benché possa essere potenzialmente candidato a giocare un ruolo nella operazione di fusione.
L’intera operazione non sembra però sollevare alcun interesse ad Alessandria. Silenzio tombale degli amministratori, come dei sindacati. Eppure le prospettive parlano già oggi di una pesante ristrutturazione di filiali, sportelli e ovviamente del personale. La fitta rete della vecchia Cra potrebbe subire significativi contraccolpi. Altrettanto potrebbe avvenire per il Banco Popolare e il marchio della Banca Popolare di Novara, una istituzione creditizia che ad Alessandria continua ad avere presenza e ruolo di rilievo. La fusione fra le banche non si tradurrà nella semplicistica sommatoria di sportelli, conti correnti, clienti.
Nonostante a qualcuno non piaccia, è anche questo un legame, certo indiretto, fra Alessandria e Novara. Dove Ballarè ha parlato prima in termini entusiastici del management del Banco popolare e, poi, ha augurato che il traguardo “possa essere raggiunto”. Attento alla finanza e ai poteri forti, Ballarè non ha però fatto cenni diretti alla salvaguardia della rete di sportelli. Una disattenzione, certo. Ma almeno la vicenda la sta seguendo, benché Novara non abbia più un ruolo. Nata come società cooperativa di credito anonima per azioni nel 1871, la Banca popolare di Novara ha aperto il primo sportello nel 1872. Alla fine del ‘900, aveva più di 500 sportelli e 100.000 soci. Nel 2002 arriva la fusione con la Banca Popolare di Verona – Banco S. Geminiano e S. Prospero, per dare vita al Banco Popolare di Verona e Novara. Il Banco popolare nasce successivamente nel 2007.
La Cassa di Risparmio di Alessandria è nata nel 1838 e resta operativa fino al 13 febbraio 2012, quando è incorporata nella Banca di Legnano (gruppo Bpm) e successivamente viene fusa, il 14 settembre 2013, nella Bpm.
Il capoluogo, il tessuto socioeconomico, gli amministratori pubblici stanno valutando in qualche modo quanto sta avvenendo? Per ora, calma piatta e pensieri non pervenuti. Ma sicuramente qualcuno interverrà per dire che è stucchevole continuare a parlare delle relazioni (pericolose?) fra Alessandria e Novara.