Ci si ammala mangiando. Questo è il conto salato che sta pagando la nostra società. Cosa mettiamo nel carrello della spesa ma, soprattutto, cosa finisce nel bidone della nostra spazzatura?
Partendo da queste domande, e cercando di dare delle risposte, è stato organizzato da Donne Impresa Coldiretti Alessandria, al Centro Incontro Galimberti, il convegno “La cucina antispreco. Troppo cibo nella spazzatura”, inserito nel calendario degli appuntamenti di “Marzo Donna” voluti dal Comune Città di Alessandria e patrocinati dalla Consulta Pari Opportunità .
Cosa si può fare, dunque, per diminuire quei 76 chili di cibo per persona che ogni anno finiscono nel bidone? Sicuramente molto e sicuramente di più.
“Leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km0 che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato, ma anche non avere timore di chiedere la doggy bag al ristorante” ha affermato la responsabile regionale provinciale Donne Impresa Graziella Boveri.
“Dalla legge approvata nei giorni scorsi alla Camera viene un importante contributo al taglio degli sprechi alimentari che costano all’Italia 12,5 miliardi che sono persi per il 54 per cento al consumo, per il 21 per cento nella ristorazione, per il 15 per cento nella distribuzione commerciale, per l’8 per cento nell’agricoltura e per il 2 per cento nella trasformazione. – ha sottolineato il Direttore Coldiretti Alessandria Leandro Grazioli – A livello mondiale un terzo del cibo prodotto viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame cronica. Gli sprechi alimentari hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo”.
Le cose stanno però cambiando con l’Italia che ad Expo ha posto il taglio degli sprechi alimentari tra gli obiettivi della Carta di Milano che è stata consegnata al segretario generale Onu, Ban Ki-Moon.
Per Silvio Barbero, vice presidente di Slow Food Università Scienze Gastronomiche, “dobbiamo mettere in discussione il modello che vede il cibo come carburante, un modo di vedere l cose che porta a non saper distinguere più tra ciò che è buono e di qualità da cibi low cost, insomma guardare non al passato ma alle nostre radici quando il problema dello spreco proprio non c’era”.
Il 53 per cento degli italiani ritiene che il contenimento degli sprechi alimentari dipenda soprattutto dalle scelte dei consumatori con il 46 per cento che sostiene possano essere combattuti con una migliore pianificazione della spesa. La crisi, ma anche una maggiore sensibilità ambientale, ha portato sei cittadini su dieci (60%) a diminuire o annullare gli sprechi domestici.
Promuove l’educazione alimentare nelle scuole sin da quando è stata nominata assessore, Maria Teresa Gotta, con ottimi risultati: il piatto unico nelle mense e la realizzazione di orti nelle scuole sono solo due delle battaglie che l’hanno vista attiva e partecipe: “Oggi sono qui anche per promuovere la Marcia in rosa, partner del Comune la Coldiretti, che si svolgerà domenica 3 aprile con partenza alle 9.30 da piazza Divina Provvidenza”.
Sono dati allarmanti e sui quale è d’obbligo fare una riflessione quelli che Gian Paolo Mortara, direttore della Caritas di Alessandria, ha portato all’attenzione della platea: in un anno oltre 2.500 prime accoglienze e 309 colloqui, quasi uno al giorno e, per tutti, un’unica voce in comune: la richiesta della borsa della spesa.
Protagoniste del pomeriggio le agrichef Stefania Grandinetti, presidente regionale Terranostra, e l’imprenditrice Anna Maria Rivera che hanno avuto un duplice ruolo: raccontare la loro esperienza personale nell’ambito dell’educazione all’antispreco in cucina e dimostrare come tra i fornelli si possano concretamente realizzare ricette “povere”, ma non nel gusto e nella qualità, con non scontati riferimenti alla recente esperienza di Expo a Milano.
“Il contributo di tutte le forze politiche, economiche e sociali presenti sul territorio sono fondamentali nella valorizzazione di filiere agricole corte e di qualità, che fanno della stagionalità e della distintività aspetti peculiari della produzione, non replicabili in forme allungate di filiera. – ha concluso il direttore provinciale Coldiretti Grazioli – La filiera corta è proprio espressione di un modello alternativo di agricoltura, che sa valorizzare la prossimità come ambito territoriale di azione entro cui è incoraggiata la realizzazione di progetti che considerano il cibo non soltanto come merce di scambio ma come occasione di affermazione identitaria e culturale. Determinante per contenere e arginare il fenomeno sempre più dilagante dell’italian sounding e del falso Made in Italy che costa all’Italia qualcosa come 60 miliardi di euro: in un momento difficile per l’economia dobbiamo continuare a batterci per portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e della rintracciabilità che da sempre vede Coldiretti in prima linea”.
Intanto, nella rete dei mercati, delle fattorie e degli agriturismi di Campagna Amica promossa dalla Coldiretti si stanno diffondendo le agribag per aiutare i consumatori nella lotta agli sprechi.