La strage delle idee: il referendum del 17 aprile

Poiché diventa lungo e può essere fatica leggere molto farò due interventi a …puntate sul tema.

Dato che sta passando abbastanza in silenzio una cosa che ritengo molto importante allego solo un estratto del testo del Comitato Notriv sul referendum del 17 aprile ed alcune mie considerazioni per invitare a discuterne apertamente . Intanto mercoledì 23 ci sarà alla Casa di Quartiere alle 21 un dibattito.

Il prossimo 17 aprile si terrà un referendum popolare. Si tratta di un referendum abrogativo, e cioè di uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che la Costituzione italiana prevede per richiedere la cancellazione, in tutto o in parte, di una legge dello Stato.

Perché la proposta soggetta a referendum sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un “Sì”.

Hanno diritto di votare al referendum tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto la maggiore età. Votando “Sì” i cittadini avranno la possibilità di cancellare la norma sottoposta a referendum.

Dove si voterà?

Si voterà in tutta Italia e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum. Al referendum potranno votare anche gli italiani residenti all’estero.

Quando si voterà?

Sarà possibile votare per il referendum soltanto nella giornata di domenica 17 aprile.

Cosa si chiede esattamente con il referendum del 17 aprile 2016?

Con il referendum del 17 aprile si chiede agli elettori di fermare le trivellazioni in mare. In questo modo si riusciranno a tutelare definitivamente le acque territoriali italiane. Nello specifico si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa.

Se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere occorre votare “Sì” al referendum. In questo modo, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento
del rilascio delle concessioni.

Qual è il testo del quesito?

Il testo del quesito è il seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto
degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».

È possibile che qualora il referendum raggiunga la maggioranza dei “Sì” il risultato venga poi “tradito”?

A seguito di un eventuale esito positivo del referendum, il Parlamento o il Governo non potrebbero modificare il risultato ottenuto. La cancellazione della norma che al momento consente di estrarre gas e petrolio senza limiti di tempo sarebbe immediatamente operativa. L’obiettivo del referendum è chiaro e mira a far sì che il divieto di estrazione entro le 12 miglia marine sia assoluto. Come la Corte costituzionale ha più volte precisato, il Parlamento non può successivamente modificare il risultato che si è avuto con il referendum, altrimenti lederebbe la volontà popolare espressa attraverso la consultazione referendaria.
Qualora però non si raggiungesse il quorum previsto perché il referendum sia valido (50% più uno degli aventi diritto al voto), il Parlamento potrebbe fare ciò che vuole: anche prevedere che si torni a cercare ed estrarre gas e petrolio ovunque.
Queste in sintesi le motivazioni essenziali.

Il Governo non ha potuto che dar corso all’iter referendario su iniziativa popolare ma ha iniziato concretamente a boicottare lo stesso prima non facendolo eseguire durante le molte elezioni amministrative in corso a maggio e buttando 300 milioni di spesa degli italiani. Non c’è alcuna motivazione di buon senso a giustificazione di quanto sopra se non il tentativo di non far raggiungere il quorum ( caso di democrazia abbattuta da chi la gestisce in nome e per conto del popolo italiano)

Il PD di Renzi ha deciso di astenersi, anzi di far propaganda sull’astensionismo, novelli Ponzio Pilato. Quindi ha iniziato una propaganda ricca di balle assolute e relative. Di fatto fra i loro sponsor privati, le varie società di uso delle energie fossili nazionali ed internazionali, spingono per continuare ad avere facilitazioni, detassazioni e facilitazioni burocratiche ad un uso di queste scempiaggini inquinanti, pericolose e negative per i cittadini sul piano economico. In questo andando contro anche alle indicazioni di Bruxelles della UE che prospetta invece una agevolazione delle energie alternative, rinnovabili ed al risparmio energetico. Per i pochi “inconsapevoli” da leggere le dichiarazioni della Serracchiani vicepresidente PD durante la sua campagna elettorale pro tempore ed oggi , a proposito di voltagabbana a decine di migliaia di euro/mese.
(-continua-)

Gianni Gatti – Alessandria