ATM in liquidazione, ora quali sono le prospettive?

Atm autobusdi Pier Carlo Lava

 

La vicenda ATM così come un anno fa quella di AMIU è arrivata all’epilogo: con una perdita superiore agli 8 milioni di euro al 30 novembre 2015, l’assemblea dei soci ATM giovedì a Torino delibererà probabilmente la messa in liquidazione.

Lunedì mattina c’è stata una Commissione bilancio con l’audizione degli attuali vertici ATM per cercare di capire come si è arrivati a questa situazione e soprattutto quali saranno le prospettive future per la partecipata e per i lavoratori, in tal senso si parla di 40 esuberi.

Dalle poche indicazioni emerse non è dato sapere da chi ATM vanta un credito di 5 milioni di euro (il Comune è fra questi?) che nei bilanci passati era considerato esigibile e ora non più, e anche per questo si è prossimi alla messa in liquidazione.
Al momento non è dato nemmeno sapere quali saranno gli sviluppi della partecipata: cessione dei bus ad AMAG, parcheggi, scuolabus e trasporto disabili esternalizzati ai privati?

Il 17 marzo si dovrebbe decidere e successivamente svelare quale sarà il futuro di ATM, per gli scaramantici non è una buona data, ma considerando che ci sono in ballo posti di lavoro che vanno assolutamente tutelati, corre l’obbligo di restare ottimisti e attendere gli sviluppi.

In tal senso abbiamo interpellato esponenti politici alessandrini: queste le loro considerazioni sulla questione ATM.

 

Giovanni Barosinibarosini_nuova
Presidente della Commissione bilancio del Comune di Alessandria

In commissione Bilancio sono state confermate dal presidente di ATM Quagliotti le spaventose cifre, più di 8 milioni di perdite al 30 novembre 2015. Incredibile come invece al 30 giugno scorso il deficit fosse di 1,1 milioni di euro e si prevedesse, per fine 2015, un disavanzo di 2 milioni. Poi la dura realtà, al 30 novembre una nuova fotografia economico-finanziaria: le cifre non corrispondevano, una mole esorbitante di crediti non risultavano ‘esigibili’.
Quindi la necessità di una ristrutturazione radicale, sia sul fronte dei servizi che su quello dei dipendenti. Questo ciò che ci hanno raccontato i vertici Atm. Ora si va verso la liquidazione della azienda, il 17 marzo l’assemblea dei soci Atm si riunirà e prenderà la drammatica decisione, deliberando in tal senso.
Ciò che emerge, purtroppo, è la perdurante carenza di progettualità, di trasparenza, di mancanza di dialogo con le parti sociali. Un ultimo dato su cui riflettere: nel 2012 Atm fatturava 13 milioni di euro, nel 2015 solo 11 milioni circa.
Ad oggi non si conosce la reale volontà dell’amministrazione, non si ha notizia di possibili investitori, non è dato conoscere le reali intenzioni dell’operazione con Amag-refugium peccatorum.
Si parla di modernizzazione, di tutela dei lavoratori: quest’ultima una delle prima nostre preoccupazioni. La Commissione Bilancio verrà riconvocata sicuramente dopo il 17 marzo, invitando al confronto anche le organizzazioni sindacali”.

 

 

Fabbio Piercarlo nuovaPiercarlo Fabbio
Consigliere comunale e Presidente del Gruppo PDL

L’incontro con il board dell’ATM ha chiarito alcuni aspetti finora poco individuabili. Per esempio che il compito dei “torinesi” è di fatto concluso. Non si è pensato di governare l’azienda, ma di fare una ricognizione sullo stato finanziario della stessa e proporre una via d’uscita, che, peraltro non salva l’azienda ma la condurrebbe o all’inferno o, per ben che vada, in Purgatorio. Perché? Per il semplice fatto che o si mette in liquidazione o si affida al tribunale per il fallimento. Per il Presidente molto pro-tempore Quagliotti, la politica non può continuamente non assumersi le proprie responsabilità scegliendo il fallimento. Noi siamo d’accordo con lui e pare finalmente anche un’Amministrazione tendenzialmente fallimentaristofila, per cui il 17 marzo, in Assemblea dei soci, si andrà alla liquidazione.
Quali le ragioni? Noi sapevamo, dal precedente consiglio d’amministrazione, che il disavanzo a fine anno sarebbe stato non superiore ai 2 milioni di euro, invece i nuovi gestori lo hanno fissato a 8? Tra l’altro dividendo il disavanzo in due tranche: 3 milioni di disavanzo strutturale e 5 milioni di debiti straordinari probabilmente irripetibili.
Si è arrivati a questo risultato cancellando crediti considerati inesigibili, ma non si è avuto nè il dettaglio, nè il criterio utilizzando, salvo il fatto che si è considerata anche l’anzianità di 5 anni di crediti ancora iscritti a bilancio.
La questione è dunque particolare: il TPL potrà continuare pur con le dovute ristrutturazioni che potrebbero significare anche minori linee ed un servizio più rarefatto. Al mercato potrebbe essere affidati trasporti particolari come gli scuolabus o il trasporto disabili. Così come rischia l’esternalizzazione il servizio parking, che però appare gravato da 35 dipendenti, ma anche alleggerito da un introito ancora sostanzioso di circa 3 milioni di euro. Il che da pensare che di per se stesso sia in attivo, ma venga fatto passare per deficitario.
Il gioco appare scoperto: è una vecchia linea di spacchettamento già utilizzata dalla Giunta Scagni, ma aggiornata con l’apporto del mercato.
Per ora occorre mettere in sicurezza l’occupazione attraverso una clausola sociale che segua eventuali esternalizzazioni. Per il resto occorre ancora approfondire nelle prossime ore”.

 

Roberto SartiSarti Roberto nuova
Consigliere comunale e Capo Gruppo Lega Nord

“Affermare che una azienda di trasporti sia arrivata al capolinea potrebbe sembrare una cosa ovvia, naturale ma nel caso di ATM la questione diventa drammatica dal momento che il vero grande problema è come ripartire da quel capolinea.
Nella Commissione Bilancio del 14 Marzo il Presidente Quagliotti, fassiniano di ferro, ha finalmente spiegato i motivi della futura messa in liquidazione della società. Parliamo di liquidazione in quanto il CDA aveva due possibilità: mettere appunto in liquidazione o dichiarare fallimento il fallimento della società. In realtà esisterebbe una terza possibilità e cioè la ricapitalizzazione da parte del Comune, cosa che porterebbe al dissesto dell’ente.
Come detto è stata scelta la prima opzione motivando che il fallimento avrebbe lasciato mano libera al giudice esautorando di fatto la politica mentre nell’ipotesi liquidatoria questo non succederebbe. Ma parlando di politica, in questi quattro anni di amministrazione di sinistra dove tutte le partecipate sono di fatto andate a fondo, dove è finita quella politica cui fa riferimento il Presidente ATM, che avrebbe dovuto dare le direttive e gli indirizzi programmatici?
Ancora una volta in Commissione abbiamo ascoltato la solita solfa delle colpe che ricadrebbero sulla gestione dei precedenti amministratori e sulla Regione, peraltro attualmente amministrata dal PD, che ha operato significativi tagli ai trasferimenti destinati al TPL.
In passato sono stati presentati all’attuale Amministrazione diversi piani industriali di ristrutturazione e riorganizzazione dei servizi forniti da ATM, ma pare proprio che nessuno di questi sia stato considerato dall’attuale Amministrazione né tantomeno portato a conoscenza del Consiglio Comunale.
Una situazione di inerzia decisionale più che evidente. Quali responsabilità ha la giunta regionale Chiamparino, ormai al governo da un paio di anni in tutto questo? Oltre a tagliare le risorse destinate al TPL, quali iniziative ha posto in essere per cercare di risolvere il problema, anziché stare per più di un anno asserragliata in Piazza Castello in attesa del responso sulla questione firme false che, in un Paese serio, avrebbe di fatto sancito la fine della giunta stessa? Le cifre del disastro ATM le abbiamo ascoltate, sono dati impietosi, più di otto milioni di perdite al 30 Novembre 2015. Inevitabile che questi dati influiranno negativamente su quello che è l’aspetto più sensibile e cioè sul fronte occupazionale.
Ancora una volta, dopo l’invio ai giornali, la Lega ha posto alcune domande ai vertici ATM, per cercare non di strumentalizzare la triste faccenda ma di capire.
Abbiamo chiesto perché sono stati spesi 100.000 euro per il parcheggio Ambrosoli, nelle immediate vicinanze Esselunga; perché si continua a mantenere in vita il servizio Eccobus, che si è rivelato un fallimento dal punto di vista economico; perché vengono conferiti incarichi di consulenza legale ad esterni quando all’interno dell’azienda esistono professionalità che sarebbero perfettamente in grado di assolvere tali compiti; perchè la pulizia degli autobus viene affidata ad una cooperativa esterna e non a manodopera interna che magari sta rischiando il posto di lavoro; perché non sono stati svalutati i crediti vantati al Comune nonostante la certezza della non riscossione; perché si è deciso di trasferire nella stazione ferroviaria, con tutte le spese che questo comporta, quando era noto che tale operazione non era favorevole dal punto di vista economico.
Domande a cui abbiamo ricevuto una risposta inquietante: tutte le risorse eventualmente ottenute nel mettere mano a queste situazioni di certo non sarebbero servite a coprire i 3 milioni di euro che attualmente ATM perde all’anno!
Vero, assolutamente vero. Ma se non si comincia da qualcosa non si arriva da nessuna parte. Siamo infatti convinti che operando i risparmi suddetti qualche centinaio di migliaia di euro lo avremmo avuto a disposizione, cosa che avrebbe potuto salvare magari uno o due posti di lavoro.
Perché al di la dei numeri, della burocrazia, dell’è colpa mia no è colpa tua, dei dati economici di bilancio, il vero problema sono le persone che da mesi non sanno se continueranno a lavorare in azienda o se verranno inglobati in qualche altra partecipata esterna o indigena o se saranno freddamente “esuberati” in base alla realtà e crudezza delle cifre. Purtroppo la realtà è fatta di questi drammi dei lavoratori, di un CDA “fassiniano” che dopo aver compiuto una ricognizione sui dati bilancio liquida l’azienda e se ne ritorna in terra sabauda dopo aver recitato la parte dei giustizieri venuti da fuori in modo da non imbarazzare eventuali giustizieri cittadini che così dormiranno sonni tranquilli.
Il TPL soffre di mancanza di risorse praticamente ovunque in questo Paese, ma esistono anche realtà, non molto lontane da noi in Piemonte, dove si è intrapreso un cammino, magari difficile, ma che sta portando buoni risultati. Per fare questo è però indispensabile avere degli indirizzi, degli obbiettivi, assumersi delle responsabilità spesso molto imbarazzanti. Aspetti che purtroppo non vediamo in questa triste vicenda il cui finale  scopriremo col tempo”.

 

Di Filippo nuovaDomenico Di Filippo
Consigliere comunale del M5S

“De profundis per ATM. Lunedì mattina mattina, gli alessandrini hanno potuto leggere su tutti i giornali locali, dell’ormai fine di Atm, arrivata al capolinea della sua folle corsa e di altrettanti anni di folle gestione. Questa partecipata va incontro ad una liquidazione, che per il Presidente del Cda Giancarlo Quagliotti è inevitabile, perché Atm in questo momento è una fabbrica di debiti. Tutto ciò si formalizzerà giovedì all’assemblea dei soci.
Queste funeste notizie, sulla grave situazione di ATM, si susseguono da anni, la relazione della Commissione Speciale di Controllo, letta lo scorso ottobre in Consiglio Comunale ha potuto tracciare e fissare abbastanza approfonditamente la vicenda storica, gestionale ed economica dell’azienda.
L’altro ieri in commissione Bilancio l’assessore Abonante accompagnato dall’A.D. Quagliotti ha confermato che la ricapitalizzazione della partecipata non è all’ordine del giorno del Comune di Alessandria, che quindi non è intenzionato come socio di maggioranza a coprire le perdite dell’azienda di trasporto.
Cosa si può imputare a questa amministrazione? A giugno prossimo sono oramai quattro anni che è stato dichiarato il dissesto di Alessandria. Ci si è nascosti dietro a questa azione funesta mascherando tutti i problemi della città. Non neghiamo che le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 20 anni alla guida del Comune di Alessandria che, qualunque sia stato il loro colore, hanno creato debiti per centinaia di milioni e perso crediti per centoventicinque a causa della loro incuria nel riscuoterli, incuria che prosegue tuttora, nonostante i continui solleciti del M5S. I vari programmi di mandato così tanto declamati e citati ad ogni occasione, cercano di giustificare le intenzioni su cosa si vuole fare ma che non si è potuto, rimanendo lettera morta nei cassetti a disposizione del prossimo utilizzo.
Su Atm le proposte del M5S furono chiare proprio in occasione di quella nottata in cui fu dichiarato il dissesto. Ricordo molto bene quella notte in cui proponemmo di dare una chiave di svolta a questa città, esortammo a questa giunta di assumersi la responsabilità di cambiare totalmente il futuro gestionale sia del palazzo che dei servizi alla comunità, compreso il trasporto pubblico.
Voglio ricordare brevemente alcune nostre proposte, che furono apprezzate personalmente dall’assessore competente, capisco che nel sistema in cui si riconoscono le attuali forze politiche, non possono portare avanti delle idee che interessano il cittadino, ma solo quelle che beneficiano i grandi gruppi.
Avevamo suggerito di adottare il sistema Lucca Port o almeno di progettare tale sistema per Alessandria, un sistema che prevede l’interconnessione di tutti i servizi collegati al centro della città, che ha permesso, dove è stato adottato, di risparmiare tonnellate di Co2 immesse nell’ambiente, per fare questo si aveva bisogno di avere un piano del traffico urbano aggiornato e finalizzato a quello scopo, cosa che a distanza di quattro anni, rimane vecchio e obsoleto. In quell’ottica il trasporto pubblico subiva un radicale cambiamento, quel cambiamento sempre annunciato con cambio di Cda inutili, senza un piano industriale, con gli stessi problemi avuti in eredità. Quale ruolo poteva avere Atm in tutto questo?
Ecco il cambio radicale del sistema che noi chiedevamo, bisognava avere coraggio di attuare scelte diverse in tutti i campi, quale occasione migliore poteva essere il fallimento della città? Sarebbe stato utile concentrare le energie per dare a questa città una prospettiva di futuro diverso, verde cosiddetto Smart.
Sarebbe stata l’occasione di mettersi a capo di tutte le forze sane della città coinvolgendole per far capire loro e non solo, anche tutta la società alessandrina, che da quel momento le cose sarebbero cambiate. Istituire un servizio come il Piedibus già adottato in alcune piccole cittadine italiane, ma anche da città delle dimensioni di Alessandria come Viterbo che ha addirittura tre linee di Piedibus. Cos’è il Piedibus? All’entrata e all’uscita dei bambini, le scuole vengono prese d’assalto dalle automobili che congestionano l’intera zona di traffico.
 Paradossalmente siamo proprio noi che per proteggere i nostri figli contribuiamo ad aumentare i pericoli e il degrado dell’ambiente.
 Promuovere l’andare a scuola a piedi è un modo per rendere la città più vivibile, meno inquinata e pericolosa. Dobbiamo cominciare a cambiare le nostre abitudini e il Piedibus ci consente una scelta semplice ed efficace.
Ecco solo alcuni esempi di cosa avevamo suggerito, quindi dal nostro movimento proposte serie, lungimiranti. Invece si è voluto continuare sulle stesse scelte degli ultimi vent’anni, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti gli alessandrini, fallimenti a catena di partecipate che hanno assorbito se non sprecato risorse dei cittadini azzerando oltre che il capitale sociale anche i servizi disastrandoli.
Ed infine hanno sperato, come ultima chance, nel profeta Quagliotti e & Company, che non ha potuto nient’altro che ratificare la fine di Atm”.

 

CGIL CISL UILCgil Cisl Uil

“Cgil Cisl e Uil di Alessandria guardano con preoccupazione al futuro dell’Azienda ATM di Alessandria ed intendono continuare a portare avanti una linea condivisa per gestire la pesante situazione di crisi che sta investendo le lavoratrici ed i lavoratori di ATM.
I punti fermi per le organizzazioni sindacali restano due: la difesa dell’occupazione e garantire servizi efficienti per la cittadinanza.
Occorre che l’Assemblea dei Soci presenti un piano di ristrutturazione da condividere con le Organizzazioni sindacali; le Federazioni di Categoria hanno intanto dichiarato lo stato di agitazione in attesa di risposte rassicuranti da parte della proprietà”.