Un referendum per decidere il futuro di Camagna

Carmi Dianadi Daria Carmi*

 
Camagna non è un Comune qualunque. E’ un paese che si interroga attivamente sul suo futuro.

Il Sindaco ha sollevato un problema politico: Come fare a contare sui tavoli dove si decide il futuro dei nostri Comuni, della nostra Regione, del nostro Paese?

Questa stessa domanda se la stava ponendo il Sindaco di Casale Monferrato e insieme hanno immaginato una possibile risposta: Diventare più grandi.

La proposta di “fusione per incorporazione” è ciò che dice di essere, una proposta. Si inserisce in un disegno normativo molto più ampio che segue le logiche regionali e quelle nazionali.

Quelle che tentano di fornire strumenti di trasformazione adeguati alle necessità dell’oggi: rappresentare un numero superiore di cittadini, avere peso politico sui tavoli decisionali, essere dotati di strumenti economici per investire nella rinascita dei territori.

Camagna ha solo 521 abitanti con spese per il mantenimento dei servizi comunali proCamagna vista capite altissime, una chiesa monumento che meriterebbe di essere valorizzata, una vista mozzafiato senza una soluzione per farci arrivare i turisti così come gli Infernot (non grotte!) che non è stata inclusa nel “bollino” Unesco, la banca e la posta aperti solo a giorni alterni.

Un patrimonio da salvare, esatto! Forse non sarà il Comune di Casale o il Monferrato tutto unito a farlo, ma è necessario che qualcuno si attivi per farlo e non si limiti a criticare le iniziative altrui.

Una proposta, che ora verrà vagliata attraverso i tavoli politici, attraverso indagini sul territorio, e infine attraverso un referendum: lo strumento storicamente più democratico in assoluto. Certo è fondamentale comunicare al cittadino i giusti strumenti di analisi e discussione, perché ogni cosa di questo mondo può e deve essere messa in discussione. Abbiamo la responsabilità, come cittadini e come amministratori, di osare e trasformare, di chiederci se ciò che funzionava “oltre un millennio fa” è ancora attuale oggi. Questo non significa mancare di rispetto a coloro che hanno vissuto e amato un luogo nel passato, significa lavorare per quelli che lo faranno nel futuro.

Il referendum costa centocinquanta mila euro. Stiamo parlando di un cambiamento senza prezzo, perché un futuro di rinascita non ha prezzo. Certo sono in gioco, per i due Comuni che diventano uno solo, finanziamenti nazionali e regionali da milioni di euro annui, ma non è questo il tema.

Il tema è crescere in un momento di decrescita generale, è tornare ad essere presenti sui tavoli regionali dove si decide di trasporti, di sanità, di norme e di tutela dei territori. In gioco c’è la possibilità di avere forza politica per decidere del proprio futuro fra vicini di casa, di prendere decisioni per noi stessi. L’alternativa è lasciare che siano altri a decidere per noi: altri che magari il Monferrato non l’hanno neanche mai attraversato.

 

*Assessore alle politiche socio-culturali con delega al territorio di Casale Monferrato, a nome di tutta la giunta