Cgil: “Una nuova Carta del Lavoro, per ridare vita ai Diritti”. Intanto ecco luci, ombre e numeri dell’economia di casa nostra

Paparatto 2“Una nuova Carta dei Diritti Universali del Lavoro, che rappresenti per l’Italia dei prosssimi anni ciò che lo Statuto dei Lavoratori fu nel 1970: uno strumento di emancipazione, di dignità, di rafforamento dei loro diritti, in un momento storico in cui questi ultimi sono quanto mai precari e a rischio”.
Tonino Paparatto, segretario generale della Camera del Lavoro di Alessandria, aveva già regalato sul tema qualche anticipazione ai lettori di CorriereAl nel corso dell’intervista pubblicata ad inizio anno, e ieri, affiancato dai componenti della segreteria provinciale della Cgil (Franco Armosino, Daniela Emiliani, Anna Poggio), ha presentato in maniera ufficiale l’ambizioso progetto che il sindacato sta sottoponendo, in queste settimane, alla valutazione e al dibattito dei suoi oltre cinque milioni di iscritti in tutto il Paese.

“Sappiamo bene – sottolinea Paparatto – che il mondo del lavoro è cambiato, e che oggi è necessario guardare avanti, verso nuove forme universali di tutela dei diritti, capaci di rappresentare tutti coloro che si muovono su un mercato fatto di precariato, di lavori atipici, di partite iva, di terziarizzazioni e così via. Sappiamo anche che, da più parti, c’è stato in questi anni il tentativo di sminuire il ruolo dei sindacati, e in generale dei corpi intermedi. E abbiamo vissuto la sostanziale progressiva ‘demolizione’ dello Statuto dei Lavoratori del 1970. La Cgil con questa Carta intende lanciare una grande sfida al paese, dalla politica ai vari portatori di interessi: diamo nuova vita ai diritti, e offriamo ai lavoratori, e all’Italia di domani, una prospettiva di miglioramento, e non di declino”.

Certamente non sfugge agli osservatori più attenti la portata potenzialmenteCarta Diritti Universali innovativa del progetto “Carta dei Diritti”: da diversi anni i sindacati giocano di rimessa, in difesa. Tanto da essere stati additati da tanti (in primis l’attuale premier Renzi) come ‘vecchi arnesi’ del passato. L’impressione è quindi che la Cgil intenda davvero stavolta ingranare una marcia diversa, e ‘uscire dall’angolo’, proponendosi come motore di un processo di innovazione.

Sui passi successivi Paparatto è prudente, ma chiaro: “in queste settimane, nell’alessandrino come in tutta Italia, tra i nostri iscritti la proposta sta generando forte attenzione, dibattito, proposte. Le assemblee territoriali si chiuderanno il 16 marzo ad Alessandria, con un appuntamento pubblico che vedrà la partecipazione di Claudio Treves, che in Cgil nazionale da tanti anni studia i lavori ‘atipici’, ed è segretario generale del Nldil (Nuove Identità di Lavoro)”.

Camera del LavoroMa che succederà da lì in poi? Cosa farà la Cgil per cercare di trasformare i 97 articoli di questa Carta dei Diritti Universali del Lavoro in un documento universalmente accettato e adottato nel Paese, con valenza di legge? “L’obiettivo – spiega Paparatto – è coinvolgere in un ampio confronto gli altri sindacati, la politica, e soprattutto i cittadini italiani: tutti, iscritti o no alla Cgil, occupati o disoccupati. Per una proposta di legge di iniziativa popolare bastano 50 mila firme, ed è evidente che come Cgil non avremmo nessuna difficoltà a raccoglierle. Ma la nostra ambizione sarà molto più ampia: innescare un vero dibattito nel paese, per capire cosa ne pensano prima di tutto i cittadini. Ovviamente verificando nel frattempo anche le reazioni sul fronte parlamentare”.

E’ una vera ‘bomba’, insomma, quella che il Governo Renzi (atteso peraltro anche da altre verifiche: dalle amministrative di giugno al referendum sulle riforme di ottobre) potrebbe ritrovarsi tra le mani nei prossimi mesi: da maneggiare con cura, e con conseguenze sociali e politiche tutte da soppesare.
Intanto nell’alessandrino il lavoro ‘boccheggia’

Paparatto segreteriaLa Cgil di Alessandria ovviamente, nel frattempo, guarda anche al presente e futuro prossimo del mercato del lavoro sul territorio provinciale, e gli indicatori presentati dai diversi esponenti della segreteria della Camera del Lavoro tracciano un quadro di complessiva ‘stagnazione’, pur in presenza di alcuni segnali positivi (“ad esempio l’innovativo accordo sul fronte Michelin, o i segnali importanti che arrivano dal distretto orafo, o dal turismo in crescita nel Monferrato).

Nel 2015 in provincia di Alessandria il ricorso alla cassa integrazione è diminuito del 15% (attestandosi a 7.538.587 ore, contro 8.874,023 ore del 2014), ma è aumentata in maniera significativa la cassa integrazione staordinaria (“legata a cessazioni di attività, procedure concorsuali, crisi aziendali, riorganizzazioni”), e il segno meno accompagna anche la demografia delle imprese: che a fine 2015 erano 44.432, contro le 44.766 di un anno prima.

I dati sull’occupazione sono ancora parziali: “disponiamo al momento solo dei dati messi a disposizione dalla Regione Piemonte sul fronte assunzioni, e non sappiamo quindi quante sono state le cessazioni di rapporti. E se le nuove assunzioni complessivamente crescono di circa 5.550 unità, passando da 43.598 a 49.105, è evidente che il fenomeno va ricondotto non ad una vera ripartenza del mercato (anzi, per il 2016 si parla di una nuova revisione del Pil al ribasso), ma all’esonero contributivo. Per non parlare della crescita di forme lavorative precarie e atipiche, che arrivano fino ai voucher orari, strumento che spesso serve ad occultare il lavoro nero”.

Volgendo lo sguardo ai diversi comparti del mercato, ci si confronta in provinciaEdilizia ripresa con situazioni ancora fortemente critiche, come quella del settore edile, ad altre più dinamiche (“soprattutto i settori legati all’esportazione”), fino ad un comparto, quello del pubblico impiego e degli enti locali, che ha non poche situazioni di incertezza, e contratti nazionali ormai scaduti da diversi anni.

Tocca a Paparatto una rapida analisi conclusiva: “La Cgil c’è, e in questa provincia sta dando segni di grande vitalità: forte dei suoi oltre 52 mila iscritti, e di una crescente capacità di essere presente dentro e fuori i luoghi di lavoro. Con l’obiettivo non solo di tutelare l’occupazione esistente, ma anche di contribuire ad innescare processi di sviluppo e di innovazione, per valorizzare e rendere sempre più attrattivo questo territorio”.

Ettore Grassano