Opporsi alla corruzione purtroppo sovente non paga

Se da un lato i veri servitori dello Stato e della cosa pubblica in generale, in Italia non sono mai stati merce comune, ma piuttosto delle rarità come Niccolò Introna, dall’altro canto i cittadini che hanno avuto il coraggio di denunciare il malaffare di cui sono stati o vittime o testimoni hanno dovuto pagarne le conseguenze a loro danno.

Sempre partendo dall’epoca della nascita dello Stato unitario bisogna ricordare la vicenda di Cristiano Lobbia, il deputato, e prima patriota garibaldino, che in Parlamento ebbe il coraggio di denunciare la corruzione nell’affare del Monopolio Tabacchi, assegnato, in cambio di una tangente (al tempo si chiamava anticipazione di cassa) di ben 180 milioni di lire di allora, al gruppo di “faccendieri” raccolti attorno alla banca Credito Mobiliare. L’on. Lobbia fu moralmente fatto a pezzi. Dopo aver addirittura attentato alla sua vita, gli scatenarono addosso un processo infame, con accuse false e testimoni corrotti e un tentativo di annullargli l’immunità parlamentare. Dopo anni di procedimento nei quali si registrarono strani suicidi e morti improvvise di testimoni,dovettero restituirgli l’onore; uscì vittorioso dal processo ma, fiaccato dalla troppa tensione emotiva, morì prematuramente a 50 anni.

Saltando le decine di casi della storia del Regno nei suoi primi cinquant’anni di vita, vorrei però arrivare all’epoca fascista per parlare del caso dell’On. Edoardo Torre (quello – per inciso – dello schiaffo dato all’avv. don Carlo Torriani in corso Roma) deputato alessandrino originario di San Salvatore. Torre, medico chirurgo, fascista della “prima ora” e partecipe della marcia su Roma, nel dicembre del 1922 fu nominato da Benito Mussolini commissario straordinario delle Ferrovie dello Stato. Prese sul serio la sua missione e dopo aver promosso un’inchiesta sulla corruzione ed il lassismo che già fin da allora minavano le fondamenta dell’azienda, si presentò in Parlamento per denunciare il malaffare che aveva documentato con una relazione che lascò allibito anche il duce. Ma purtroppo, neppure la protezione del capo del fascismo riuscì a salvargli la carriera politica. Nel 1924 perse la direzione dei fasci alessandrini e gradualmente la sua carriera politica declinò, fino al punto di indurlo a presentare una lista autonoma di fascisti dissidenti, che alla fine non ebbe il risultato che si aspettava. Nel 1925 fu quindi espulso dal Partito Nazionale Fascista. Il suo posto come capo del fascismo alessandrino venne preso da un certo Sala, un odontotecnico di Frugarolo che aveva l’appoggio degli agrari della provincia di Alessandria.

Un altro caso emblematico fu quello dell’imprenditore Luca Magni, che ebbe il coraggio di denunciare il sistema delle tangenti di Mario Chiesa del PSI al Pio Albergo Trivulzio di Milano, da cui prese avvio lo scandalo di Tangentopoli. Dovette dichiarare fallimento della sua azienda perché il fatturato dal miliardo di lire originario crollò di colpo a 200 milioni; da quel momento nessuna struttura pubblica gli diede mai più ordini di lavoro.

Successivamente ci fu lo scandalo della Sanità lombarda del 1999 (il primo, dato che l’ultimo è di questi giorni) che coinvolse 300 medici milanesi ed il big della sanità privata Giuseppe Poggi Longostrevi, con una banda di famigliari e dipendenti, con danno da circa 60 miliardi alle casse pubbliche, ossia di tutti i contribuenti.
L’inchiesta, partita da una denuncia di un vigile urbano che si chiamava Massimo Mola, non portò fortuna al vigile. Poi nel 2012 Maria Grazia Blefari della provincia di Reggio Calabria che da dirigente della Stazione unica appaltante ebbe il coraggio di denunciare la corruzione che si era infilata nei suoi uffici dove dipendenti disonesti pilotavano gli appalti e gestivano tangenti. Fu alla fine rimossa dall’incarico, pur ricevendo unanimi attestati di stima.
Adesso vedremo cosa succederà alla Dr. Giovanna Ceribelli che ha osato scoperchiare l’ennesimo scandalo della sanità che in questi giorni coinvolge il dirigente della Lega Fabio Rizzi, braccio destro di Maroni e l’imprenditrice Maria Paola Canegrati.

Nota – su questo argomento devo dire grazie al dr. Pasqualino Ferrara di Castelceriolo che mi ha passato la sua tesi di laurea incentrata sulla storia del fascismo alessandrino, da dove chi è interessato può ricavare notizie interessanti, quali quelle che riguardano l’on.Torre, ma non solo quelle.
Luigi Timo – Castelceriolo