E’ reduce dalla serata trionfale di martedì a Novara, al fianco del ‘Capitano’ Salvini per sostenere la candidatura a sindaco del leghista Alessandro Canelli, in attesa di un semaforo verde da parte del resto del centro destra che tarda ad arrivare. E con Salvini l’alessandrino Riccardo Molinari (vice segretario federale della Lega, ossia il ‘numero due’ del Carroccio, dove milita da ormai quasi una ventina d’anni, nonostante la giovane età) ha discusso certamente anche del Congresso Nazionale (ossia regionale, tradotto per i non leghisti) in programma domenica a Collegno, che vedrà i militanti leghisti del Piemonte chiamati ‘a raccolta’ per scegliere il loro segretario e leader, in sostituzione dell’uscente Roberto Cota. I candidati saranno due: oltre a Molinari, in corsa (senza esclusione di colpi, anche bassi, da qualche tempo) c’è Gianna Gancia, consigliere regionale ed ex presidente della Provincia di Cuneo, nonché moglie dell’ex ministro Roberto Calderoli.
Salvini, martedì sera, non ha certo fatto mistero della propria posizione ‘pro Molinari’, alludendo anche ad alcuni ‘colpi bassi’ e comportamenti non proprio corretti e trasparenti da parte dell’altra candidata.
Negli ultimi mesi Molinari ha attraversato il Piemonte ‘in lungo e in largo’, incontrando i militanti dei capoluoghi di provincia, ma anche quelli dei piccoli centri più sperduti, “perché la Lega un radicamento forte e reale nel territorio ancora ce l’ha per fortuna, al contrario di altri: e ho percepito una grande voglia di cambiamento, e la determinazione di chi sa di dover prendere in mano la situazione, per poter dare una speranza alla nostra Regione, e al Paese”.
Riccardo Molinari, sigaro ‘alla Bossi’, o forse meglio ‘alla Gipo Farassino’ (storico chansonnier torinese, e segretario della Lega Piemont delle origini), si prepara alla grande battaglia di domenica forte di oltre 600 firme raccolte tra i militanti a sostegno della sua candidatura, e guarda avanti, “verso una Lega piemontese più forte e coesa, pronta ad affrontare le prossime sfide elettorali e non, con l’obiettivo di riprendere al più presto il controllo delle nostre città, e della Regione”.
Non è un mistero che Salvini gradirebbe molto che l’artefice di questa nuova primavera piemontese del Carroccio fosse proprio Riccardo Molinari, che già lo affianca come vice nel Federale, e che Salvini stesso ha visto ‘crescere’ politicamente (tra i due ci sono dieci anni esatti di differenza) nelle file dei Giovani Padani. “Con Matteo c’è amicizia vera, oltre che totale sintonia politica: grazie a lui la Lega è ripartita, resistendo ad una serie di attacchi mediatici sistematici, ed è oggi sicuramente la locomotiva trainante di qualsiasi progetto politico all’interno del centro destra”. Chiaro messaggio, questo, da ‘leggere’ anche su scala alessandrina, dove nelle scorse settimane il segretario cittadino di Forza Italia (ed ex sindaco) Piercarlo Fabbio ha provato, con al suo fianco il segretario regionale Udc Giovanni Barosini, ad assumere il ruolo del ‘mazziere’, ossia di colui che, nel centro destra, ‘dà le carte’ e in qualche modo determina le candidature, suscitando però l’immediata reazione della Lega. “Prima del candidato sindaco – precisa Molinari – serve un progetto vero di città, in grado di far ripartire Alessandria, andando oltre gli slogan inconcludenti che hanno caratterizzato l’amministrazione Rossa. Poi sceglieremo il candidato, che deve essere una figura di rilievo, capace di farsi portatore del diffuso malcontento e disagio presente tra la gente, e sintetizzarlo in una proposta politica credibile e vincente”.
Il prossimo candidato sindaco del centro destra alessandrino sarà dunque un leghista? “Non necessariamente: ma è chiaro che, essendo la Lega il maggior partito della coalizione in termini di consenso, avrà un ruolo decisivo nella scelta. Spetta comunque al nostro segretario cittadino, Alessandro Rolando (Ronny per tanti alessandrini, compresi i tifosi grigi), incontrare nei prossimi mesi i rappresentanti degli altri partiti del centro destra, e costruire una coalizione in grado di vincere le elezioni del 2017, per poi cambiare Alessandria in meglio”.
Prima però Molinari si appresta a vivere, domenica, un intenso “Congresso di San Valentino”: “proprio in queste ore – sottolinea – ho presentato le 627 firme di militanti che sostengono la mia candidatura”.
Tra Molinari e Gancia una sfida ad alto contenuto alcolico, ha ironizzato qualcuno giocando sull’assonanza dei cognomi. In realtà, più che altro, in questi mesi non sono mancati i ‘colpi bassi’ da parte della consorte dell’ex ministro Calderoli: poco avvertiti nell’alessandrino (dove Molinari gode di un consenso pressoché plebiscitario), ma senz’altro percepiti in maniera chiara a Cuneo, Novara e nel torinese. Ora, però, si è praticamente al dunque: nel primo pomeriggio di domenica saranno i leghisti piemontesi a confrontarsi e contarsi, scegliendo a chi affidare le sorti del partito in Piemonte, alla vigilia delle elezioni amministrative di maggio. Fra tre mesi si voterà infatti a Torino, Novara e Domodossola (oltre che in tanti centri più piccoli, compresi alcuni comuni dell’alessandrino, tra cui Arquata Scrivia, San Salvatore Monferrato, Castellazzo Bormida, Castelnuovo Scrivia), con lo sguardo in realtà già rivolto anche alle Politiche del 2018, e ad uno scenario complessivo che i piemontesi, come tutti gli italiani, percepiscono come sempre più precario.
Ettore Grassano