“Il bibliotecario ‘classico’ è una figura in fase di superamento in Conservatorio. Le sue competenze vengono spostate dalla gestione tecnica della biblioteca all’attività didattica, in relazione alla ‘scienza’ della biblioteca musicale. La nuova denominazione del vecchio bibliotecario di conservatorio è ‘docente di bibliografia e biblioteconomia musicale’. E c’è un perché”.
Introduce così il suo lavoro, e il luogo in cui opera quotidianamente, il professor Donato Sansone, toscano di Camaiore (in provincia di Lucca), dal 2011 bibliotecario del Conservatorio Vivaldi di Alessandria.
Ci può spiegare meglio?
La nostra non è più semplicemente una funzione di amministrazione e gestione del materiale musicale. Oltre a gestire libri e spartiti, noi insegniamo ai musicisti come si fa ricerca musicale, contribuendo fattivamente all’attività didattica.
Come funzionano generalmente le biblioteche di Conservatorio?
Si muovono su due binari paralleli, direi. Il primo compito della biblioteca di Conservatorio è quello di fare da supporto alle attività didattica. E’ importante, perché aiuta veramente chi studia. Penso ai cantanti che hanno a che fare continuamente con innumerevoli partiture, molto costose, di canto e piano, per esempio. La biblioteca diventa uno strumento indispensabile.
E poi?
E poi c’è un secondo aspetto, altrettanto importante. In Italia gli esperti nella gestione del materiale musicale si trovano quasi esclusivamente nelle biblioteche di Conservatorio. Le raccolte più importanti di materiale musicale non sono nelle biblioteche pubbliche, come per esempio avviene in Inghilterra o negli Stati Uniti, ma sono nei Conservatori. Primo fra tutti, il Conservatorio di Napoli, che ha la biblioteca musicale più importante d’Italia. Ma anche le biblioteche di Milano o di Firenze, per esempio, conservano un patrimonio storico-culturale impressionante. In questi casi allora le biblioteche di Conservatorio svolgono la funzione di biblioteca “pubblica”. E questo è il secondo binario cui accennavo prima.
Entriamo nello specifico della biblioteca del Conservatorio di Alessandria.
La nostra biblioteca fornisce un grande supporto agli studenti del Conservatorio, e vuole essere anche il centro di riferimento bibliografico musicale del territorio, come di fatto già è. Per questo siamo aperti all’interazione con l’utenza esterna al conservatorio, per diventare una biblioteca ‘pubblica’ musicale.
Ed è già così?
Sì, tenendo però presente il “limite” imposto dalla legge sul diritto d’autore, che espressamente vieta il prestito di spartiti e partiture. E’ una legge degi Anni 40, ed evidentemente teneva presente esigenze di quell’epoca che non sono state più riviste né aggiornate al nostro tempo.
Quindi chiunque può accedere alla biblioteca?
Sì, basta solo registrarsi. Anche se noi cerchiamo sempre di stabilire un reciproco rapporto di fiducia tra noi e l’utente. Il materiale musicale che conserviamo è davvero di grande valore, non solo artistico ma anche bibliografico, e di rara reperibilità. Va maneggiato in molti casi con grande attenzione.
Che cosa si può trovare tra gli scaffali?
La nostra biblioteca è molto ricca di materiali che servono alla formazione musicale: spartiti e partiture, praticamente per tutti gli strumenti. E poi ci sono tantissimi libri di storia della musica e di teoria e critica musicale. Gestiamo anche alcuni fondi storici: penso al fondo Abbà Cornaglia, per esempio, o all’ultima donazione della biblioteca di uno dei maggiori critici musicali italiani dell’ultimo scorcio del Novecento, Claudio Tempo. Insomma, chi studia qui ha a disposizione un notevole supporto di carattere bibliografico.
Avete in custodia delle “eccellenze”?
Certo. Alessandria è una delle capitali italiane della chitarra, sia per i docenti che ha avuto negli anni che per il concorso “Pittaluga”. Ebbene, grazie alla donazione del chitarrista torinese Alberto Mautino, noi abbiamo in custodia tantissima letteratura, italiana, argentina, brasiliana e sudamericana in genere, che attira l’interesse di diversi studiosi di chitarra. Segnalo anche il “Fondo Carlin“, che contiene tantissimo materiale per il contrabbasso, con alcune risorse musicali di grande interesse. Una selezione di questo materiale è stata anche pubblicata sul sito del Conservatorio, grazie al lavoro del professor Giuseppe Rutigliano, nostro docente di contrabbasso.
Riuscite a gestire tutto questo materiale?
Sì, ma stiamo anche lavorando per ampliare e sviluppare gli attuali ambienti, in modo da aumentarne la capienza. L’idea è di crescere “in verticale”, per così dire, con un sistema di soppalchi che farebbe aumentare lo spazio utilizzabile. C’è già un progetto, che attende solo di trovare fondi e finanziatori…
Dove contate di trovarli?
Per adesso abbiamo bussato alla porta del Ministero, che in passato ci ha già aiutato. Oltretutto, è un progetto non eccessivamente oneroso, e quindi non dovrebbe mettere in crisi le casse pubbliche. Staremo a vedere.
Potrebbe intervenire anche un privato?
Perché no? In cambio potremmo dare una visibilità di carattere nazionale, anche perché molto materiale che noi abbiamo, va detto, altrove non c’è. Sarebbe bello che qualche alessandrino illustre pensasse a lasciare un segno tangibile del suo amore per la cultura e per il territorio… noi ci siamo!
Andrea Antonuccio