La strada dell’accorpamento dei piccoli comuni è ormai tracciata, e anzi ormai si discute apertamente di possibile obbligo di fusione per i municipi sotto i 5 mila abitanti.
Dalla teoria alla pratica, però, il passo non è così semplice, e indolore.
Ecco cosa pensa un gruppo di cittadini del comune di Camagna (piccola realtà con conti in attivo, tra l’altro) riguardo alla fusione con Casale Monferrato, di cui Camagna diverrebbe nei fatti una frazione.
E’ difficile comprendere perché dobbiamo vedere inglobato il paese in cui siamo nati, cresciuti, che è una parte di noi, in una realtà come quella di Casale che con noi non ha nulla a che spartire.
Già solo questo dovrebbe imporre una riflessione e una presa di coscienza in chi ci amministra.
Ci verrebbe quasi da dire: “Come vi permettete? Come osate distruggere un Comune che altri amministratori hanno governato con orgoglio da più di un millennio?”
Da più parti si sente dire che questo è il male minore vivendo una sorta di rassegnazione che è disarmante.
Noi crediamo fermamente che l’unione sia la soluzione a molti problemi di ottimizzazione della spesa e della cosa pubblica. Il detto “l’unione fa la forza” vale sempre, anche quando si parla di pubblica amministrazione. Ma un’ incorporazione già nella sua accezione del termine prevede un incorporante e un incorporato che evidentemente non hanno gli stessi diritti.
E’ un po’ come se invece di entrare a far parte dell’ Unione Europea, l’Italia fosse stata incorporata alla Francia ( perché no… siamo confinanti!)
Perché allora fare una scelta simile?
L’unica risposta che è stata data è che si fa per i soldi. Ora, ammesso che arrivi qualche denaro (chi vive nel nostro bel paese Italia sa bene che non si sa mai se, quando e per quanto), cosa si potrebbe fare con questi soldi? Niente. Proprio un bel niente, perché non avremmo più la completa autonomia decisionale.
Si dipenderà da Casale, e bisognerà andare ad elemosinare per avere quei servizi che oggi già abbiamo e che funzionano a dovere.
Lo scopo della legge Delrio è quello ovviamente di ridurre i costi. Va da sè che dopo i primi anni i servizi offerti al paese incorporato dovranno essere ridotti, altrimenti verrebbe meno lo scopo.
Alcuni potranno pensare che la scelta sia inevitabile per le condizioni in cui versa il Comune. Neanche questo è vero perché il Comune ha chiuso con un attivo di circa venticinquemila euro.
Resta senza risposta anche il perché di un interesse di Casale a questa fusione. Aumenterebbero senz’altro i costi per la città. Dobbiamo pensare che tutto questo sia fatto solo per ottenere un piccolo logo Unesco da esibire?
Inoltre il processo per legge deve avvenire con un referendum che ha un costo stimato in centinaia di migliaia di euro!! Ne vale la pena?
La nostra protesta e il nostro sbigottimento vuole terminare con un appello veramente sentito agli amministratori che ci rappresentano di riflettere a fondo, di tornare sui loro passi, perche’ la scelta sarà irreversibile e coinvolgerà le generazioni future.
Un gruppo di cittadini di Camagna