“Emergono particolari inquietanti dalla richiesta di accesso agli atti che ho effettuato in merito alla vendita Terme di Acqui da parte di Finpiemonte Partecipazioni (FPP)”.
Ad affermarlo è Paolo Mighetti, acquese, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che prosegue: “Il bando prevedeva la cessione di 1.185.720 azioni FPP, il cui valore nominale era di 26,619 milioni di euro, ma alla luce di una perizia effettuata ad inizio 2015, venivano offerte ad una base d’asta di soli 14,947 milioni di euro. Il bando, di per sé un po’ anomalo, per la prima volta non va deserto. Anzi, oltre all’attesa offerta di un gruppo locale “Progetto Sviluppo Acqui”, arriva anche quella di un gruppo svizzero, la South Marine Real Estate SA. Aprendo le buste si scopre che “Progetto Sviluppo Acqui” non ha formulato un’offerta valida ma una proposta generica con impegni economici variabili. Inevitabile, e probabilmente voluta dagli stessi imprenditori, l’esclusione dalla gara. Quindi se non fosse arrivata la proposta svizzera di 16,465 milioni la gara sarebbe andata deserta per l’ennesima volta e, ragionevolmente, si sarebbe proceduto con una trattativa privata con “Progetto Sviluppo Acqui”. La gara viene quindi aggiudicata il 27 luglio agli Svizzeri in via provvisoria. Da qui nasce una lunga serie di complicazioni ancora non risolte a causa di una pasticciata gestione di FPP e non frutto della reticenza degli svizzeri, come sbandierato a mezzo stampa da politici locali”.
“A procedura ampiamente avviata infatti – continua Mighetti – viene effettuata una prima svalutazione delle quote, che riduce il valore complessivo della società da 32 a 19 milioni, ulteriormente ridotti a circa 18 milioni qualche mese più tardi, il 21 ottobre, dopo che a settembre la gara era stata aggiudicata alla South Marine Real Estate SA sulla base di un diverso valore e numero di azioni. Praticamente a partita in corso Regione Piemonte e FPP si prendono la briga di cambiare le carte in tavola. Circostanza accuratamente occultata dalla Giunta ed ignorata dai “trombettieri” del PD sul territorio acquese, dunque interessante e meritevole di essere approfondita. Come dar torto agli svizzeri se legittimamente prima di andare dal notaio con la fidejussione chiedono a FPP alcune precisazioni? La stessa FPP, dopo aver più volte imposto ultimatum ai potenziali acquirenti, probabilmente consapevole delle proprie imprecisioni, ha accettato ulteriori vincoli richiesti dagli svizzeri. Tra questi l’impegno di FPP a farsi carico interamente delle perdite 2015.
Dopo un carteggio a suon di carte bollate, ad oggi la questione non sembra ancora risolta. E non si comprende per quale motivo Regione e FPP, oltre ad aver redatto un bando pasticciato, abbiano tenuto un atteggiamento al limite dell’ostruzionismo con gli acquirenti svizzeri. In tutto questo dobbiamo precisare che, l’annuncio di pochi giorni fa relativo alla decisione di revocare la vendita, giunge prima della scadenza prevista dal bando per la chiusura della procedura (180 giorni), quindi Regione ed FPP si espongono a possibili ricorsi. A questo punto, con il rischio di un possibile danno erariale, cosa spinge il Regione a remare in direzione ostinatamente contraria?
La spiegazione va forse cercata nelle dichiarazioni di alcuni esponenti del PD che ci hanno presentato un fallimento totale come una vittoria. Insomma errare è umano, perseverare è un gioco da vecchia politica”.