«Lavorare bisogna. Lavorare, se si vuole essere contenti nella vita»
Mario Rigoni Stern
Mi chiama un amico di Alessandria, quarantenne a casa con i genitori, disoccupato da tre anni: “Tu che conosci tanta gente, non riesci a trovarmi un lavoretto saltuario? Guarda, mi basterebbe anche solo uscire di casa… qui con i miei la situazione sta diventando pesante”.
Che cosa può fare nella nostra città (o provincia) una persona che perde il lavoro? A chi si può rivolgere? Ve lo dico io: a tutti, e a nessuno. Vi dico un’altra cosa, già che ci sono: ad Alessandria non c’è lavoro. E neanche in provincia, se è per questo. Se non per brevi periodi, e a condizioni non degne.
La nostra strepitosa classe politica, da decenni, non si è mai posta il problema di come creare opportunità lavorative. Certo, la politica non può aprire aziende. Ma può, o potrebbe, favorire la nascita e l’insediamento di realtà sane, che a loro volta possono dare lavoro a chi vive sul territorio.
Si potrebbero migliorare i trasporti, le telecomunicazioni, i servizi. Si potrebbero fare tante cose, di concerto con le associazioni di categoria. Ma qui da noi il “problema lavoro” non è mai, dico mai, stato affrontato seriamente, con progetti veri che necessariamente hanno tempi lunghi.
Qui da noi, parlare di tempi lunghi è un’eresia. I nostri stakeholder (i maggiorenti del territorio: chi ha il potere, dunque) hanno sempre e solo pensato a coltivare l’orticello, convinti che tanto in qualche modo si fa e si è sempre fatto. I figli dei maggiorenti, poi, il lavoro lo hanno sempre trovato, grazie agli amici e agli amici degli amici. Che cosa sono ‘sti tempi lunghi?
Il risultato è questo: gente di 40/50 anni a piedi, non più impiegabile, fuori irrimediabilmente dal mercato del lavoro. Una provincia, la nostra, che non offre nulla, se non la pensione dei genitori. Finché campano. E i giovani? Chi può se ne va, giustamente.
E’ di questo che dovremmo ricominciare a occuparci: del lavoro. Cercando di capire come aiutare chi non lo trova più, provando anche a progettare qualcosa che riporti qui da noi un terziario avanzato, e non solo fabbriche inquinanti o “grandi opere” che prima o poi finiranno.
Lavorare bisogna. Avremo mai una classe politica in grado di affrontare veramente il problema? O siamo destinati a morire di disoccupazione?