Alessandria è l’essenza del grigio. Senza alcuna valenza negativa. Lo è nel cuore oltre che per la nebbia circostante, come la maglia della squadra di calcio e lo stemma con l’Orso Grigio.
Chi si occupa di delitti sa che le ombre emergono più facilmente proprio nella bruma che non tra i riflessi di un cielo aperto. Ombre e misteri sono il dualismo perfetto. In alcune analisi giornalistiche degli anni 70-80, esperti di cronaca locale hanno sostenuto che Alessandria portasse con sé il primato per il maggior numero di casi di omicidio irrisolti. E se questa considerazione è valida, la funzione di uno scrittore che ambienta le proprie storie immaginarie tra i confini della Città della Paglia serve (almeno sul piano fantastico) a rendere alla comunità vilipesa da un crimine il suo sacrosanto diritto ad avere un eroe capace di risolvere i casi assicurando i colpevoli alla giustizia.
Oggi, per fortuna, nonostante il perenne dibattito su insicurezza reale o percepita, non si devono fare i conti con grandi emergenze criminali o con l’omicidio come elemento prevalente della nostra società. Piuttosto si deve confrontare con una dilagante forma di menefreghismo per le regole base che sfocia nel teppismo, nell’arroganza dei comportamenti, nella sciatteria fino al vandalismo tropo spesso impunito. Una convivenza difficile e al tempo stesso un difetto trasversale da cui “nessuno si senta escluso”.
Vale per le strade ormai asfaltate solo più da sporcizia, rifiuti, escrementi e rese pericolose da una generalizzata condotta irrispettosa di guida. In un rapido crescendo. Fino agli atti vandalici veri e propri di cui fanno regolarmente le spese auto posteggiate, arredi urbani di ogni tipo, panchine, fiorire, segnaletica estirpata come erba fresca. E nessun quartiere ne esce indenne dalla calata dei nuovi barbari.
Poi si aggiunge la microcriminalità. E qui le responsabilità, ovviamente, non sono di tutti. Furti, scippi, rapine in casa e nei negozi, spaccate, ubriachezza molesta, risse, spaccio, piccole truffe, taglieggiatori ai posteggi, coltelli pronti all’uso.
In tutti questi casi troppo spesso a farne le spese sono le categorie più fragili. Donne, anziani, pensionati. Oltre a tutti coloro che vogliono condurre un’esistenza tranquilla e starsene in grazia di Dio a farsi i fatti loro. E se il nostro sindaco compare (in coabitazione) all’ultimo posto nella classifica di gradimento (oltre all’opacità di un’amministrazione priva di qualunque idea di città e svuotata di un qualunque ideale che la possa incastonare a sinistra) forse sconta in primis l’attuale stato di indisciplina fuori controllo e di manifesta illegalità che imperversa per colpa di mancanza di vigilanza e di gestione delle regole.
Molti si chiedono (pur senza voler sbattere il mostro in prima pagina) se i controlli esistono anche all’interno della stessa amministrazione da cui si dovrebbero poi diramare quelli sull’intero territorio. Citando anche solo gli ultimi casi emersi, che fine hanno fatto le responsabilità (piccola cosa) sull’obbrobrio dell’albero di Natale? Oppure a chi attribuire la mancanza di controlli la sera di Capodanno per l’uso sfacciato (questione più grave) dei botti nonostante i divieti ed esplosi in modo quasi beffardo proprio sotto il naso di chi quel provvedimento aveva firmato?
Quale posizione è stata assunta per gli asfalti mal rattoppati dopo i lavori di ditte private che lasciano il loro “cadavere” in bella vista (e creando disagi e pericoli a pedoni e ciclisti) anziché ripristinare un bene di tutti così come è stato trovato? Responsabilità questa che ricade su funzionari spesso ben retribuiti. Anche questo è teppismo, alla stregua di una fioriera danneggiata. E dovrebbero essere finiti i tempi in cui grassi borghesi in frac e cilindro si possono permettere il privilegio dello spregio.
Le carte sono un po’ confuse perché il limite tra indisciplina e illegalità si sta facendo sempre più labile.
Per il Bene Comune (slogan ormai abusato e infangato dalla mala gestione dell’attuale politica che se ne era appropriato in campagna elettorale) occorrerebbe rimettere le cose al proprio posto, con ordine, con buon senso (per non bastonare il solito sfigato che rischia di pagarla per tutti) e con una certa urgenza. Per ridare serenità e vivibilità, e per evitare che la scenografia ideale di uno scrittore di gialli si trasformi da Città della Paglia in Città della Taglia.