di Cristina Antoni
‘Un giorno mi apparve un angelo bello. Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata del grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c‘era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. E’ un idillio cosi soave quello che si svolge tra l’Anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento.‘ dall’autobiografia di Santa Teresa D’Avila.
Partendo da questa toccante testimonianza di Transverberazione di Santa Teresa d’Avila non possiamo che osservare un vero e proprio gioiello artistico, il gruppo scultoreo intitolato ’L’Estasi di Santa Teresa’ il 26 novembre scorso restituito restaurato (in occasione del cinquecentesimo anniversario dalla nascita di Santa Teresa avvenuta il 28 marzo 1515) alla bellissima cappella Cornaro nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria in Roma, capolavoro assoluto di Gianlorenzo Bernini (Napoli, 1598-Roma 1680).
L’opera è celeberrima, il confine sottile tra sensualità e il misticismo che la caratterizza la rende una delle realizzazioni più suggestive e scenografiche della storia dell’arte barocca. (periodo di realizzazione 1647/1653). L’opera fu commissionata dal cardinale originario di Venezia, Federico Corner (Cornaro), giunto da poco a Roma.
La Transverberazione (la trafittura del cuore con un oggetto affilato, secondo la mistica cattolica) di Santa Teresa d’Avila è un gruppo scultoreo in marmo e bronzo dorato, un’elegante edicola barocca, ove Bernini dà sfoggio delle sue qualità di scultore, architetto, pittore, decoratore ed organizzatore di spettacoli teatrali, trasformando la Cappella in un vero e proprio teatro, con tanto di palcoscenico, attori e spettatori. Per fare ciò l’artista amplia innanzitutto la profondità del transetto, poi apre sulla parete di fondo una finestra con i vetri gialli, che gli procura una specie di riflettore, con il fascio di luce che giunge dall’alto.
La luce che scende sul gruppo di statue, bronzea, conferisce un senso realistico all’azione ed al tempo stesso rafforza la sensazione di provvisorietà dell’evento.
Il momento, intimo e privato, di estasi della Santa diviene spettacolo per il pubblico presente ai due lati del palcoscenico-altare, scolpiti ad hoc come mezzobusti su palchetti, rappresentanti i diversi personaggi della famiglia Cornaro, con volti attenti e disincantati, intenti a commentare lo spettacolo.
Gianlorenzo Bernini ha modo in quest’opera di dimostrare la sua maestria di scultore, capace di lavorare il marmo come se fosse cera, con grande attenzione ai particolari.
E’ davvero ammirevole la dovizia del virtuosismo tecnico usato nel drappeggio vorticoso della veste della Santa, ampia e ricadente in maniera irregolare e disordinato sul corpo a testimonianza del momento di rapimento estatico.
La statua raffigurante la Santa ha gli occhi rivolti al cielo e la bocca semiaperta, proprio a sottolineare l’incontro con Dio, non privo di sensualità e a detta di alcuni critici non privo di una sorta di ‘erotismo sacro’ che ha dato ampi spunti anche a famose interpretazioni psicoanalitiche.
La carmelitana Santa Teresa d’Avila, nata e morta in Spagna alla fine del Cinquecento e canonizzata nel 1622, nell’opera appare sospesa a mezz’aria su una nuvola, totalmente rapita dall’estasi mistica. Un serafino sorridente le scosta il lembo della veste per trafiggerle il cuore con un dardo dorato, simbolo dell’amore divino.
Bernini sa giocare abilmente intorno al confine sottile che viaggia tra l’estasi e la voluttà, tanto da rendere l’opera veramente conturbante.
La prima è propria dell’anima, la seconda dei sensi. Ma se l’estasi è di natura contemplativa, in certi casi può raggiungere anche i sensi, trasformandosi in vero e proprio amore fisico per Dio. Leggendo l’opera in questa chiave si scopre che nulla è in realtà lasciato al caso. Bernini riesce infatti in modo magistrale a coinvolgere lo spettatore, attirandolo verso la Santa e quindi verso Dio.
Il fedele sa, attraverso la lettura dei Vangeli e delle vite dei Santi, che Dio talvolta si rivela agli uomini. Un’ opera come questa, oltre che di inestimabile valore artistico è ricca di un forte messaggio di emozione e convincimento dell’esistenza di un evento soprannaturale che rende l’uomo più vicino al divino.