Quando il premier Renzi lancia lo slogan “2016 anno dei valori” si riferisce alla riforma della cittadinanza, alle unioni civili, forse anche alla riforma delle istituzioni. Ma alla gran parte di noi, siamo sinceri e onesti, la parola valori fa venire in mente i nostri piccoli (e a volte meno piccoli: la ricchezza privata è ancora l’unico vero asset strategico di questo paese) patrimoni, siano essi risparmi, terreni o case. Tutta ‘roba’ che mai abbiamo percepito così a rischio, non solo per i balzelli diretti e indiretti di matrice statale, ma per la tenuta stessa del sistema.
La vicenda banche fallite (poche in fondo, e di non grandi dimensioni) ha lanciato un campanello d’allarme fortissimo, e nelle settimane prenatalizie è stato tutto un incrociarsi di riflessioni estemporanee, un po’ da bar, su dove ‘rifugiarsi’: immobili e terreni appunto, piuttosto che oro, petrolio, diamanti. Ma anche acquisto di una casa all’estero, magari non proprio in Svizzera o a Montecarlo, come fanno gli Agnelli, Marchionne o tanti altri ricchi veri, ma insomma in un angolo di mondo tranquillo e temperato, in cui trasferirsi con la propria rendita, e tanti saluti.
Mancava e manca soltanto, in questo panel di opzioni popolari, quella che sarebbe la più sana e logica, in un paese che davvero intendesse scommettere sul futuro (come ripetono ossessivamente gli aedi che ci meritiamo in questi tempi sbandati, i Renzi e i Calabresi insomma), ossia fare impresa. Perchè oggi fare impresa, investendo propri capitali (piccoli o grandi, non importa) in attività economiche private è visto quasi come un gesto di follia, o quanto meno un azzardo da casinò. E c’è del vero.
Proprio in questi giorni sto leggendo un romanzo di Edoardo Nesi, L’estate infinita. Ve lo consiglio. Nel senso che lì viene rievocata un’atmosfera, quella del’Italia di provincia dei primi anni Settanta, in cui la fiducia nel futuro era grande, e la voglia di fare, e migliorare, tanta e diffusa.
Ecco, bisognerebbe tornare un po’ a quello spirito lì, decisamente. Ma quella era un’Italia piena di giovani (spesso anche incazzati), di slancio, di progetti e di voglia di cambiamenti. Un po’ l’opposto di quella di oggi, in cui i (pochi, in verità) giovani sembrano meno ‘motivati’ degli anziani, e in cui tutti quanti siamo più attenti a non perdere ciò che abbiamo (non solo in termini di denaro, ma di posizioni, ruoli, affetti) che rivolti alla conquista. Adelante dunque, proviamoci: il 2016 che sta cominciando è tutto da costruire, e molto dipende da noi. Solo, pensiamo con la nostra testa e stiamo attenti ai pifferai magici, di ogni sorta. Quelli abbondano sempre, ad ogni latitudine, e sono uno dei veri mali italiani.