Non accenna a spegnersi la polemica sulla procedura particolare scelta
dall’amministrazione di Casale Monferrato per il restauro di Palazzo
“Cova Adaglio”, sito scelto dalla sindaca Palazzetti come futura sede
della Scuola Media “Trevigi”.
In particolare ritornano sul tema l’ex
Assessore ai Lavori Pubblici Nicola Sirchia e il Capogruppo Vito De Luca, che definiscono le risposte della prima cittadina alle contestazioni azzurre come “deboli e poco convincenti”, commentando con il detto “quando la toppa è peggiore del buco!”.
“La scelta della procedura senza pubblicazione del bandi d’appalto (per un lavoro ricordiamo di 4 milioni di €!) continua ad apparirci inspiegabile e inopportuna” – proseguono gli esponenti azzurro, che specificano: “o vi sono situazioni di effettivo e contingente pericolo, ma allora occorrerebbe evacuare l’edificio attualmente sede della Scuola Media Trevigi (tra l’altro la cosa è esclusa da una recente Delibera dello stesso Comune di assegnazione di fondi proprio per la sicurezza del sito), oppure non si capisce perchè limitare l’accesso ad una gara così importante, limitando di fatto anche le possibilità di ottenere offerte interessanti sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista qualitativo dell’intervento”.
Ma l’osservazione più importante, secondo Forza Italia, è quella relativa al fatto che i lavori messi in gara rappresentano solo la prima parte di quelli necessari per il trasferimento della scuola.
Spiegano ancora Sirchia e De Luca: “il progetto complessivo è costituito dalla riqualificazione dell’immobile Cova-Adaglio esistente, ma in più è indispensabile la realizzazione ulteriore di un immobile aggiuntivo (altri 2 milioni di € di spesa), che però non fa parte dei lavori oggi messi a gara”.
Peraltro lo dice espressamente lo stesso Comune di Casale Monferrato nella “Relazione tecnica illustrativa dell’intervento”, dove si riporta che “nell’ambito del nuovo ampliamento è prevista l’integrazione dei locali riconducibili alla parte di edificio esistente con la realizzazione di nuovi volumi, al fine di soddisfare la normativa vigente in materia D.M. 18/12/1975 “Norme Tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica”. E ancora si specifica che “L’edificio esistente (quello oggetto della attuale gara – ndr) si presta ad ospitare 11 aule, i locali per le attività integrative, le aule insegnanti e i servizi igienici. La palestra, i servizi accessori e le restanti 4 aule troveranno spazio in una nuova manica (non oggetto della attuale gara – ndr) da realizzarsi EX-NOVO nell’area scolastica di pertinenza”.
“Ma allora” – chiosano Sirchia e De Luca – “se la Normativa non può consentire il trasferimento della scuola fine a che anche i restanti lavori non saranno terminati e siccome quei lavori ulteriori non fanno parte di quanto oggi messo in appalto, come fa il Comune a invocare l’urgenza e a scegliere una procedura senza pubblicazione preventiva del bando di gara?!?!”
Gli azzurri tornano dunque a chiedere che l’amministrazione Palazzetti ripensi alla procedura di gara e revochi gli atti sin qui adottati nel merito della presunta “urgenza” (“che abbiamo visto non essere applicabile”).
Resta, naturalmente, la critica di fondo circa la scelta del Cova e di affrontare una spesa così significativa (fra i due lotti parliamo di oltre 6 milioni di €) per le casse del Comune “senza che si dia una risposta completa alla problematica della Scuola Trevigi” – confermano Sirchia e De Luca, che specificano “oggi vi sono 20 classi, mentre anche considerando l’edificio aggiuntivo, ancora da realizzare (come
visto), potranno trovare posto nella nuova collocazione solo 15 classi! Dunque spenderemo una enormità di danaro pubblico per poi dover scegliere fra alunni di serie A, che andranno nella nuova sede, e alunni di serie B, che probabilmente verranno collocati alla Dante?!?!”.
“Una della tante assurdità cui ci ha abituato questo primo periodo di Amministrazione Palazzetti – concludono i due azzurri, che ricordano come l’Amministrazione Demezzi avesse già predisposto un progetto di trasferimento alternativo, che coinvolgeva l’edificio dell’attuale San Paolo e l’edificio della Hugues, a costi infinitamente inferiori, ma che “evidentemente qualcuno si è incaponito su questa faraonica idea
del Cova”.