Serviva una diversa sfumatura di grigio per ridare smalto alla plumbea atmosfera alessandrina. C’è voluta una prestazione atletica di buon livello da parte di una squadra di giovani calciatori per riuscire a incrinare la cappa di malinconica inconsistenza in cui versa un’esistenza collettiva. Una prodezza e una lezione di civiltà sportiva culminata in un abbraccio con la città di appartenenza ma anche con quella avversaria.
Insomma, un Giorno Grigio. Tanto atteso. Questa volta finalmente vissuto con un’accezione tutta positiva.
Scaldato da un’emozione che ha sopraffatto la fredda razionalità. Un Cuore Grigio tutto arcobaleno per sostenere le Deboli Menti Grigie che lentamente trasformano Alessandria in una gabbia per topi altrettanto grigi.
Ingiusto e inutile infierire, in un Giorno Grigio, contro la già troppo denunciata inettitudine, contro l’arroganza e l’incompetenza, contro la ristrettezza di vedute e quant’altro trasuda dalle poltrone sfondate dall’immobilismo dei culi posteggiati sopra.
La cronaca insegna come gli umori di una città in crisi vengano spesso risollevati da una prodezza sportiva, base (nel nostro caso ce lo auguriamo tutti) di un futuro orizzonte di gloria. Quindi, per un attimo, è giusto aggrapparsi a quest’ancora di salvezza. Una squadra di calcio non potrà mai guidare una riscossa sociale. Anzi, troppo spesso il calcio è complice, utile proprio per nascondere la polvere sotto il tappeto.
Ma questo è un momento di stato di grazia.
Dopo tanto Grattare si è Vinto e abbiamo riscoperto un anticorpo sopito, in grado di riportare equilibrio, capace di far rivivere qualche istante di Grande Bellezza, con lampi di luce, esplosioni di gioia, partecipazione fisica ed emotiva. Una compressa di Alka Seltzer per digerire la Grande Bruttezza nella quale si specchia la nostra città ormai alla deriva. Come una bella signora, magari non miss Universo, che però di fronte ai problema che la vita le pone di traverso, si fa trasandata, lascia scorrere il tempo crogiolandosi nella trascuratezza.
Anche se ci prova, di tanto in tanto, a rialzare la cresta indossando i gioielli di famiglia solo per non venire travolta dalla depressione o dal sarcasmo dei vicini di casa.