Le verità del calcio [Il Citazionista]

Greguccidi Andrea Antonuccio.

«Mi inchino di fronte a questi ragazzi, io mi defilo, pieno di orgoglio e di ammirazione per i miei giocatori. I protagonisti sono loro, mi hanno commosso ed emozionato»
Angelo Gregucci, 15 dicembre 2015

Che emozione assistere con i miei figli alla vittoria dell’Alessandria contro il Genoa dalla “gabbia” dello stadio di Marassi, in mezzo agli ultras. Il calcio, uno sport che hanno cercato di rovinare in tutti i modi (diritti tv, procuratori, tessera del tifoso, etc etc), puntuale si riprende l’onore e si riscatta, premiando a sorpresa la classica outsider di provincia.

Una partita che rimarrà nella storia del calcio, quella di martedì scorso. Anche perché ormai, a certi livelli, sui terreni di gioco girano solo sbarbatelli viziati con la Ferrari nel parcheggio e la coca sul sedile (lo sapete anche voi, vero, come funziona quando si hanno troppi soldi…). Ma l’altra sera non è andata così. In campo c’erano ragazzi affamati di gloria, pronti a correre e a lottare su ogni pallone come se fosse quello decisivo. E lo era. Ogni pallone giocato valeva la qualificazione.

Della Coppa Italia non fregava niente a nessuno, fino a poco tempo fa. Era il modo con cui gli squadroni accontentavano le riserve. E le seconde linee, ben consapevoli di esserlo, non si sono mai sforzate di fare l’impresa. A che pro, se tanto nel campionato “vero” giocano gli altri?

Adesso la Coppa Italia (Tim Cup fa onestamente cagare, con licenza parlando) ricomincia a “bruciare”, e non poco. E’ il banco di prova delle squadre in crisi, l’ultima spiaggia degli allenatori in bilico, lo sfogo naturale dei tifosi delusi. Uno per tutti: Garcia e la Roma. Soprattutto dopo che lo Spezia, prossimo avversario dei Grigi, contro De Rossi e compagni ha portato a casa un risultato tanto meritato quanto insperato.

Lo sport è metafora di alcune verità della vita. Una di queste è che senza una guida autorevole non si va da nessuna parte. Pensate al ruolo di Angelo Gregucci, uno che tra le altre cose ha avuto il coraggio di affidare la maglia da portiere titolare a Gianmarco Vannucchi (migliore in campo), un ragazzino di vent’anni che sta facendo cose notevoli. Ci vuole coraggio: Gregucci ha dimostrato di averne in quantità, riuscendo a prendere in mano una squadra sfilacciata a cui ha dato gioco, umiltà e carattere da vendere.

Volendo, c’è anche una seconda verità. La riassumo così: il gigante che fa troppo lo sbruffone prima o poi inciampa nella propria presunzione (non solo nel calcio, lo vediamo in questi giorni anche in altri settori). Palermo prima, Genoa e Roma poi: grandi squadre che, alla prova dei fatti, si sono dimostrate ben poca cosa.

io_mostri_marassiE poi… be’, la più grande “verità” è che andare allo stadio con i propri figli, condividendo la passione per la squadra del cuore, è un’esperienza che va provata. C’è qualcosa di speciale, è un momento che rimarrà impresso nella memoria quando i genitori non ci saranno più. E’ successo così per me con mio padre, e accadrà anche ai miei figli, ne sono certo.

Il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, comunque lo giriamo. E dalle nostre parti, tra l’altro, non si stanca mai di gridare Forza Grigi.