Berutti: “Dalla sanità ai trasporti, il Pd alessandrino a Torino conta zero: e i risultati si vedono”

Berutti nuova“Stiamo facendo un’opposizione seria, ma responsabile: che significa prendere atto che, al punto in cui la Regione Piemonte era arrivata, a Chiamparino non restavano e non restano altre vie d’uscita, se non un estremo rigore su tutti i fronti. Però attenti a non confondere troppo le carte: il vero disastro sui conti lo ha generato la giunta Bresso”.

A parlare è Massimo Berutti, consigliere regionale di opposizione, ed unico esponente del centro destra del nostro territorio a Palazzo Lascaris, che aggiunge: “già il fatto che in giunta regionale, per la prima volta dal 1970, la provincia di Alessandria non abbia rappresentanti la dice lunga sulla considerazione in chi ci tiene il centro sinistra torinese, e sul peso specifico del Pd di casa nostra”.

Proviamo allora a farci raccontare da Berutti qual è il dettaglio dello stato di salute del paziente Regione Piemonte: malato terminale, o in via di guarigione? Fino a qualche settimana fa era lo stesso Chiamparino a dire “siamo ad un passo dall’abisso”, salvo poi aver tirato un respiro di sollievo grazie al cosiddetto decreto “salva Piemonte” (ma, secondo alcuni, ammazza piemontesi).

 

Consigliere Berutti, sempre difficile ‘intercettarla’: un dicembre di super lavoro?Regione Piemonte
Straordinari a non finire, tra consiglio e commissioni. In più non sono il tipo che si tira indietro neanche negli incontri sul territorio, che sono fondamentali per ascoltare le esigenze dei cittadini, e degli operatori dei diversi settori. Ma per rifiatare ci saranno le vacanze natalizie, va bene così…

Chiamparino 1Intanto Chiamparino sembra aver salvato il Piemonte che il centro destra aveva portato sull’orlo del baratro…
Non mi provochi, che su questo tema non si scherza. Il centro destra ha commesso anche degli errori, certamente. Ma quando in una famiglia sei alla disperazione, e le risorse scarseggiano, pensi prima a sfamare i tuoi figli, e a tenere in piedi la baracca, o ad altro? La verità è che il debito mostruoso della Regione Piemonte, conti alla mano, viene da molto lontano: ma è nel quinquennio Bresso, dal 2005 al 2010, che è stato compiuto il vero disastro. La giunta Cota ha poi fatto quel che poteva, comprese alcune riforme positive: penso al tandem Monferino Cavallera in sanità. Poi questi han pensato di ributtare tutto all’aria, e con quali risultati lo stiamo vedendo tutti, soprattutto in periferia.

 

 

Ecco, partiamo proprio dalla sanità, che da sola rappresenta circa l’80%Sanità tagli del bilancio regionale. Ci stanno ‘indorando’ la pillola? Ossia la riforma del sistema sanitario avrà conseguenze pesanti per noi cittadini, soprattutto nell’alessandrino?
Innanzitutto sulle spalle di tutti i piemontesi grava e graverà una montagna di debiti, per diversi decenni. Perché è solo questa la soluzione del cosiddetto Salva Piemonte: il debito è stato spalmato nel tempo, e ‘caricato’ sulle spalle delle generazioni future. In sanità, e a casa nostra in particolare, la dismissione è evidente, e molto preoccupante per una provincia vasta come quella alessandrina, con tanti piccoli e piccolissimi centri abituati comunque ad avere sempre un ospedale di zona di riferimento, e che oggi rischiano di ritrovarsi con dei poliambulatori, o poco più.

 

Del resto, con le casse vuote, che altro si poteva fare?
Certamente qualche anno, quando ancora la possibilità c’era, andavano fatte scelte diverse: e comunque Monferino e Cavallera una strada alternativa, ossia una riforma rispettosa dei territori, l’avevano proposta. Rimango convinto che sarebbe stato meglio procedere in quella direzione. In ogni caso, stiamo pure ad oggi: vorrei che ci spiegassero come può un ospedale come quello di Alessandria, con i suoi enormi limiti strutturali e logistici, aumentare il numero e la qualità delle prestazioni erogate, per accogliere tutti coloro che, per forza di cose, non trovando più nel proprio ospedale di zona una risposta adeguata, si riverseranno nel capoluogo. Oppure andranno fuori regione, in Lombardia in particolare, facendo lievitare ulteriormente la cosiddetta ‘mobilità passiva’, e i costi per il nostro sistema sanitario regionale.

Ospedale TortonaLei già in tempi non sospetti chiedeva a gran voce un nuovo ospedale unico fra Tortona e Novi, e come tutti i tortonesi ha ‘mal digerito’ alcune scelte, che privilegiano il nosocomio novese rispetto a quello tortonese…
Le scelte fatte rispetto agli ospedali di Tortona e Novi parlano da sole, inutile commentarle ancora. Oggi più che mai ritengo che sia necessario puntare su un nuovo, grande ospedale di rilievo nazionale, in grado di far convergere in un’unica struttura di eccellenza sanitaria, ma anche architettonica e logistica, le attuali utenze di Alessandria, Novi e Tortona. E mi pare evidente che, cartina geografica alla mano, la soluzione non possa che essere l’area della Fraschetta.

Progetto ambizioso, ‘caldeggiato’ anche da esponenti del centro sinistra.Ospedale Alessandria 2 Ma con quali soldi, se le casse sono vuote?
L’unica strada percorribile è il pesante coinvolgimento dei privati. E a me sembra davvero che questa debba essere la priorità nei prossimi 5/10 anni: si darebbe un impulso importante anche all’economia, ma soprattutto si guarderebbe al futuro. Alessandria e Novi sono strutture malmesse, superate, e continuare ad investirci denaro mi pare poco sensato: potranno invece, essendo in pieno centro, essere valorizzate e cedute. Tortona, che è una struttura sanitaria più moderna (ad oggi assurdamente penalizzata) potrebbe invece avere un’evoluzione in un’ottica socio assistenziale. Però oggi il ‘boccino’ in mano ce l’ha il centro sinistra: si muovano e facciano proposte concrete. Il centro destra le valuterà senza preclusioni. Tenendo presente invece che Acqui, per conformazione territoriale e identità, meriterebbe una valutazione a parte. Ma lì siamo in alto mare anche sul progetto di cessione delle Terme, che mi pare si stia rivelando un’operazione fallimentare, in cui qualcuno ha dato per scontate un po’ troppe cose. In realtà le Terme dovrebbero essere un pezzo importante della filiera sanitaria, e anche economica, di quel territorio: ma al momento mi pare che un progetto vero latiti.

Trasporto pubblico localeAltro capitolo pieno di punti interrogativi: il trasporto pubblico. Se Atm ad Alessandria è in coma profondo, in realtà un po’ tutto il comparto è mal messo. A che punto è la nuova Agenzia dei trasporti regionali?
In consiglio siamo in attesa che il tema venga affrontato, ad oggi mancano proprio gli elementi per capire cosa intendano fare, concretamente. L’analisi peraltro va estesa anche al trasporto su rotaia, che non è messo meglio, con Alessandria e i diversi centri zona ormai in seria difficoltà nei collegamenti con le principali direttrici, a partire da Torino, Genova e Milano. Personalmente faccio il pendolare su Torino ormai da un anno e mezzo, e ovviamente dal tortonese, dove risiedo, sarebbe impossibile, per cui raggiungo Alessandria in auto. Considerato che le persone che lavorano o studiano fuori provincia ormai sono tantissime, non mi pare lungimirante abbandonarle così al loro destino.

A fine anno le comunità montane cesseranno di esistere, e diventerannoTerre Giarolo 1 operative le Unioni di comuni montani: funzioneranno?
Ho qualche perplessità sul livello dimensionale, nel senso che secondo me si sta andando verso realtà troppo piccole. In ogni caso è evidente che il progressivo indebolimento e abbandono delle zone montane e collinari sta già creando gravi disagi, e vere e proprie emergenze idrogeologiche. Per cui i comuni, a partire da quelli piccoli e piccolissimi, sono il primo imprescindibile anello di presenza dello Stato sul territorio. Rimango convinto che le Province andassero invece eliminate in toto, mentre con le aree vaste di fatto non cambia nulla, a livello di burocrazia e di costi.
Terzo valico camionLei Berutti rimane un sostenitore del Terzo Valico? In tanti, soprattutto nel PD, sembrano aver cambiato idea….
Assolutamente favorevole, fatte salve naturalmente tutte le procedure di sicurezza ambientale, e di tutela della salute delle persone. E la necessità che l’opera abbia importanti ricadute positive sull’economia del territorio. Mi piacerebbe invece che Chiamparino e i suoi ci spiegassero che senso ha abbandonare i progetti logistici alessandrini legati al retroporto, a vantaggio di Novara. E’ solo un altro schiaffo a questa parte del Piemonte: il che ci riconduce al discorso sulla debolezza del centro sinistra di casa nostra. Si facciano sentire a Torino, altrimenti a cosa servono?

Ha notizie sulla situazione dell’Interporto di Rivalta Scrivia? L’emorragia di aziende e posti di lavoro si fermerà, o è destinata a continuare?
Le rispondo così: mi risulta che la politica tortonese, da quando il sottoscritto ha smesso di essere sindaco, non abbia fatto più nulla, ma proprio nulla, per cercare di evitare la fuga di aziende, e posti di lavoro. E questo è grave.

Un flash finale sul centro destra piemontese Berutti: alle comunali diUrne deserte primavera di Torino siete già rassegnati al terzo posto, o la partita è aperta?
Partita apertissima, se sapremo identificare un candidato in sintonia con la società civile. E poi naturalmente c’è anche Novara, e tanti altri piccoli centri importanti, anche a casa nostra. Intanto, da gennaio, cominceremo un confronto ampio su programma e alleanze anche per quanto riguarda Alessandria: qui si voterà nel 2017, e mi pare davvero che l’attuale centro sinistra abbia ben poco di buono da mettere sul piatto della bilancia. Basta girare per la città, e parlare con la gente, per accorgersi che un cambiamento è quanto mai necessario. E’ presto per parlare di un candidato, che dovrà essere capace di offrire una sintesi politica, e di progetto: dico però fin d’ora che non avrebbe senso puntare su certi personaggi che hanno già attraversato in lungo e in largo l’arco costituzionale.
Ettore Grassano