Io porto gli spaghetti, io le braciole, io le patate!! Ma qualcuno ha portato il fornello? No? Ah beh, sì beh, ah beh, sì beh..(Diogene)
Caro Direttore,
da un annetto ha la bontà di ospitare i miei pensieri sulle seguitissime pagine del suo giornale e per questo la ringrazio, ma la ringrazio ancor di più per avermi dato l’opportunità di conoscere la città che mi ospita in questa fase della vita.
Ogni giorno leggo le cronache locali, lo sport (a proposito…forza Grigi!) la politica e le riflessioni dei cittadini. In questa virtuale agorà ho avuto come la sensazione che le campagne elettorali non finiscano mai e ora a poco più di un anno dal voto si sta spingendo sull’acceleratore.
Tra chi si occupa delle vie sporche e impercorribili, che insieme alle panchine e ai giardini illuminati pare siano argomenti molto sentiti degli elettori, passando tra i perennemente preoccupati per le polveri sottili (poi mangari mangiano nel dehor del fast food in circonvallazione, ma questo è un altro discorso), ponti e concorsi fotografici, piste ciclabili, alberi di Natale (originali), piste di pattinaggio, street food sì o no.
Insomma quasi tutti temi importantissimi, chiariamolo subito a scanso di equivoci, ma qui si parla di tutto tranne che dell’argomento da cui non può prescindere nessun programma elettorale e tantomeno la vita di ognuno di noi: il lavoro.
Per carità, se ne è parlato eccome,nell’immediato post dissesto, e anche oggi la situazione delle partecipate fallite, ”concordate”, estinte, conglobate e quant’altro tiene banco. Nel frattempo varie soluzioni e stratagemmi hanno creato àncore di salvezza per quasi tutti i dipendenti salvandone il posto, ma qui si parla nel 90% dei casi di servizi essenziali, dei quali una città in un modo o nell’altro mai potrà fare a meno.
Facciamo un salto in serie B, parliamo delle troppe persone che stanno rischiando il lavoro in aziende private come ad esempio i 150 della Paglieri Sell System, la Guala che mette in cassa gli operai e che altrove licenzia, chiude o vende, la Michelin con altri 30 licenziamenti annunciati e poi forse scongiurati e, di questi giorni, 34 esuberi alla Salus.
Quel poco di tessuto produttivo rimasto in città rischia di scomparire del tutto e dopo aver praticamente perso tutte quelle “eccellenze” di cui i politici riempono la bocca e i propri discorsi, come Borsalino e AGV per citare le più famose, piano piano ci si avvia all’azzeramento.
Alessandria un tempo era la città “del ferro”, poi “dell’argento”, dei caschi, dei cappelli, dei tappi: ora pare diventata la città del Pisu, di Mondrian (forse un nonno o altro lontano parente), delle piazze vuote e delle vie deserte.
Ma questi sono argomenti difficili da affrontare, vi capisco: molto più facile urlare slogan e scrivere parole come cultura, ambiente, sicurezza. Stare nel vago, e proporre soluzioni improbabili a situazioni magari facili da risolvere.
Siete diventati una città che distribuisce reddito ma non ne produce, ma pare che non ci sia nessuno interessato o preparato ad affrontare l’argomento.
Avrete quindi una città bellissima, ne sono certo, un ponte nuovo e luminoso, giardini fioriti, aria salubre e bici ovunque, alberi di Natale da fare invidia a Santa Claus, piste di pattinaggio, da curling, da sci…..avrete tutto,tranne il lavoro: quindi un sacco di tempo libero per godervi Alessandria che verrà.
Diogene (il cane)