Quali effetti dopo la proposta di Pisapia, Doria e Zedda?

Ravetti nuovadi Domenico Ravetti*

 
I sindaci di tre capoluoghi di Regione – Genova, Milano e Cagliari – mercoledì hanno scritto un documento politico di sicuro interesse, un testo intelligente che merita giuste attenzioni.

Sono tre soggetti che hanno dimostrato in questi anni qualità Istituzionali rilevanti e che, nonostante la crisi, nonostante le evidenti ricadute anche sui bilanci degli Enti Locali, hanno mantenuto inalterato il consenso grazie ad innegabili capacità amministrative. In fondo è ancora il sindaco che, più di altri soggetti, è percepito dai cittadini come una figura politica credibile proprio perché è nella soluzione dei problemi e nella ricerca delle prospettive di sviluppo di un Comune che si misurano concretamente le qualità della persona.

Un sindaco viene valutato giornalmente per i fatti, per le sue scelte, non Doria per l’uso retorico della parola caro a parte non marginale del ceto politico. E Zedda, Doria e Pisapia, tutti e tre di sinistra, alleati ma non iscritti al PD, per altro definendosi amministratori con approccio ideale e non ideologico hanno riportato la discussione sul piano reale non essendo loro frequentatori degli spazi della demagogia.

In sintesi rilanciano l’alleanza tra il civismo autentico, i partiti a sinistra del PD, in particolare Sel, e il PD che considerano il perno politico e programmatico dell’alleanza stessa. La proposta si regge su uno schema diverso dalla maggioranza che sostiene il governo Renzi ma considera quella maggioranza nazionale come l’unica attualmente possibile e ne auspica, immagino de facto, il carattere temporaneo.

Rilanciano l’alleanza perché essi stessi rappresentano, tra i tanti, l’eccellenza del profilo politico e la bontà dell’azione amministrativa. Mi pare lo facciano con convinzione che, per usare loro parole, definirei ideale e non solo perché banalmente le divisioni a sinistra prefigurano spesso le vittorie a destra.
Tale proposta può essere causa di due effetti: il primo può incidere sul noto desiderio di autosufficienza del PD. Il secondo effetto più che condizionare i dirigenti di Sel , molti di questi già in alleanza con il PD (Alessandria e Regione Piemonte) chissà quali effetti produrrà su quella parte dell’elettorato a sinistra che ha maturato la convinzione della necessaria alternativa sociale al PD, che vive il PD stesso come un problema, a volte come un nemico da battere, certamente non come un possibile alleato?

In questo senso Civati si è già espresso rigettando la palla sul campo dei tre sindaci. Del resto della sinistra sono molto curioso di vedere le reazioni ragionate; nelle prime ore purtroppo leggo solo richieste di cambiamento della linea politica del Governo Renzi.

 

*Consigliere regionale PD