Per noi di CorriereAL intervistare Massimo Brusasco è un’esperienza unica, che va dal mistico al fisiologico. Simpatia, fascino e sense of humour, elementi che da sempre contraddistinguono il Letterman de’ noantri, fanno sì che ogni chiacchierata si trasformi in un evento speciale. Il nostro Massimo, vera eccellenza alessandrina, ci racconta che cosa bolle in pentola dalle sue parti. Godetevi, godiamoci, questa intervista a tutto campo con uno che, se fosse nato negli States… Buona lettura a tutti!
Caro Massimo, rieccoci qui… è vero che fra poco festeggerai il decimo anniversario del tuo sito?
Sì, massimobrusasco.it è stato inaugurato il 20 dicembre 2005. E’ una data importante che mi consente di fare il ponte, fino a Natale.
Bene. La soddisfazione più grande che ti è arrivata da internet?
La prima notizia che ho messo proprio il 20 dicembre 2005: “Tra poche settimane sarà inaugurato il ponte Meier…”. Scherzi a parte, non c’è “una” soddisfazione. Ci sono persone che seguono la mia attività, si informano sul “Salotto”, sugli spettacoli teatrali, essenzialmente. Non è un blog. Però lo posso considerare l’omologo del diario che si compilava da ragazzi, cosa che comunque mi son preso ben ben guardia di fare all’epoca.
Cambiamo argomento. Parliamo del tuo Salotto, che è ripartito da qualche settimana a pieno ritmo. Qual è l’idea portante di questa stagione?
L’idea è continuare a mescolare serio e faceto, raccontando storie, sdrammatizzando, offrendo un paio d’ore di relax. Per questa stagione, però, abbiamo deciso di ospitare, ogni volta, una città vicina ad Alessandria. Si è cominciato con Acqui e proseguito con Ovada. Pare che l’idea piaccia.
Veniamo a una tua grande passione, il teatro. Com’è stato il tuo 2015 sul palcoscenico?
Buono. Recentemente abbiamo festeggiato il 41esimo spettacolo dei Valter Ego (noi festeggiamo ogni volta, non solo alle ‘cifre tonde’); la Compagnia Teatrale Fubinese è spesso sulla breccia. C’è un calo generale, mi pare di capire: teniamo duro.
Un calo di che cosa? Di ingaggi, o di pubblico?
Mi sembra di capire che ci siano sempre meno proposte teatrali nella nostra zona. Il pubblico non cala di sicuro, ma si continua a pensare che la gente preferisca, per forza di cose, le cene o le serate danzanti. Comunque, Fubine Ridens, la nostra rassegna, resiste da 19 anni. Non ci arrendiamo.
Non molti lo sanno, ma tu sei anche autore teatrale e televisivo per volti noti dello spettacolo. Ci fai qualche nome?
Da tempo collaboro con Marco e Mauro, cabarettisti torinesi, con trent’anni di attività. Sono conosciuti per i passaggi televisivi a Telecupole, soprattutto, e per i molti spettacoli “da piazza”. E poi ho firmato lo spettacolo di Federica Sassaroli, intitolato “Neanche le caprette mi salutano più”. Fa molto ridere, ma non dovrei dirlo io…
Hai ragione, dovrebbe dirlo il pubblico. Parliamo un po’ del “tuo” giornale, Il Piccolo… come sta andando?
E’ come chiedere a un tartufaio se trova tartufi. Quindi non fare la domanda.
La modifico: come sta cambiando Alessandria, dal tuo punto di vista di “firma di punta” del Piccolo?
Mi verrebbe da dire che “non sta cambiando”, mentre avrebbe davvero bisogno di un cambiamento, almeno di umore. Vedo cantieri, ma non sorrisi. E tutti sappiamo quanto, invece, ci sia bisogno di sorrisi, spensieratezza, ottimismo.
E come si può arrivare a essere un po’ più ottimisti? Qui sembra che le cose peggiorino di giorno in giorno…
Bisognerebbe non farsi prendere dallo sconforto, anzitutto, e sforzarsi per trovare sempre qualche motivo per cui vale la pena vivere.
Il tuo motivo per vivere qual è?
Cribbio… ma qui si impongono risposte serie!
Possiamo mica sparar sempre cazzate, no?
Ma io non sono abituato…
Sforzati!
Cito Modugno: “Ma guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare. Tu dici non è niente, ti sembra niente il sole, la vita, l’amore…”.
Tu credi in Dio?
Sì.
Sei praticante?
No.
Buttiamoci sulla cultura. La tua ultima fatica, I promessi sposi, la passione e il gatto che non voleva stare solo, pare stia andando alla grande, come vendite e come apprezzamento. Sii sincero: l’hai scritto tu davvero?
Secondo te mi perdo il piacere di scrivere, delegando un altro?
Un commento sul libro, di un lettore o di un amico, che ti ha fatto sorridere?
Più di uno mi ha detto che ha fatto figuracce perché, improvvisamente, leggendo il mio libro si è messo a ridere forte. Non so se mi hanno gabbato, ma a me è piaciuto credere che sia successo davvero.
Certo, a volte è meglio non investigare troppo… en passant, tutto bene a casa?
Bene, grazie. Perché me lo chiedi?
No, niente. Come ti vedi fra cinque anni?
Io ho difficoltà a immaginarmi come sarà il weekend, figuriamoci fra cinque anni. Comunque vada, sarà un successo.
Ultima domanda (forse). Anche quest’anno hai partecipato con una valanga di articoli al premio giornalistico dedicato a Franco Marchiaro, compianto decano dei giornalisti alessandrini. E anche quest’anno sei stato puntualmente trombato. Hai qualcosa da dire, in proposito?
Sì: vorrei rispondere alla domanda precedente. Fra cinque anni mi vedo vincitore del Premio Marchiaro.
Un commento sui vincitori di questa edizione?
Sono ottimi professionisti. E poi: Ketti Porceddu è juventina, Paolo Massobrio è nato il mio stesso giorno, ma in anni diversi. Spero che non vi stiate chiedendo chi sia il più vecchio.
Diciamo che Massobrio li porta bene, allora…
Ottimamente.
E Ketti Porceddu come li porta?
Ottimamente. E’ una giovane signora che tifa la Vecchia Signora.
E tu? Tu come li porti?
Non bene, ma mi sento molto giovane.
Chissà perché, pensavo alla bella marinara…
Ma non sono una bella bionda, e non si parlava di capelli!
Uh, che permaloso… c’è ancora una cosa che non ti ho chiesto, ma che vorresti dire ai nostri affezionati lettori?
Per Natale non regalate il mio libro, ma fatevelo regalare.
E chi ce l’ha già?
Chi ce l’ha già passa alla domanda successiva…
Che non c’è. Fine dell’intervista. Alla prossima!
Andrea Antonuccio