“Un tempo c’era Equitalia, ora c’è Ica”, già sostiene qualcuno ad Alessandria. Non è proprio così in realtà, ma da venerdì scorso il nome di questa società (l’acronimo sta per Imposte Comunali Affini) è sulla bocca e nei discorsi di tanti, commercianti e non.
Il casus belli, che ha ‘incendiato la prateria’, lo conoscono ormai tutti: un certo numero di esercenti cittadini (pare una quarantina, ma nessuno ad oggi sa fornire un numero preciso) si è visto recapitare, via raccomandata, le sanzioni per le imposte di pubblicità relative alle scritte saldi, e simili, dei mesi scorsi. Cifre modeste, a quanto sembra (“e che peraltro, se pagate entro 60 giorni, si riducono ad 1/3”, sottolineano in Ica), ma tanto è bastato, in una città già sull’orlo di una crisi di nervi per tanti motivi (il ‘caso albero di Natale’ è emblematico dello stato d’animo di molti alessandrini), perché il caso esplodesse. Anche le associazioni di categoria del commercio si sono subito attivate, e già mercoledì è previsto un incontro tra i rappresentanti di Ica e i vertici di Confcommercio, mentre anche Confesercenti ha richiesto chiarimenti urgenti.
Ma cos’è Ica, e a chi titolo si sta occupando di un’attività ‘storicamente’ appannaggio direttamente del comune, o di sue società controllate? Non c’è miglior modo che chiederlo direttamente a Bruno Delfino, che delle attività di Ica ad Alessandria è il diretto responsabile, e che non si sottrae ad una serie di chiarimenti telefonici (“ma da mercoledì sarò di nuovo operativo ad Alessandria, disponibile a farlo anche di persona”).
“Ica – spiega il dottor Delfino – è una società che opera a livello nazionale, con oltre quarant’anni di esperienza: abbiamo circa 900 comuni come nostri clienti, che ci affidano essenzialmente due attività, a norma di legge: gli accertamenti e la riscossione delle imposte per ogni forma di pubblicità (comprese quelle temporanee, anche per pochi giorni), e per l’occupazione di suolo pubblico. Ad Alessandria siamo operativi dal 1 luglio 2015, essendoci ovviamente aggiudicati regolare gara di appalto, di durata triennale”. Gli uffici Ica si trovano presso le strutture comunali ‘ex Guala’ di via San Giovanni Bosco, e di fatto Bruno Delfino coordina l’attività di tutto il personale, “che è quello che operava già precedentemente al nostro arrivo”, ossia per conto di Aspal.
In verità basta navigare un po’ in rete, per scoprire che la reazione degli esercenti alessandrini non è un ‘unicum’, e che in diverse altre zone d’Italia Ica sta scatenando atteggiamenti simili, “ma vorrei fosse chiaro – precisa Bruno – che noi non abbiamo alcuna discrezionalità: il nostro compito è semplicemente quello di applicare le normative vigenti, e dobbiamo farlo nella massima trasparenza e correttezza. Nello specifico, sul fronte delle imposte dovute dagli esercizi commerciali per forme di pubblicità anche temporanee, parliamo di una legge del 1972! Peraltro vorrei precisare che molti esercenti hanno sempre pagato regolarmente, e non sarebbe corretto consentire che un’altra parte ne sia esente. Ripeto: noi facciamo il nostro dovere, e siamo a disposizione di tutti coloro che, associazioni o singoli commercianti, abbiano necessità di chiarimenti di qualsiasi tipo”.
Mettiamola così: probabilmente alcune normative, per indulgenza o per lassismo, ad Alessandria come altrove in passato non sono state applicate con eccessivo rigore, mentre ora, in epoca di enti locali alla canna del gas, e con un Governo centrale che dice ai comuni ‘arrangiatevi come potete’, tutto fa brodo, e bisogna ricorrere a qualsiasi strumento (assolutamente lecito e formalmente corretto) per ‘fare cassa’. Con tutti i connessi rischi di malcontento popolare, ovviamente: anche perché che un commerciante debba pagare un obolo (per quanto minimo) semplicemente per scrivere in vetrina ‘saldi’, ‘farmacia di turno’, e magari anche ‘torno subito’ fa francamente pensare più ai gabellieri della foresta di Sherwood e allo sceriffo di Nottingham che ad un paese civile. Ovvio, in questo contesto, che qualche Robin Hood locale provi a far valere le ragioni dei vessati.
Ma, legittimamente, Ica rivendica il proprio ruolo esclusivamente tecnico, e la correttezza del proprio modus operandi, e anche sul tema della trasparenza e dell’informazione il dottor Delfino precisa: “Ricordo benissimo che, tra la fine di luglio e i primi di agosto, ci furono dettagliati incontri con i rappresentanti delle diverse associazioni di categoria, alla presenza degli assessori Barrera (commercio) e Abonante (bilancio), e di diversi tecnici comunali. In quell’occasione spiegammo nel dettaglio la nostra mission: i nostri addetti, almeno quando trovano il negozio aperto, entrano sempre a presentarsi, e offrono il massimo della disponibilità e trasparenza. Non solo: basta leggere con attenzione i verbali che vengono recapitati, per scoprire che la cifra contestata in realtà si riduce ad 1/3 se il pagamento avviene entro 60 giorni dalla contestazione”.
Su un altro punto Bruno Delfino è chiarissimo: “gli accertamenti sul fronte delle imposte pubblicitarie continueranno, e prossimamente diventeremo operativi anche sul secondo fronte, quello dell’occupazione di suolo pubblico”. Che, attenzione, non significa solo esercenti ambulanti (“lì esistono già procedure specifiche”), ma anche le occupazioni di qualsiasi altra natura.
E il comune di Alessandria, che è l’ente ‘committente’, quale posizione intende tenere? Per ora bocce cucite a Palazzo Rosso, sia sul fronte dell’assessorato al Commercio che di quello del Bilancio. La vicenda però è destinata a tenere banco ancora a lungo, e già a partire da mercoledì partirà la scrittura di nuovi capitoli.
Ettore Grassano