Uno stile di vita più sobrio e responsabile può contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta, considerato che il 40% delle emissioni sono legate ai trasporti, tra i quali i trasporti agroalimentari.
Qualche numero che renda l’idea? Eccolo.
Un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica e l’anguria brasiliana viaggia per oltre 9mila km, brucia 5,3 chili di petrolio e libera 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei.
Cibi che salgono sul podio della black list dei cibi che sulle tavole nazionali delle feste sprecano energia, inquinano il Natale e contribuiscono all’emissione di gas ad effetto serra.
“Il consumo durante le feste di Natale di prodotti fuori stagione provenienti da migliaia di chilometri di distanza è una tendenza snob in forte ascesa – afferma il direttore Coldiretti Alessandria Simone Moroni – che concorre a far saltare il budget dei cenoni con prezzi superiori fino ad oltre dieci volte a quelli di mele, pere, kiwi, uva, arance e clementine Made in Italy e appare del tutto ingiustificata perché si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti che liberano nell’aria gas ad effetto serra”.
La voglia di cambiamento o il bisogno di stupire gli ospiti nei banchetti natalizi o di fine anno possono essere soddisfatte dalla riscoperta dei frutti meno “diffusi” ma nazionali come cachi e fico d’India o antiche varietà, dalla mela limoncella alla pera madernassa, che valorizzano le tradizioni del territorio e garantiscono un sicuro successo a prezzi contenuti, rimandando alla giusta stagione il consumo di ciliegie, anguria, asparagi o fagiolini.
“Tra i prodotti più diffusi che rischiano di “inquinare il Natale” ci sono anche – continua il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – le noci della California, le more dal Messico, il salmone dall’Alaska, gli asparagi dal Perù, i meloni dal Guadalupe, i melograni dalla Spagna e i fagiolini dall’Egitto. Per alcuni di questi prodotti, ricordiamo, non ci sono solo problemi per motivi ambientali ma ci sono anche perplessità di carattere sanitario”.
“E’ necessario recuperare – conclude il direttore Moroni – il legame con i prodotti del territorio che si esprime sempre di più attraverso la preparazione delle ricette del passato che nonostante i profondi cambiamenti negli stili di vita rimangono fortemente radicati nella popolazione”.
CLIMA: LA BLACK LIST DEI CIBI DEL NATALE
Prodotto | Paesi | Distanza (Km) | Emissioni (kg CO2 per kg prodotto) | Consumo petrolio (Kg) |
Ciliegie | Cile | 11.970 | 21,6 | 6,9 |
Mirtilli | Argentina | 11.180 | 20,1 | 6,4 |
Anguria | Brasile | 9.175 | 16,5 | 5,3 |
Noci | California (Usa) | 8.657 | 15,6 | 5 |
More | Messico | 8.319 | 15,0 | 4,8 |
Salmone | Alaska | 7.847 | 14,1 | 4,5 |
Asparagi | Peru | 7.018 | 12,6 | 4,0 |
Meloni | Gudalupe | 5.440 | 9,8 | 3,1 |
Melograni | Spagna | 2.010 | 3,6 | 1,1 |
Fagiolini | Egitto | 2.130 | 3,8 | 1,2 |
Fonte: Elaborazioni Coldiretti (*) calcoli effettuati sulla base del trasporto aereo a/r