Per dirla un po’ da comunicato di segreteria di partito (e quel tanto per ammazzarsi di retorica), Alessandria ha bisogno di politica. Di scelte meditate per gestire il bene pubblico e selezionate in base a principi equanimi. Scelte necessarie per creare sviluppo e una prospettiva per il futuro sia dal punto di vista economico che culturale. A seguire, degli idonei interventi, oculati e rispettosi di quanto messo in bilancio per realizzare ciò che il principio ha individuato come utile. Certamente non ha bisogno di affari per ingrassare le tasche degli amici contrabbandandoli per posti di lavoro, di boutades dal sapore elettorale e tanto meno di gettare alle ortiche tempo prezioso, energie e denaro pubblico.
Ed ecco che in parallelo all’uscita un po’ propagandistica del Matteo Nazionale di voler riesumare una società in liquidazione per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina (facendoci scorrere sotto un mare di denaro), anche noi, nel nostro piccolo, non ci siamo per l’occasione di far resuscitare dalle polveri degli archivi comunali e dalle ragnatele che ricoprono le menti pensanti, idee che credevamo ormai morte e sepolte. Uno zombi potrebbe risorgere dalle viscere e venire alla luce rompendo la crosta d’asfalto che riveste Piazza Garibaldi. Il mostro in questione si chiama parcheggio sotterraneo.
Di fronte all’incapacità quotidiana di garantire un’adeguata circolazione dei bus, mantenere con decoro il verde pubblico e di risanare il manto stradale dissestato (priorità per mantenere in carica un sindaco secondo il Renzi Pensiero e che a Palazzo Rosso si sono visti fallire tre punti su tre) i The Walking Dead della Politica Amministrativa Locale si muovono coerentemente al loro status e risvegliano l’anima seppellita. E come il morto vivente è un parto di fantasia, pure il progetto faraonico nutre l’idea di una città costruita su illusioni e promesse piuttosto che ben radicata nella realtà.
E la realtà ci ricorda che:
1) Non c’è al momento una classe politica, imprenditoriale e manageriale capace di gestire al meglio e di lavorare in sincrono. Nonostante le grandi dosi di arroganza, presunzione e invidiabili retribuzioni non si ottengono degni risultati. Vedi il flop della semplice lastricatura di una strada del centro, di via Dossena o i disagi provocati proprio in questi giorni da un semaforo impazzito ai piedi del cavalcavia. Figuriamoci con un progetto da 20 milioni.
2) Manca un’idea di architettura urbana, e tra gli orrori del passato se ne può sottolineare uno, ovvero il recupero del mercato coperto, con i locali trasformati in bidoni vuoti.
3) Non ci sono mai garanzie sul rispetto dei tempi previsti per la conclusione dei lavori (vedi l’esperienza del Teatro Comunale, o del Ponte Meier). I disagi la farebbero da padroni, quelli viari e quelli che dovranno sopportare i residenti in zona. Sperando che i lavori stessi non abbiano a creare anche danni alle case stesse.
Forse, parlando di parcheggio sotterraneo, si tratta solo di una boutade elettorale. Giusto per smuovere le acque della stagnazione locale. Ammesso che proponimenti di questo tipo possano ottenere un successo alle urne.