Se Antonio C. avesse l’8×1000

CristoPerché il male trionfi è sufficente che i buoni rinuncino all’azione (Edmund Burke)

 

Ovvio che condivida il vostro sdegno per le vicende vaticane. Sapere che buona parte della beneficenza a favore della Chiesa va speso per attici, feste e mantenimento di vite lussuose di cardinali (direttore la prego di lasciare il minuscolo il termine cardinale) crea rabbia e sconforto, ma come al solito si va a mettere tutto nello stesso calderone, il che risulta pericoloso e ingrato nei confronti di chi nell’opera svolta crede, rispettando l’abito sacerdotale e i principi che lo accompagnano.

Detto da me che sono anticlericale convinto può stridere, ma detesto i “mucchi selvaggi” e penso ad Antonio C., alessandrino d’adozione che arrivato alla pensione da una ventina d’anni si è dedicato alle missioni, o ancora meglio e più semplicemente ad aiutare il prossimo. Antonio C. vive buona parte dell’anno in Africa, non nel villaggio turistico di Malindi, ma in zone di guerra e povertà inimmaginabili per noi e ancor più per i Bertone e la loro allegra compagnia. Oggi per esempio svolge il suo lavoro in un lebbrosario del Sudan, tempo fa si trovava in Congo, nella foresta, in uno pseudo ospedale a soccorrere malati e feriti, concedendosi un paio di volte la settimana un piatto di sostanziose termiti (se penso alla polemica sugli insetti come cibo del futuro, ricordo che nel mondo un paio di miliardi di persone ha poco altro di cui cibarsi).

Antonio C. a quanto ho capito è un missionario laico, e soprattutto una brava e simpatica persona, simpatica come possono essere solo i ‘romanacci’ veri. Antonio C. opera in queste zone a contatto con associazioni umanitarie, e con ecclesiastici leggermente diversi da quelli che popolano il Vaticano. Vescovi a contatto con il loro popolo, probabilmente come ha recentemente invocato il Papa, nel ruolo di servitori e non di serviti.
Cosa c’entra tutto questo con lo scandalo di questi giorni? Semplice, scagliarsi giustamente e punire con vigore questi squallidi personaggi più portaborse che ministri di Dio non deve far pensare che chiunque rivesta un paramento sia solo ed esclusivamente un ladro, un pedofilo o un trafficante, almeno per rispetto delle migliaia di sacerdoti che hanno dedicato e dedicano la propria vita al prossimo nella piena applicazione dei principi sui quali hanno giurato.

Per un Bertone, dieci Bertone ci sono uno, dieci Don Ciotti (fondatore del gruppo Abele e di Libera), Don Manganiello (16 anni parroco a Scampia combattendo camorra e criminalità), Don Gallo prete di strada sempre al fianco dei reietti della società, e con loro tanti altri meno noti.
Ad Alessandria ricordo per esempio Don Angelo Campora e Don Gianni Cossai, due vite totalmente al servizio degli altri e spesso in lotta con la curia, sempre ostacolati, per nulla aiutati ma grandi lottatori, simbolo di come deve essere un servitore di Dio.

Ma Antonio C. cosa c’entra con tutto questo? C’entra eccome, se anche lui avesse pensato che impegnarsi come missionario laico fosse inutile perché i soldi di alcune grandi organizzazioni umanitarie servono in gran parte per mantenere strutture, uffici, personale e spot televisivi, se avesse pensato di trovare sulla sua strada solo uomini di chiesa altruisti e disinteressati, in troppi angoli del mondo non ci sarebbe quel minimo di assistenza e conforto che rendono leggermente più sopportabili vite che di umano hanno ben poco.

Voglio però essere sincero sino in fondo, se avessi un 8×1000 da donare non lo darei alla Chiesa, almeno sino a quando la stessa non inizierà a sua volta a donare, a spogliarsi delle immense ricchezze che fanno del Vaticano uno degli stati più ricchi del mondo.
Ma ci sono tantissimi Antonio C. di cui fidarsi e tanti “Don” che ogni giorno si sporcano le vesti e rischiano la vita per aiutare gente come noi. Se non credete più nella Chiesa fate bene, se non credete in Dio sono cose vostre, ma non smettete di credere che anche il bene esiste.

Diogene (il cane)