Rifondazione: crisi Michelin e ATM figlie della stessa crisi e della stessa indifferenza

Due anni fa, lanciammo in assoluta solitudine, l’allarme sulla situazione della Michelin informando i lavoratori con un volantinaggio ai cancelli dello stabilimento di Alessandria e richiamando il Sindaco oggi anche Presidente della Provincia alle sue precise responsabilità. Nel luglio 2012, il nostro Assessore Giorgio Barberis, in accordo con le organizzazioni sindacali,chiese al Sindaco, senza ottenerlo, un tavolo/osservatorio permanente che monitorasse e prevenisse le crisi aziendali del settore privato e pubblico e che potesse immediatamente dialogare con i Ministeri competenti.
La totale inefficacia e incuranza con cui questa maggioranza affronta ancora oggi, le problematiche delle proprie aziende pubbliche, non ultima, l’ Azienda del Trasporto pubblico ATM, è ancora più grave sul settore produttivo privato. Le apparizioni spot di certi deputati PD, non possono nè mai hanno soddisfatto la complessità delle crisi aziendali della nostra Provincia. E’ del tutto evidente che il PD e i suoi alleati hanno smesso da molto tempo di rappresentare gli interessi del lavoro, e dei suoi protagonisti principali: i lavoratori e le loro famiglie. Incapaci di incidere sull’esistente con relazioni e pratiche innovative si limitano a gestire l’austerità imposta da altri. La situazione occupazionale nella nostra Provincia è gravissima e lo è maggiormente se la accompagnamo con i dati riferiti alla disoccupazione giovanile che raggiunge il 34% . Nonostante questo il nostro territorio è martoriato dall’inquinamento dal dissesto idrologico.

Le politiche del lavoro evidentemente non hanno interlocutori nella Giunta cittadina che non brilla per competenze, interesse e relazioni adatte alle sfide di questo tempo.

Per opportuna informazione sulla vicenda Michelin, vi riproponiamo le considerazioni e le informazioni che erano già in nostro possesso nel 2013:
20/07/2013

ALESSANDRIA

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Rifondazione Comunista e Movimento per il Partito del Lavoro:
Ci chiediamo quali conseguenze potrebbe produrre il piano di riorganizzazione recentemente illustrato da Michelin sugli stabilimenti francesi. La domanda non è peregrina: trattandosi di una multinazionale è evidente che i processi di riorganizzazione hanno sempre un impatto globale.

La cronologia di Michelin è preoccupante:

Nel 2006 chiude lo stabilimento di Poitiers le cui produzioni vengono assorbite da Tours (nel 2004 vennero in esso realizzati grossi investimenti che però non sembrano aver dato i risultati sperati vista la decisione di chiusura);

Il 2009 è l’anno della riorganizzazione in Italia con le chiusure di Stura e della sala mescole in Alessandria (riorganizzazione gestita attraverso il Piano Sociale); Nel 2013 viene decisa la chiusura di Tours….

Quali saranno le prossime mosse di Michelin ?

In Francia Michelin ha deciso di chiudere, entro il 2015, lo stabilimento di Tours che produce pneumatici per mezzi pesanti, con il taglio di 700 posti di lavoro, per far fronte al calo di gomme per camion sul mercato europeo. Ma secondo i sindacati francesi le cose non stanno come dice l’azienda: il Gruppo nel 2012 ha migliorato del 25% (2,4 miliardi di euro) il suo risultato operativo.

La produzione di Tours, quindi, verrà spostata in Vandea, nello stabilimento di Roche-sur-Yon che raddoppierà la produzione da 800 a 1,6 milioni di pezzi l’anno e farà 170 nuove assunzioni. A Tours su 930 dipendenti ne resteranno solo 200 sui prodotti semi-finiti.

Il saldo occupazionale, quindi, sarà negativo: per 170 posti creati a Roche ne verranno persi oltre 700 a Tours.

Michelin ha anche annunciato l’uscita dall’Algeria (dove produce pneumatici per camion) vendendo lo stabilimento ad una società di quel Paese (Cevital).

A questo punto è lecito chiedere si sapere quali sono le strategie complessive di Michelin; ed in particolare quelle per l’Italia visto che è in scadenza il Piano Industriale 2009 – 2013.

Michelin Italia esce da un processo di profonda e dolorosa ristrutturazione con chiusure di stabilimenti, trasferimenti di produzioni da un sito all’altro, ricadute occupazionali.

In questi anni si è fatta molta cassa integrazione per il calo vistoso dei volumi di produzione.

Alcuni stabilimenti del Gruppo sono stati chiusi (Vercelli) e altri fortemente ridimensionati (Torino). Inoltre è stata chiusa la sala mescole di Alessandria, trasferita a Cuneo.

I dipendenti di Stura sono passati da circa 900 a 400.

Ormai Torino ha solo l’attività di calandraggio a caldo (ZP), il magazzino Amont e il magazzino generale trasferito da Vercelli. Vercelli è stato smantellato e trasferito a Torino.

Per garantire la tenuta degli stabilimenti italiani si è ricorsi anche ad accordi di flessibilità e stagionalità del lavoro (lavoro domenicale e festivi; nonché sugli orari di lavoro), comunque ben gestiti dal Sindacato.

Ma gli stabilimenti italiani si collocano nello scacchiere mondiale di Michelin, la quale continua a denunciare una propria sovraccapacità produttiva in Europa valutando se mantenere o meno tutti gli stabilimenti di cui dispone.

La valutazione di Michelin viene effettuata sui costi e la produttività di ogni stabilimento quasi mettendoli in concorrenza tra loro: oltre alla concorrenza con i Paesi asiatici e con Pirelli, Goodyear; Bridgestone, è molto forte la messa in competizione tra stabilimenti Michelin da parte dell’azienda. La messa in concorrenza tra gli stabilimenti potrebbe avere effetti molto pesanti sui lavoratori.

Per questo serve un Piano Industriale che dica chiaramente qual è la missione produttiva per ogni stabilimento e che salvaguardi i livelli occupazionali.

Indubbiamente le istituzioni (Regione Piemonte, Enti Locali) dovrebbero assumere questa vicenda come una delle priorità, visti i noti problemi occupazionali che affliggono il territorio alessandrino.