I tecnici del Senato della Repubblica ritengono che l’eliminazione della Tasi e dell’Imu agricola, compensate con l’aumento del Fondo di solidarietà nazionale, può determinare un irrigidimento dei bilanci dei Comuni in quanto si limita la possibilità di manovra agli amministratori locali. Cosa invece ritiene la politica e cosa invece ritengono gli amministratori locali?
Com’è possibile sostenere una posizione contraria all’eliminazione di una tassa? Non si può, non è nella ragione sociale di un partito e non è nelle corde coraggiose di nessun esponente politico che vive di consenso. E lo capisco, in fondo i cittadini subiscono un insieme vessatorio di tasse e tariffe tale per cui risulta impensabile, direi irragionevole, che a fronte dell’eliminazione di un balzello qualcuno manifesti contrarietà. Non essendo più coraggioso di altri non manifesto alcuna contrarietà ma, renziano o non renziano, su questo tema confido nella mia libertà di non fermarmi di fronte ad una reazione accettabile solo perché appena sopra il livello dell’umana comprensione.
Provo almeno a cogliere questa occasione per scrivere i titoli per tre temi esiziali
per il nostro Paese da svolgere a più mani nel prossimo futuro: il nuovo paniere dei servizi pubblici locali (i diritti), l’organizzazione delle autonomie locali (unioni e/o fusioni), il sistema delle leve fiscali che rendono appunto autonomi quegli Enti locali (local tax).
Si chiama Federalismo o Autonomismo, un’organizzazione dello Stato sul territorio nazionale, un modo per essere più vicino ai cittadini.
Altro, cioè l’eliminazione delle entrare dirette per i Comuni e l’utilizzo del Fondo Nazionale per trasferire risorse, si chiama in modo diverso: centralismo. Che non è una brutta cosa di per sé, ma non capisco come questa scelta possa far felici i Sindaci dei nostri Comuni.
*Vice Presidente del Gruppo Consiliare del PD in Regione Piemonte – Presidente IV Commissione Sanità, Politiche Sociali, Politiche per gli Anziani