Palla lunga, e pedalare. Ancora un passaggio interlocutorio per ATM, anche se sempre più la strada scelta per condurre gli autobus (e i lavoratori) di Lungo Tanaro Magenta fuori dalla palude sembra essere il concordato preventivo ‘con assuntore’, ossia un soggetto interessato a farsi garante dei necessari investimenti finanziari.
Questo, però, è per ora solo l’ipotetico futuro. Prima di allora l’azienda alessandrina del trasporto su gomma dovrà ancora affrontare non poche insidie, e a Palazzo Rosso ci potrebbero essere serie ripercussioni e tensioni politiche interne alla maggioranza di centro sinistra.
Ma andiamo con ordine. Ieri pomeriggio l’assemblea dei soci di ATM ha fatto registrato l’assenza di uno dei soci di minoranza, il Comune di Torino. E tanto è bastato perchè Giorgio Abonante, assessore al Bilancio e alle Partecipate di Palazzo Rosso, decidesse di rinviare qualsiasi decisione in merito a ricapitalizzazione (praticamente esclusa) o affidamento dell’azienda nelle mani del tribunale (“ma facendo di tutto per scongiurare il fallimento, e le ripercussioni devastanti che ci sarebbero su dipendenti e fornitori”).
Abonante chiarisce la situazione: “in assemblea anche da parte dei revisori sono state sollevate perplessità, e posizioni non univoche sul piano proposto dal cda: per cui ci prendiamo un altro mese di tempo, per lavorare ad una soluzione che possa dare un futuro a questa azienda”. La prossima assemblea straordinaria dovrebbe essere fissata per il 24 novembre, ma prima di allora ci sarà molto probabilmente un altro colpo di scena, o comunque un’importante novità: le dimissioni dell’attuale presidente di ATM Gianfranco Cermelli, e del vice presidente e amministratore Ezio Bressan. Ossia in pratica di tutto quel che rimane dell’attuale cda.
Cermelli è, come sempre, pacato e misurato nelle sue dichiarazioni, ma a caldo si avverte comunque un po’ di delusione: “Nei prossimi giorni Bressan ed io formalizzeremo le dimissioni, perchè a questo punto, preso atto che la proprietà non intende ricapitalizzare, crediamo che il nostro compito si sia esaurito. Sono stati tre anni intensi, per certi versi anche drammatici, e con Bressan abbiamo lavorato spalla a spalla, in totale sintonia. Parliamoci chiaro: tre anni fa, quando siamo arivati, Atm era già un’azienda tecnicamente fallita, e siamo se non altro riusciti a tenerla in piedi fino ad oggi: adesso davvero ci pare che la proprietà intenda percorrere altre strade, rispetto al piano di risanamento da noi proposto, e dimetterci è la decisione più logica e corretta. Ma naturalmente rimarremo il tempo che sarà necessario per sbrigare l’ordinaria amministrazione”.
In un ping pong di dichiarazioni in tempo reale, è lo stesso Abonante a rendere al tandem Cermelli Bressan l’onore delle armi: “Probabilmente se fossero arrivati loro non 3, ma 10 anni fa ATM oggi non sarebbe in questa situazione drammatica: noi li ringraziamo, e se decideranno di dimettersi sarà una loro scelta”. Del resto si tratta a questo punto di un passo quasi obbligato, che anticipa solo di qualche settimana l’evoluzione della situazione.
Cosa potrà, infatti, accadere tra un mese? “Lo vedremo – prende tempo Abonante -, ma chiaramente se la decisione sarà quella di non ricapitalizzare, dovrà partire un percorso che coinvolge il tribunale, e a quel punto sarà un giudice a decidere. Ma noi cercheremo nel frattempo di creare le condizioni perchè ci sia una concreta alternativa al fallimento”.
Alternativa che si chiama, appunto, concordato preventivo con assuntore. Ossia occorre che ci sia un soggetto imprenditoriale (probabilmente individuato tra i sette che, nei mesi scorsi, presentarono una ‘manifestazione di interesse’ per Atm) interessato ad avere in ATM un ruolo finanziario e da azionista.
Sarà GTT quel partner, ossia l’azienda di trasporti pubblici controllata dal comune di Torino? O all’orizzonte si staglierà anche qualche altra azienda interessata ad ATM? Molto, anzi quasi tutto, dipenderà ovviamente dalle condizioni di investimento, e certamente lo scenario che si prospetta non sarà roseo. Anche perchè la stessa GTT non pare godere di una salute particolarmente invidiabile, ma questi sono tutti elementi che andranno valutati nelle prossime settimane.
E i sindacati? Ieri in mattinata c’è stato l’incontro con la proprietà (ossia sindaco Rossa e assessore Abonante), nel pomeriggio con i manager di ATM. E’ Tonino Paparatto, segretario della Camera del Lavoro di Alessandria, a sintetizzare la posizione della CGIL: “Ovviamente diciamo no, con forza, a qualsiasi ipotesi di fallimento per ATM, e anche a licenziamenti: non sono certamente i lavoratori a dover pagare il conto di scelte sbagliate, che si trascinano da troppo tempo. E sacrifici già ne abbiamo accettati. Siamo senz’altro aperti a valutare altre soluzioni che si dovessere prospettare nelle prosssime settimane, e ad aprire un confronto sul ricorso agli ammortizzatori sociali. Ma vado oltre: auspichiamo che si torni a ragionare anche in termini di qualità del servizio: perchè in ATM noi vogliamo tutelare i lavoratori, ma auspichiamo anche che l’azienda torni ad essere una risorsa per tutti gli alessandrini”.
La ‘partita’ del trasporto pubblico su gomma ad Alessandria, dunque, è ancora tutta da giocare, e certamente ci attendono mesi difficili, anche dal punto di vista delle possibili ripercussioni politiche. All’interno della maggioranza di centro sinistra, in particolare, quali saranno le reazioni degli alleati del PD? Se proprio ieri Sel annunciava un incontro col sindaco Rossa per un chiarimento su alcuni punti strategici del programma di mandato (tra i quali appunto ATM), è dai Moderati di Cesare Miraglia che, a breve, potrebbero arrivare le ‘bordate’ più forti: saranno decisioni traumatiche, tali da mettere in discussione l’equilibrio, e la stessa ‘tenuta’ della giunta, e magari della maggioranza di centro sinistra?
Ettore Grassano