di Andrea Antonuccio.
«L’Italia riparte, tutto il resto è noia…»
Matteo Renzi su twitter, 10 agosto 2015
Qualche giorno fa è venuto a trovarmi un amico che da qualche mese lavora, come interinale, in un’azienda manifatturiera della nostra provincia.
Non ci vedevamo da un po’, e abbiamo preso un caffè. “Sai” comincia lui, “sto lavorando senza un giorno di riposo da un mese intero”. Niente sabati, niente domeniche. Ore e ore di straordinario. E nemmeno un giorno (che sia uno) per stare a casa.
Gli confido le mie perplessità su questa “procedura”, che tanto ricorda lo sfruttamento della schiavitù in Alabama. Chiamo un altro amico, consulente del lavoro, che conferma: al massimo si può lavorare per 13 giorni di seguito, ma poi spettano obbligatoriamente almeno due giorni consecutivi di riposo.
“Il contratto mi scade a fine mese. Non so nemmeno se mi confermano, me lo diranno l’ultimo giorno… che cosa posso fare?”. Già, che cosa può fare? Battere i pugni e pretendere il rispetto della legge, rischiando di non vedersi rinnovare il contratto? Oppure tacere e aspettare l’eventuale riconferma (sempre come interinale? E per quanto tempo?), per poi far valere le proprie ragioni?
Sembra che sia questa la nuova “servitù della gleba”: il lavoro come arma di ricatto.
Se è questa l’Italia che riparte, chi mi sa dire dove sta andando?