di Andrea Antonuccio.
«All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa, e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora»
Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie (falso storico)
Vorrei provare a raccontare una favola, intitolata “Il Teatrino della Politica”, semplicemente utilizzando i colori. Eviterei il rosso e il nero, che in Italia sono ancora bandiere, a dire il vero un po’ consunte, di ideologie fatte fuori dai loro stessi seguaci. Ironia della sorte.
Torniamo alla favola. Per raccontarla userò il giallo e il viola.
Partiamo da questa situazione: i Gialli governano, i Viola si oppongono. Ora, i Gialli stanno seduti sulle poltrone che contano. Fanno il bilancio e distribuiscono i soldini (quasi esclusivamente agli amici, che in Italia sono sempre pronti ad andare in soccorso del vincitore). Parlano, si agitano davanti alle telecamere, inviano comunicati inneggianti a invisibili successi, non prendono l’autobus, non fanno mai la spesa e quando arrivano a casa si tolgono le scarpe e si rilassano, beandosi della loro intelligenza.
I Viola stanno dall’altra parte della barricata. Non sono né più furbi né più stupidi dei loro avversari. Hanno un’altra casacca, tutto qui, indossata chissà come e chissà perché. Dalle loro parti, a questo giro, le poltrone sono poche e già assegnate d’ufficio. Prebende da dare non ce ne sono, gli amici non si vedono più (strano, eh?) e sul tavolo del tinello si ammucchiano dossier, segnalazioni di cose che non vanno, delibere e atti pubblici da spulciare. Alla ricerca, proustianamente intesa, dei soliti “truschini” che anche loro, i Viola, ai tempi felici della maggioranza utilizzavano senza tanti scrupoli di coscienza. Ad avercela.
Ogni sera passata così… è chiaro che a un certo punto gli elettori, pardon, gli spettatori si annoiano. Bisogna dare una bella sferzata. E allora, a un certo punto, si arriva al colpo di scena. Un confronto. Aspro, senza sconti, per fare vedere al pubblico che non si scherza.
I Viola, gli oppositori, rinfacciano ai Gialli l’abuso amministrativo, la delibera viziata, la decisione arbitraria. I Gialli, a loro volta, tergiversano, rispondono per allusioni, spifferano alla stampa e, una volta esauriti i sassolini, piazzano la stoccata: “Perché non lo avete detto quando al potere c’eravate voi?”. Mossa scorretta. “Ma prima di noi c’eravate voi!”. E così via.
Il Teatrino è costretto, suo malgrado, ad andare a ritroso, rischiando di dover riaprire armadi e tirare fuori scheletri. Gialli e Viola lo sanno bene: a fare i puri si può arrivare, à rebours, fino a Romolo e Remo, o anche solo fino al Barbarossa. E’ giusto, tra uomini di mondo, rinfacciarsi le scappatelle, oltretutto reciproche?
Torniamo a casa, dai. Il camino è acceso e i rabaton sono già in forno. Domani è un altro giorno, e si vedrà. Il Teatrino riparte, da qualche parte si andrà. Trullallero trullallà.
Dimenticavo… nella favola ci sono anche gli spettatori. Di che colore possono essere? Direi che sono tutti Marroni. Color del cioccolato.