di Tony Frisina e Antonio Silvani.
Siamo tutti (o quasi) d’accordo nell’affermare che la demolizione, l’eliminazione di edifici, di monumenti, di siti che per Alessandria hanno simboleggiato qualcosa siano colpe che per sempre rimarranno incise (non diciamo sulle coscienze, perché i politici ne sono privi) sull’immagine, sulla memoria degli amministratori che li hanno voluti, favoriti o semplicemente solo approvati ed anche dopo la visita della nera signora con la falce.
Sappiamo già che i soliti buonisti, i soliti amici di Caino si inalbereranno a queste parole, tirando fuori le ormai trite e ritrite tesi che la morte sia una livella, che appiattisca tutto, che dopo l’exitus siamo tutti uguali…
… palle grosse come una casa! Se uno in vita era un galantuomo, come tale sarà ricordato dopo la morte, ma se da vivo era un ladro, un corrotto, un colluso, un complice, dovrà essere ricordato come ladro, corrotto, colluso o complice, nonostante lapidi, discorsi, pergamene alla sua memoria ed una miriade di messe in suo suffragio!
Però non solo i demolitori di edifici sono colpevoli, lo sono anche i demolitori di manifestazioni, i dimenticatori di eventi, lo sono anche quelli che, o perché l’idea non era la loro, o perché approvato da giunte politicamente avverse, o perché volevano avere il loro tornaconto, hanno permesso (o voluto) che iniziative vincenti, apprezzate dalla gente, che attiravano pubblico, cadessero nel dimenticatoio.
Parliamo prima di tutto della mostra de “Il Vicolo”, di cui tra breve illustreremo la mission, anzi, usiamo le parole di Antonio che aveva già dissertato di questa manifestazione in occasione della storia della Goliardia alessandrina.
Goliardia è anche cultura!
Queste parole, che andrebbero scolpite sulla roccia, fanno star male la categoria degli “impegnati/impregnati”, che definiscono cultura tutto ciò che mira ad una morale a sfondo sociale di una certa tendenza, rovinano il sonno ai seriosi cronici che vogliono solo che la cultura sia fustigatrice di costumi e risveglio delle coscienze (anche in questo caso di un’unica tendenza), causano l’ulcera agli assertori della “cultura cipolla”, a cui solo ciò che fa piangere calde lacrime provoca orgasmi parossistici, fanno ingoiare bocconi di guano a coloro che non reputano cultura tutto ciò che è accostato ai frizzi, ai lazzi ed alla risata… però più questi tristi individui stanno male, più noi Goliardi ridiamo e ci divertiamo.
Goliardia è anche cultura! E se così non fosse, personaggi del calibro di Gabriele d’Annunzio e Giosuè Carducci (anche osteggiati dalla chiesa cattolica apostolica romana e quindi doppiamente meritevoli!), si sarebbero ben guardati dal mettere mano alla prima stesura della tragedia Goliardica “Ifigonia in Culide”.
Goliardia è anche cultura! Ed ecco che in quel di Alessandria la Goliardia locale decide di organizzare la mostra de “Il Vicolo“!
Ma che cos’è, o, meglio, che cos’era questa mostra?
Il vicolo dell’Erba (dai più chiamato vicolo Baleta), che dà su piazzetta della Lega Lombarda, il salotto di Alessandria, era teatro per tre giorni all’ano (primi ani / metà anni ’60) di una mostra di arti figurative, organizzata dall’AGA, dall’Ordo Goliardicus Agae Khanis e dall’indimenticato Bar Baleta.
Fin dall’anno precedente erano inviati inviti ai vari licei artistici, accademie d’arti figurative, scuole di pittura e scultura pubiche (pardon, pubbliche) e private e, sulla base delle lettere di accettazione, venivano predisposti gli spazi nel vicolo.
Le locandine della mostra tappezzavano per tempo Alessandria e provincia (vedi foto n. “1“) e tutto questo lavoro fruttava la partecipazione di decine e decine di giovani artisti giunti non solo da Piemonte, Liguria, Lombardia, ma anche da altre regioni.
Migliaia di persone, non solo alessandrine, visitavano la mostra e numerosissime erano le opere esposte acquistate e più i pittori vendevano più gli organizzatori, che si aggiudicavano una piccola percentuale su ogni opera venduta, gioivano (visto che non si faceva pagare neppure un centesimo di iscrizione, il guadagno serviva a malapena a coprire le spese effettuate e le fornicazioni base per un anno ai Goliardi).
I premi dati ai partecipanti alla mostra erano alquanto appetibili e la giuria (vedi tra breve) era assolutamente competente ed al di sopra di ogni sospetto.
Poi, come tutte le cose belle della nostra povera città, la mostra de “Il Vicolo” cadde nel dimenticatoio.
La foto n. “2” (tratta da “Strutture ed eventi dell’economia alessandrina – Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria”) mostra l’ingresso della mostra (della prima edizione de “il Vicolo”, datata 1962) da piazzetta della Lega.
Possiamo apprezzare in questa foto il Goliarda effigiato sul manifesto, che invita ad entrare, altra “opera d’arte tra le opere d’arte” di Gino Gemme Baleta, il figlio del titolare del già citato bar.
Il Sindaco alessandrino per antonomasia, Nicola Basile, non è mai mancato ad una manifestazione organizzata dalla locale Goliardia ed infatti eccolo con cappotto e “Borsalino in testa” (vedi foto n. “3“) tra i visitatori della mostra, assieme ad un organizzatore, Gigi Massobrio. Basile sarà anche membro della giuria.
La foto n. “4” (collezione Baleta) mostra i visitatori della mostra, la cui affluenza è sempre stata così significativa in ogni momento e per tutti i giorni dello svolgimento.
Nella foto n. “5” (collezione Baleta) sono immortalati alcuni tra i protagonisti della mostra. Tra i membri della giuria ricordiamo: il Pontifex Maximus della Goliardia Alessandrina Arcibaldo (“a“); il maestro Pietro Morando, pittore di fama internazionale (“b“), Il maestro argentiere (anche lui a livello internazionale) Enrico Goretta, imprenditore ed artista “dello sbalzo e del cesello” (“c“), il gallerista alessandrino Arturo Mensi, titolare della galleria d’arte “la Maggiolina” (“d“) e uno degli organizzatori della mostra Gigi Massobrio (“e“).
Passano gli anni ed anche le arti figurative si evolvono ed ecco nel 2014, proprio sotto Natale, l’augurio dell’Amministrazione Comunale…
… Le cose sono organizzate in grande, non è il piccolo vicolo dell’Erba ad essere protagonista, bensì corso Roma, la Vasca di Alessandria.
L’allegato n. 6 non è che un assaggio delle chicche che hanno beato li occhi degli alessandrini…
… ecco come viene vista dall’autore (all. n. 6a) corso Roma, la Vasca di Alessandria…
… “State dicendo che quella roba è una decorazione? (all. n. 6b) Io pensavo fosse una catasta di rifiuti ammassati in attesa dell’Amiu…”. Candidamente, qualcun altro ammette di aver creduto si trattasse semplicemente di materiale accatastato in attesa di una sfilata o di un presepe…
Così recita l’articolo di alessandrianews, datato 13 dicembre 2014, che riporta alcuni commenti di Alessandrini.
Ci domandiamo una cosa: quella tavola seminascosta con la faccia di Garibaldi al centro di una stella a cinque punte e la scritta “votate”, che significa? O fa parte di un mucchio di immondizia, come pensano alcuni o è una propaganda nascosta, come vorrebbero altri?
L’all. n. 1c, se leviamo quel gramo abete natalizio, è un augurio ai commercianti alessandrini, in quanto sembra la selva dantesca dei suicidi:
“Non fronda verde, ma di color fosco;
non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;
non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco.”