Quando si dice parlar chiaro. I vertici del Collegio Costruttori di Alessandria ieri mattina hanno presentato un report estremamente dettagliato sulla situazione del settore, a livello nazionale ma soprattutto locale, con una serie di dati, numeri e analisi della situazione, per la quale rimandiamo direttamente all’intervento a firma dell’ing. Mutti, presidente del Collegio, che pubblichiamo integralmente.
Ma ieri il Collegio Costruttori ha provato ad andare oltre alla retorica del ‘bicchiere mezzo pieno’, ed è toccato in particolare al suo storico direttore, Luigino Tosi (“sono prossimo alla pensione, consentitemi di parlar chiaro, e dire le cose come stanno”), far emergere con chiarezza alcune criticità del settore, ben coadiuvato peraltro dal team di tecnici che ha supportato le sue riflessioni con una marea di dati di dettaglio, sia riferiti al periodo 2008-2014 (quelli dell’ormai interminabile crisi del settore, ma per tanti versi anche del ‘sistema Italia’), sia proiettati sul 2015, e capaci anche di ‘gettare il cuore’ oltre l’ostacolo, con qualche prudente previsione sul futuro.
Cosa emerge dunque, riguardo al settore forse più ‘pesante’ e condizionante per l’economia alessandrina?
In primo luogo, che l’edilizia mandrogna ha ‘lasciato sul campo’ dal 2008 al 2014 quasi la metà dei suoi ‘soldati’ (gli addetti erano 5.982 nel 2008, e 3.416 a fine 2014, -42%), delle sue imprese (-41%) e delle ore lavorate (-46%). Poi che in questo 2015 sembra che ci si trovi di fronte ad alcuni indicatori finalmente in ripresa (il numero di addetti, ad esempio, tornato intorno alle 3.900 unità), ma, per usare le parole di Tosi, “è presto per capire se si tratta di vera ripresa, o di un fisiologico rimbalzo: siamo molto prudenti”.
E non potrebbe essere altrimenti. Perché, parliamoci chiaro, l’edilizia privata continua ad ‘annaspare’, e al di là di un certo numero di piccole ‘ristrutturazioni’ (anche agevolate dal regime dei rimborsi fiscali), poco altro si vede all’orizzonte.
Un po’ diverso, e più positivo (ma anche tutto ‘in divenire’) lo scenario dell’edilizia pubblica. Lì una certa ripresa si è già registrata nel 2014, e sembra continuare anche quest’anno, ma con tanti punti interrogativi.
Il primo si chiama Grandi Opere, o meglio Terzo Valico: che ha portato lavori per 55 milioni di euro nel 2014 (contro i 45 milioni di euro ‘ordinari’ complessivi del resto dell’edilizia pubblica), e per il quale si dovrebbero appaltare proprio in questi giorni lavori per altri 300 milioni di euro. “Ma da cittadino – ha affermato Tosi – mi chiedo quale sia la posizione delle istituzioni, nazionali e territoriali, su questo progetto. In questi mesi ne abbiamo ascoltate di tutti i colori, compresi autorevoli personaggi che dieci anni fa caldeggiavano fortemente il Terzo Valico, e oggi frenano: l’unica certezza in questo Paese pare essere diventata l’incertezza su tutto, e questo per chi deve lavorare, investire e fare business non è certamente il massimo”.
Le altre leve di edilizia pubblica si chiamano alluvioni, dissesto idrogeologico e progetti statali ‘una tantum”: dai ‘6 mila campanili’ allo ‘Sblocca Italia”. E qui, al netto delle polemiche territoriali su “Volpedo pigliatutto” (mai citato esplicitamente, ma evocato ironicamente), il punto rimane quando questi finanziamenti saranno concretamente erogati.
Eh già, perchè l’altro dato fondamentale che emerge dal completo e dettagliato report del Collegio Costruttori è che lavorare col settore pubblico, a casa nostra forse un po’ più che altrove, significa consegnare puntualmente le opere, e poi incrociare le dita sui pagamenti: che mediamente arrivano dopo 6 o 7 mesi, ma ci sono non pochi casi che superano l’anno. “E a fronte di ciò – ha chiarito Luigino Tosi – il sistema bancario è ormai completamente irrigidido, assolutamente poco incline a sostenere le imprese, e a prendersi rischi anche minimi”.
Insomma, più che mezzo pieno, pare che il bicchiere sia lì, in fiduciosa attesa di essere riempito, fra prudenza e scetticismo. E non bastano gli annunci eclatanti del premier Renzi sull’eliminazione della Tasi sulla prima casa per generare entusiasmo: gli operatori del comparto edile, ormai allo stremo, alle parole preferiscono attendere che seguano i fatti. Prima vedere cammello, insomma.
Così, un’indagine condotta dal Collegio Costruttori su un panel significativo di aziende associate, rivela che il 61% delle stesse prevede di chiudere il 2015 con un ulteriore calo di fatturato rispetto al 2014, un accesso al credito ormai quasi inesistente, e facendo investimenti col contagocce.
E’ un po’ presto, diciamocelo, per chiamarla ripresa.