Nel complimentarci col PD alessandrino per aver recuperato l’importante appuntamento, a livello locale, della festa de l’Unità, e per la buona riuscita della manifestazione, non possono però mancare alcune osservazioni sulla mancanza di un vero confronto politico che non sia soltanto rituale o ripiegato sul dibattito del PD medesimo, probabilmente appagante e rassicurante per le tante anime del PD che hanno tutte ottenuto qualche riconoscimento e visibilità dopo il boom delle elezioni europee, ma poco utile verso il mondo esterno.
Questa città ne avrebbe bisogno e il maggiore partito della locale coalizione di centrosinistra dovrebbe farsene un po’ più carico utilizzando meglio queste occasioni.
Nei giorni scorsi l’edizione torinese di Repubblica ha evidenziato come la festa del PD torinese fosse completamente priva di contributi di livello nazionale dei dirigenti del Sindacato. Eppure sarebbe importante un confronto sui temi spinosi, proprio nel momento in cui i dati espressi dal ministero del lavoro sugli effetti del Jobs Act vengono smentiti e fortemente contestati da diverse parti, e il Ministero, guidato da un uomo del Pd, emana regole sul “controllo a distanza” dei lavoratori che sono
piuttosto inquietanti e che non ci convincono nonostante le rassicurazioni.
Ma se Torino ha deciso in questo modo di essere un paesone sovradimensionato, autoemarginandosi, col suo partito di governo più rappresentativo, dalla discussione politica nazionale, più attento a trovare una composizione interna per le prossime elezioni comunali che ad approfondire le grandi questioni, le cose non vanno meglio nel resto del Piemonte e in particolare ad Alessandria.
Anche la festa del PD alessandrino sembra incardinata sullo stesso canovaccio (o meglio sulla mancanza di esso) senza il coinvolgimento del Sindacato, mentre un confronto con i rappresentanti confederali locali (almeno quelli regionali si potevano coinvolgere) sarebbe stato utile proprio mentre l’amministrazione alessandrina ha firmato una importante intesa con Cgil-Cisl-Uil, solo poche settimane fa – dopo alcuni anni, coincidenti con quelli del dissesto, di rapporto difficile e turbolento.
Alla fine non solo i licenziamenti sono stati evitati (questione per noi di SEL dirimente e su cui abbiamo messo un notevole impegno) ma le relazioni fra le parti sono state ristabilite con la firma di un accordo sociale (con in più un importante impegno dell’Amministrazione sul tema della casa). Questa nuova fase avrebbe certamente meritato un approfondimento (non rituale) insieme ai rappresentanti dei lavoratori e, magari, anche agli alleati della locale coalizione di centrosinistra.
SEL Alessandria