Mensi: “Per Internet in Italia è alle porte un vero ‘salto di qualità’: con ripercussioni positive anche per il territorio alessandrino”

Mensi-nuovaSiamo finalmente ad una svolta vera, e decisiva, sul fronte del ‘digital divide’, e l’Italia potrà colmare presto la distanza che la separa, sul fronte della copertura con reti digitali di nuova generazione, dal resto dell’Europa più avanzata? E questo, nell’alessandrino in particolare, che ripercussioni potrà avere? Quando davvero sarà garantito, nel nostro paese, il diritto di accesso ad Internet ad ogni cittadino?

Lo abbiamo chiesto al prof. Maurizio Mensi, docente di Diritto dell’Economia alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, e di Diritto dell’informazione e della comunicazione all’Università Luiss Guido Carli di Roma, avvocato e consulente della Commissione europea. Mensi è un’eccellenza alessandrina (originario di Valmadonna) di cui la nostra città può davvero andare fiera, e siamo lieti di ospitarne, di tanto in tanto, contributi, analisi e punti di vista.

 

Prof. Mensi, nella seduta del 6 agosto scorso il CIPE (ComitatoInternet interministeriale per la programmazione economica) ha sbloccato i primi finanziamenti per la realizzazione della rete di nuova generazione. Come siamo messi a livello nazionale con gli obiettivi dell’Agenda digitale? Lo ricordiamo ai nostri lettori: entro il 2020 il 50% della popolazione verrà raggiunto dalla rete in fibra ottica a 100 Megabit. E comunque tutti avranno, per quella data, banda ultra larga a 30 Megabit.
Non siamo messi bene, purtroppo. I dati 2015 non sono confortanti. L’Italia è in ritardo di almeno 3 anni rispetto ai paesi UE. Nel 2014 l’Italia aveva la più bassa copertura di reti digitali di nuova generazione, ben al di sotto della media europea.
Secondo gli ultimi dati fonte UE, ad avere accesso alla connettività a banda ultra larga (oltre i 30Mbps di velocità) è solo il 36% delle famiglie (contro il 68% della media europea).
L’Italia sconta ancora un forte ritardo, soprattutto per la qualità della connettività e la diffusione dell’utilizzo di Internet. Questa particolare forma di digital divide avanzato arriva addirittura al 100% in alcune regioni italiane prive totalmente di connettività a banda ultra larga. Se la copertura della banda larga veloce è molto bassa, ancora più drammatico è il livello di penetrazione.
In Italia, infatti, solo il 4% delle famiglie dispone di un collegamento superiore ai 30 Mbps contro una media europea del 26%. Penetrazione prossima allo zero, invece, per i collegamenti superiori ai 100 Mbps contro una media europea del 9%.
La Commissione europea ha recentemente presentato il nuovo Digital Economy and Society Index, lo strumento per misurare l’impatto del digitale nella società e nell’economia dei paesi membri dell’Unione (33 indicatori racchiusi in 5 macro-categorie: connettività, competenze digitali, attività online, integrazione delle tecnologie digitali, digitalizzazione dei pubblici servizi).
Nello specifico l’Italia finisce per essere 25esima sui 28 paesi dell’Unione. Peggio dell’Italia fanno solo Grecia, Bulgaria, Romania.

 
Ma il Governo ha sbloccato una prima tranche di finanziamenti,Digital divide attraverso il CIPE per le cosiddette “aree bianche”.
Il piano favorirà nella prima fase la copertura nei territori italiani attualmente meno serviti dalla rete, ovvero quelle zone del paese dove gli operatori non hanno alcun interesse commerciale a portare i servizi di connettività in fibra. Da subito 2,2 miliardi di euro provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione per un’infrastruttura che raggiungerà circa 10 milioni di italiani, 800 comuni, oltre 400 ospedali, 2000 scuole, 5000 sedi della pubblica amministrazione.
La banda ultra larga arriverà anche nelle zone rurali per garantire una connessione ad Internet veloce anche alle aziende agroalimentari. Fino al 2020 saranno investiti più di 250 milioni di euro del Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale (FEASR) per le zone montane e rurali e quindi sicuramente molti comuni dell’alessandrino potranno beneficiare di questi investimenti statali.

 
Banda largaCi spieghi bene come si concretizzerà questo finanziamento pubblico, anche per i nostri amministratori locali e per le piccole imprese che saranno coinvolte da questa rivoluzione digitale.
Il Ministero per lo sviluppo economico ha da poco concluso l’annuale consultazione pubblica per aggiornare la copertura a banda larga e ultra larga in tutto il territorio nazionale. Gli operatori di telecomunicazioni hanno dichiarato quali sono le aree che hanno coperto o che intendono coprire nei prossimi tre anni. E’ stato in tal modo identificato il livello di copertura del servizio di connettività in Italia, delimitando le aree “a fallimento di mercato” in cui è necessario l’intervento pubblico. Solo in queste aree si sviluppano i Piani pubblici, per non distorcere la concorrenza.
A settembre, definite bene le aree, il Governo potrà delineare le modalità del suo intervento. Sono stati individuati tre possibili scenari: un intervento diretto dello Stato, che diventa proprietario dell’infrastruttura e la dà in gestione in seguito a gare competitive; un modello “ad incentivi”, simile a questo usato per i bandi Eurosud, in cui il contributo pubblico si attesta attorno al 70%; una partnership pubblico-privato, stile Metroweb, dove la società agisce da operatore “all’ingrosso”.
Secondo il piano governativo per la Banda ultra larga, le aree in cui è necessario l’intervento pubblico riguardano il 35% degli italiani, comprese quelle aree rurali, per le quali si stima che gli operatori siano interessati ad investire in reti con più di 100 Mega soltanto grazie ad un sostegno statale (Cluster C). Si tratta di circa 2650 comuni.
Vi sono poi quelle aree per le quali solo l’intervento pubblico può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività da più di 30 Mega (Cluster D), in cui sono compresi circa 4.300 comuni. Sto pensando alle comunità montane delle valli Borbera e Curone, sino alle estreme propaggini dell’Appennino ligure.

 

Quali sono i benefici immediati per la nostra provincia, soprattutto inAppennino alessandrino quelle zone rurali e decentrate dove la banda larga ancora fatica ad arrivare.
La rete di nuova generazione ha grandi potenzialità e un forte impatto sull’economia reale. Pensiamo solo all’e-commerce: un’azienda esclusa dal mercato globale non ha possibilità di crescere. Solo il 5,1% delle piccole imprese – che in Italia rappresentano l’80% dell’occupazione e il 67% del valore aggiunto – vende on line meno dell’1% del fatturato delle imprese nazionali viene realizzato in rete. Nel resto dell’Europa si arriva al 40%.
L’83% delle imprese fallite lo scorso anno non aveva un sito Internet. Il Digital divide che ci separa dall’Europa ci costa almeno 25 mld di mancati investimenti l’anno. Grazie ad una rete super veloce le micro imprese dell’alessandrino potranno mettere in rete i loro prodotti, avere un sito Internet innovativo e aggiornato, potranno gestire con il cloud tutti i loro processi produttivi, accedere ai mercati internazionali e quindi crescere.
E poi le scuole dei nostri piccoli paesi di montagna saranno iperconnesse. I ragazzi avranno PC high-tech, potranno fare scambi culturali con altre scuole straniere in video conferenza, vedere in streaming documentari e reportage, potranno scaricare in pochi secondi articoli di giornale o accedere a innovative app didattiche.
Senza parlare del valore aggiunto che darà alla pubblica amministrazione. Dal PC di casa o dal telefonino con l’arrivo di Italia-Login, il portale unico della amministrazione statale, si potranno consultare i dati relativi al fascicolo pensione, a quello sanitario, prenotare gli esami diagnostici in ospedale o una raccomandata all’ufficio postale. Tutto a portata di un click, dal divano di casa.

 

IL-DIRITTO-DEL-WEB---Mensi-Falletta---copertina_okLei ha recentemente pubblicato un volume dedicato alle regole della rete. “Il diritto del web”, edito da Cedam.
Possiamo ipotizzare, parlando ancora di digital divide, di un diritto di accesso a Internet come diritto fondamentale per il cittadino?
La relazione tra rete e individuo è un tema quanto mai al centro del dibattito sui “nuovi diritti”, che si collega all’interpretazione dell’art. 2 della Costituzione italiana, intesa ora come fattispecie schiusa all’identificazione delle nuove richieste di tutela della persona provenienti dall’evoluzione sociale, ora come clausola puramente riassuntiva dei diritti esplicitamente enumerati nel testo costituzionale.
Tale querelle è stata recentemente animata da coloro i quali ritengono che non sarebbe corretto descrivere tali diritti come “nuovi”, poiché una mera interpretazione estensiva delle tradizionali garanzie costituzionali (artt. 1, 2, 3, 9, 33 e 34 Cost.) sarebbe sufficiente a ricomprenderli. Peraltro il contenuto del diritto di accesso alla rete viene declinato in modo diverso: ritenuto da alcuni un diritto sociale consistente nell’obbligo, posto a carico dei pubblici poteri, di garantire i mezzi materiali al singolo per accedere alla “banda larga” e alla connessione veloce, da altri un’estrinsecazione del diritto alla neutralità in quanto garanzia dell’accesso ai contenuti online al riparo da interventi del fornitore del servizio o della pubblica autorità.
Nel primo caso si potrebbe parlare di un diritto di accesso ai servizi di rete, nel secondo di un diritto di accesso ai contenuti online.
Certamente oggi non avere accesso a Internet significa vedersi precluso l’esercizio di gran parte dei diritti di cittadinanza. Alla base di questa riflessione vi è infatti il riconoscimento della presenza di un significativo digital divide fra la popolazione, vale a dire il divario tecnologico fra le diverse generazioni e i contesti economici e sociali. Si tratta di un divide che evidenzia una realtà composta per lo più di analfabeti digitali, per anagrafe o censo, che attualmente non consente alla rete di estendersi con la dovuta uniformità e generalità e priva così una parte della popolazione degli strumenti per esercitare i diritti e le libertà previste dall’ordinamento e non è pertanto in condizione di adempiere ai doveri che in modo crescente sono collegati all’utilizzo dello strumento informatico.

 

A livello internazionale, ci può citare qualche esempio di come è statoInternet mondo “costituzionalizzato” il diritto di accesso alle risorse della rete?
Il Messico ha recentemente riconosciuto per tutti i cittadini un diritto di accesso alla banda larga e a Internet, destinato ad essere garantito dallo Stato. Il Brasile, con la legge Marco Civil approvata nel 2014 rappresenta un punto di riferimento a livello internazionale in quanto traduce nel mondo online i principi contenuti nella sua Costituzione. E ancora in Finlandia dal 1° luglio 2010 una legge attribuisce lo status giuridico di “diritto legale” all’accesso a Internet per tutti i cittadini del paese. In particolare, il ministero per le Comunicazioni ha rilevato che “una connessione a banda larga di alta qualità a un prezzo ragionevole è un diritto elementare”.
Nel febbraio 2000 il Parlamento di Tallinn ha stabilito con legge il diritto alla connessione per ogni cittadino, facendo dell’Estonia un esempio da seguire e il 7 aprile 2004 tale diritto è stato elevato al rango costituzionale.
Anche la Grecia, con la riforma costituzionale entrata in vigore il 17 aprile 2001, ha stabilito che “ognuno ha il diritto di partecipare alla società dell’informazione e che lo Stato ha la responsabilità di assistere il progresso della società dell’informazione”. In senso analogo l’Ecuador, che il 28 settembre 2008 ha “costituzionalizzato” il diritto di accesso a Internet stabilendo che: “tutte le persone, in forma individuale o collettiva, hanno diritto a: l’accesso universale alle tecnologie di informazione e comunicazione […] l’accesso in eguaglianza di condizioni […] a bande libere per lo sfruttamento delle reti senza fili”.
Boldrini LauraE in Italia?
La presidente della Camera Boldrini ha recentemente presentato la “Dichiarazione dei diritti di internet”, frutto del lavoro di una Commissione costituita ad hoc e che verrà presentata a livello internazionale nel corso del prossimo Internet Governance Forum in programma in Brasile il 9 novembre 2015. In tutto 14 articoli, ove viene sancito il riconoscimento e la garanzia dei diritti fondamentali di ogni persona su Internet (art.1), compreso quello all’accesso ad Internet (art.2), “condizione per il pieno sviluppo come persona e come soggetto della comunità nella quale vive ed opera”.
Attualmente in Parlamento sono in discussione alcune iniziative di singoli parlamentari per l’introduzione dell’art. 34 bis nella Costituzione, ovvero “disposizioni volte al riconoscimento del diritto universale di accesso alla rete”. (Commissione Affari costituzionali, Senato, DDL 1561 e alla Camera il DDL 2816 per ora solo assegnato alla I Commissione permanente). Quindi accesso ad Internet come diritto sociale, ossia il diritto di tutti di accedere alla rete, ovunque ci si trovi. A questo si aggiunge il DDL Camera 2520 recante “disposizioni in materia di fornitura dei servizi della rete Internet per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso agli utenti”.