Pare una domanda aperta e libera di interpretazioni, ma proprio la vastità intrinseca ne rende difficile la soluzione, e Vorrei qui dare limite a questo lecito dubbio, ragionando su temi legati al tipo di sviluppo economico e sociale, locali e nazionali.
Procedere con domande aiuta a diradare la nebbia fumosa delle certezze sparse con autorità da chi è responsabile del nostro presente.
I poteri reali nel nostro paese (che qui a volte non hanno neppure sede) fanno vetrina sui media “acquistati” con contributi pubblici, per spiegare verità superficiali che è l’esatta continuazione “evoluta” della società nata sulle macerie dell’ultima guerra e poi dalla ricostruzione, con la grande espansione industriale e sociale. Nel tempo quelle possibilità si sono bruciate ed esaurite: le fabbriche di auto (FIAT, in testa), la chimica, gli immobili ed il cemento sparsi ovunque senza controllo, la manifattura come eccellenza delle grandi aziende (Ilva), dei cantieri navali, della moda, ecc.
Dall’altro lato un benessere relativo di cui la popolazione godeva con possibilità oltre la reale disponibilità, tramite mutui e cambiali.
Tutto questo si è arrestato bruscamente, a ondate successive si è consumato ogni traccia di presente e non si intravede un futuro certo.
La politica aiuta a spargere come polvere tossica questo racconto concreto a livello nazionale come a livello locale, di cui le nuove indicazioni di Mandato della Rossa sono rappresentative.
C’è un tentativo reale e concreto le cui radici non risolte sono culturalmente nella storia dell’Italia.
Le fabbriche come l’Ilva sono esemplari, dove lo scambio miope fra lavoro/salute/ambiente sono un buco nero di risorse pubbliche rapinate, di vite umane e di destini sociali difficile da dimenticare. Salute e giustizia sono immolate legalmente da un capitalismo cieco e devastato dalla finanza internazionale con la complicità oggettiva della politica e dei sindacati
(con ovvi distinguo).
Si tenta di farli rivivere di benefit statali e con artifici finanziari/giuridici, e con gli operai come ostaggi in una battaglia persa in partenza, nel governo della città di Alessandria: le partecipate come lunga mano storica del voto di scambio e delle mire personali di piccoli gruppi manageriali, alimentate dai partiti sordi e ciechi che non vedevano i bilanci negativi di anno in anno e le usavano come bancomat per piccole opere svuotandone il senso dell’azione e traendone vantaggi elettorali.
La cultura del “lavoro ad ogni costo“ retaggio di un pensiero “debole” ha lasciato spazio alla dispersione di risorse, alla corruzione, con l’unico obiettivo di far sopravvivere questa politica superficiale e ignava
Ancora. Se abbiamo accertato un cambiamento climatico forte, un inquinamento derivato importante, perché devo ancora oggi impostare le poche occasioni energetiche sul consumo termico e di autotrazione con al centro combustibili fossili in via d’estinzione fra pochi decenni, in modo dissennato?
Perché il governo nazionale autorizza società a fare ancora trivellazioni con metodi devastanti per l’ambiente ed il sottosuolo e quello locale ci propone metodi unici come il Teleriscaldamento?
Chi produce e lavora combustibili fossili, ad oggi, ha usufruito nel mondo a vario titolo, di 5 trilioni di miliardi di dollari pubblici come incentivi e esenzioni fiscali! A questo serve aggiungere i costi della sanità dovuti a queste scelte per l’inquinamento provocato. Se i vari governi nel mondo avessero investito un quarto di questo nelle energie sostenibili saremmo oggi tutti autosufficienti e senza inquinamenti, ovunque.
E’ chiarificatore, in questo , l’esempio negativo della produzione energetica nella provincia di Alessandria.
Dai dati di Lega Ambiente si evince che qui la produzione di energia attraverso il fotovoltaico, l’idroelettrico, le biomasse, ecc fatta da grandi e medie aziende (alcune spagnole, inglesi,ecc), ha superato il fabbisogno elettrico complessivo della zona necessario!
Ma nessun utente privato o industriale ne ha potuto godere, anche solo come abbassamento di costi sulla bolletta mensile! Anzi!
Tutta la produzione è incamerata dall’Enel, che a sua volta non avendo possibilità di utilizzarla a pieno regime la paga ma poi la disperde in rete senza utilizzarla tutta.
La paga ma non la usa completamente, caricandone i costi spesi sulle bollette di tutti gli utenti ignari!
Ancora una volta, una produzione non inquinante e verde viene usata per fare ricchi gruppi industriali senza vantaggi per gli utenti.
E’ noto dalle cronache che tutte le partecipate comunali sono in crisi, ad Alessandria in modo particolare, con bilanci per alcuni fallimentari e per altre senza liquidità per investire.
Il governo Renzi ha stabilito che a livello nazionale con la legge di stabilità le circa 7.000 aziende, accorpandosi, si devono ridurre a circa 1.000, il che è meritevole.
Ma poiché esse rappresentano da sempre un grande bacino di voti e clientela, sfuggono con mille artifizi a ristrutturazioni nel merito e nello scopo. Complici miopi i sindacati che vedono solo gli interessi dei dipendenti delle partecipate e non quelle dei loro veri (forse) proprietari: i cittadini tutti.
I dipendenti in ultima analisi sono vittime ed ostaggi di una politica dei partiti da sempre, senza nessuna qualità sociale e nessuna speranza.
In questi giorni la giunta municipale di Palazzo Rosso con sfoggio di eloquenza cala il suo asso di quadri sul tema, con la sua soluzione: il project financing.
In sintesi per mantenere in vita servizi essenziali come energia, trasporti, rifiuti e gestione acqua, l’unica soluzione è l’ingresso di privati con capitali freschi (per fare che?)
La Multiutility così nata sarà ancora pubblica cedendo solo il 49 %, però è ovvio che se vuoi attirare capitali devi non mettere paletti, non dare progetti di sviluppo limitanti o di indirizzo per uno sviluppo in senso sociale di energia, rifiuti, trasporti ed acqua. Regole scritte e concordate, non parole.
Pazienza se la gestione da emergenza acclamata si farà dramma e a quel punto cedere anche solo il 2% di quote e dare tutto in mano all’investitore sarà uno scherzo. Investitore che a quel punto comanda e decide per il suo guadagno: la socialità del servizio non interessa.
Quindi siamo davanti ad un alzabandiera di incapacità politica dei partiti di maggioranza a ristrutturare il bene comune, senza nessun progetto organico nel tempo e con la parallela situazione cittadina di tasse ormai al massimo, di tariffe alte e imposte.
Gli artifizi pensati sono di ingegneria finanziaria, di competizione, mai di senso comune, pur dando per certa la difficoltà per chiunque a ragionare sui numeri oggettivi. L’attenzione è al MERCATO, non allo scopo di utilità.
I soldi incassati per il gas, per i rifiuti, ad esempio, non pagano solo i costi (materiale e manodopera) del servizio stesso, ma vanno al comune come incasso ed il margine è spalmato sull’uso necessario alla politica per la propria sopravvivenza elettorale, che è sempre più vorace perché nel tempo si è caricata di fardelli di debito micidiali.
Il comune di Alessandria attualmente ha oltre 200 milioni di euro di debiti pregressi, ed il patto di stabilità voluto dall’EU non permette di uscire dall’equilibrio dei conti di bilancio, cioè anche potendo non si può spendere oltre.
Così si pensa di acquisire reti gas con l’aiuto di privati, invece di parlare con i cittadini in modo diverso e proporre ad esempio di diventare motore di energie rinnovabili, quindi portando lavoro diffuso e rilanciare questa crisi diffusa e ramificata.
Così si pensa sia meglio aprire discariche sul territorio a rifiuti di altre regioni perché porta soldi, invece di attuare un vero percorso virtuoso verso rifiuti zero e riciclo, riuso, attirando di sicuro attenzioni di investitori “speciali”… da definire.
Perché se siamo in un mondo in cui la tecnologia mi permette di fare efficienza, risparmio e di avere ambiente sano, chi dovrebbe tutelare la popolazione propone Teleriscaldamento e commercio di rifiuti?
Nonostante i costi della sanità raccolgano il 70-80% delle spese regionali pubbliche lasciano carta bianca a chi inquina con i fossili e le discariche sono quasi incustodite di fatto (oltre a accettare lo smarino sulle cave sopra le falde acquifere?).
Si creano punti di criticità ed emergenza appositamente in modo anche cinico, per poi lanciare
“pubblicità progresso” di grandi gruppi industriali salvifici, senza dubbi ne domande ai cittadini per spiegare e capire se approvano.
Lontani anni luce da paesi che incentivano ad esempio lo sport come prevenzione sanitaria di massa!
A livello nazionale l’affare partecipate sta convogliando gruppi di affaristi e finanzieri. E’ giusto chiudere carrozzoni, ma non senza indirizzo responsabile.
Nel mondo in cui vivo nessuno si pone il problema di fare il bene comune, di difendere interessi della gente, di offrire servizi utili davvero in modo alternativo a quanto fatto finora con bandiere di ogni colore.
Il centro cittadino langue, i negozi chiudono e provocatoriamente chiedo: per quale ragione si spendono soldi solo in centro per rifare alcune strade? Sono le strade la causa della crisi e il rifarle a caso ha modificato questa morsa ai consumi?
Poiché questi costi piccoli o grandi vanno spalmati sulle tasse di tutti, anche chi non ne gode e sono uno spot elettorale senza un seguito vero.
Il commercio minuto muore perché la grande distribuzione (autorizzata dalla municipalità) ha saturato nel tempo la domanda di merci nella periferia scambiandola con rotonde …
Il commercio muore perché le tasse sono alte e gli affitti dei negozi pure e per recuperare balzelli su dehor o sull’ombra sono obbligati a rivalersi sui prezzi del venduto con spirale negativa.
Muore perché le banche non fanno più credito reale e la sicurezza diminuita, i servizi di trasporto scarsi ed inefficienti.
La città tutta si sta spegnendo, con degrado a vista al di là dei paroloni spesi per dire il contrario.
Il nostro monumento cittadino migliore: la Cittadella, è lasciato in degrado e senza futuro.
Di fronte ad un dissesto idrogeologico evidente la politica sceglie di buttare le risorse rimaste in grandi opere inutili come il Terzo Valico : un buco in mezzo al nulla che serve solo a chi lo fa (Gavio)
Dati ISTAT dicono che il 10-15 % degli italiani ha la proprietà dell’80% delle risorse nazionali. Quel 10-15 % nella crisi negli ultimi anni ha aumentato i propri guadagni di circa il 10 % . I numeri sono pietre !
Vuol dire che l’aumento dei disoccupati, il taglio della spesa pubblica, i minor investimenti, la fine di quello che era uno stato sociale, la svendita di beni ed asset strategici ( Telecom, Terna, ecc) hanno aumentato il benessere di pochi ed impoverito il paese.
Renzi si vanta della velocità con cui si è arrivati ad es al Job Act con nuove regole del lavoro. Di fatto hanno legalizzato il licenziamento dei precari effettivi, per essere assunti a tempo indeterminato ma a condizioni minori e dopo tre anni gli stessi, possono essere spediti a casa con poca spesa e nessuna grana giuridica.
Doveva proprio ricordarlo il papa che nella vita il lavoro è solo una delle componenti?
Anche io, da operaio sono cresciuto con l’idea che l’importante era il lavoro. Politicanti e sindacati hanno perseguito nel tempo questa concezione scambiando lavoro con inquinamento ambientale, lavoro contro opere inutili. QUI abbiamo bruciato risorse enormi e oscurato il futuro della settima potenza mondiale.
In Norvegia gli uffici chiudono alle 17 ed i negozi del centro città alle 18 per permettere ai dipendenti altre attività (sport, cultura, benessere personale )
Qui in Italia le famiglie numerose ed i giovani se vogliono attivarsi autonomamente fanno 2/3 lavori malpagati solo per vivere.
Lo stato sociale non c’è più, è impegnato a fare teatro all’Expo con le grandi opere inutili a tagliare sanità e conquiste pensionistiche.
Il mondo che vorrei non è ancora disegnato, è nascosto fra la gente solidale del volontariato, dei comitati e delle associazioni ambientaliste che lottano, dei comitati per l’energia pulita e rinnovabile, in chi si batte per difendere una agricoltura a km zero sostenibile, in chi crede sia ora di non inquinare più terre , fiumi e mari come semplice misura di prevenzione della vita.
E’ in chi col microcredito pensa a innovazioni e a artigianato diffuso, vero traino sociale, in chi con la ricerca e lo studio pensa a nuovi modi di produzione, per cose utili alle persone, non armi, chimica implosiva, Suv, ecc.
Scorrono le idee su quell’uomo/donna come individuo singolo trasformato in merce, in oggetto di marketing.
Questa depressione sociale fa salire il valore di chi non sta nel coro e cerca con gli occhi e con la mente un futuro diverso col sogno di un presente amico.
Il mondo che sogno si prende cura delle persone, tutte e della natura e spende risorse nel reddito di cittadinanza (vincolato a condizioni) e per garantire la casa come bene primario ed intoccabile. Il mondo che sogno dedica attenzione a me uomo qualunque e applica democrazia vera, chiedendomi pareri e informandomi delle sue intenzioni.
Solo allora l’anima ribelle si placherà e le poesie prenderanno il posto delle urla. Prima o poi mi sveglio e….
Gianni Gatti – Alessandria