“Quando nostro nonno Giorgio, nel 1958, si trasferì con moglie e tre figli piccoli da Benevento all’Ovadese, si innamorò subito della Val del Prato: e noi oggi facciamo di tutto perché possa essere orgoglioso di questa tenuta”. L’Azienda Agricola Viticola Fratelli Facchino di Facchino Giorgio (nipote che porta il nome del nonno) è una vera impresa famigliare, a cui Carmine Facchino, la moglie Maria Teresa e i figli Giorgio e Diego (laureando in enologia) dedicano tutto il loro impegno, valorizzando al meglio 15 ettari di vigneti (proprio ai confini con la Tenuta Cannona della Regione Piemonte) che producono vini che sono tra i fiori all’occhiello di tutto l’Ovadese.
La storia della vostra impresa sembra quasi una metafora della storia d’Italia, e un esempio della nostra tradizione di impresa famigliare..
Dai tempi di nostro nonno Giorgio la nostra famiglia si è innamorata di queste colline, e attraverso diverse esperienze imprenditoriali successive in effetti abbiamo sempre investito su questo territorio, che è casa nostra e che ha straordinarie potenzialità, a partire proprio dal vino.
Il vostro Monferrato Rosso, Note d’autunno, del 2010 si è aggiudicato quest’anno il Marengo Giovani: che vino è?
E’ un 100% albarossa, un vitigno su cui stiamo puntando molto, e che crediamo possa dare ampie soddisfazioni, a noi e non solo. Note d’autunno è un vino importante, con un’identità forte e ben definita, che colpisce e seduce. Insomma, chi lo assaggia non lo dimentica, e torna a cercarlo. Lo abbiamo chiamato Monferrato proprio perché ci sembra essenziale legarne il nome al territorio.
L’Ovadese è terra che ha altri rossi importanti: voi cosa proponete?
Abbiamo una proposta molto diversificata, in cui però certamente i rossi, dal Barbera al Dolcetto sia nella versione più giovane, che in quella più invecchiata, ci consente di soddisfare le esigenze di una clientela ampia. Abbiamo comunque anche un rosato per aperitivi, molto apprezzato, e naturalmente il Cortese dell’Alto Monferrato, che è un bianco tradizionale, con un suo mercato stabile.
Chi sono i vostri clienti?
Soprattutto privati, che serviamo anche a domicilio, perlopiù in Liguria e in Lombardia. E poi ristoranti ed enoteche. Ma vorremmo far crescere anche l’accoglienza, soprattutto di operatori e comitive straniere. Perché il vino davvero lo si apprezza e capisce di più, se si capisce dove e come nasce, e quale legame ha con la terra da cui proviene.
Produciamo circa 70 mila bottiglie l’anno, tutte rivolte al mercato nazionale: non perché l’estero non ci interessi, ma perché entrare su certi mercati non è assolutamente facile. Non escludiamo peraltro di provarci, e di provare a sperimentare anche la vendita on line, che può in prospettiva essere un canale interessante. Quest’anno, intanto, dopo diversi anni di assenza siamo tornati al Vinitaly: decisivo è stato l’appoggio fornitoci dalla Camera di Commercio. Poi naturalmente, sul posto, sta alla singola azienda muoversi in maniera efficace, avendo preso in anticipo i giusti contatti. Il sogno nel cassetto rimane il ProWein di Düsseldorf: l’anno prossimo vedremo!