Abbattere la fauna selvatica? Una vergogna!

Spettabile redazione,

ho guardato i video delle interviste fatte da Pier Carlo Lava a Giuseppe Botto Vice Direttore e Gian Piero Ameglio Presidente della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Alessandria in merito alla manifestazione davanti alla Prefettura sui danni agli agricoltori e sugli incidenti stradali causati della fauna selvatica.

Entrambi presentano una situazione fortemente critica dell’agricoltura alessandrina che pare flagellata da cinghiali, caprioli, nutrie, corvidi. Con tutta la comprensione che si possa mostrare nei confronti degli agricoltori, ciò che emerge da queste interviste è la soluzione sbagliata al problema.
Il Vice Direttore Giuseppe Botto parla di piani di abbattimento e di contenimento, di gabbie per la cattura, precisando che gli animali catturati devono essere abbattuti. E quando Pier Carlo Lava fa notare che quei metodi non sono graditi agli animalisti (soprattutto agli animali!), risponde che quella è “carne pregiata, biologica e potrebbe essere distribuita a case di riposo, persone indigenti, potrebbe essere una risorsa”. Il Vice Direttore probabilmente è informato sull’agricoltura, cioè la coltura dell’agro, che non ha nulla a che fare con la produzione di carne sulla quale farebbe bene a informarsi. La promozione che fa della carne è grottesca. E’ di questi giorni la notizia del caso Federcarni :“Sì alla carne. Piacere senza rischi“, questa e altre frasi utilizzate nella campagna pubblicitaria 2015 promossa da Federcarni (la federazione nazionale dei macellai) e Confcommercio sono state rimosse, perché ritenute ingannevoli dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (leggi articolo)… Gli slogan presenti su migliaia di borse recitavano: “No al colesterolo, No all’obesità, No alle cattive diete, No ai grassi, No agli squilibri alimentari, No ad anemia e spossatezza, No ai pregiudizi”. Concludendo con un ulteriore suggerimento: “I consigli giusti dal tuo amico macellaio”, come se fosse il deputato ideale per i consigli di nutrizione o dietetica. Il Presidente dell’Autorità Garante della concorrenza ha accolto la denuncia… valutando i messaggi di «tenore assoluto e perentorio che avrebbero potuto indurre i consumatori a ritenere che il consumo di carne sia incondizionatamente esente da rischi e anzi indispensabile per combattere anemia e spossatezza”.

Il Presidente Gian Piero Ameglio dichiara “il problema è economico, ovviamente” cancellando con un bel colpo di spugna secoli di etica e di cammino nell’affermazione dei diritti animali. Il Presidente dovrebbe capire che non si vive di sola economia. E prosegue “… se non si liberalizza la caccia per gli ungulati, diventa difficile il controllo” ancorandosi alla granitica soluzione della caccia, ampiamente superata e retaggio culturale di una sparuta minoranza di “sportivi” amanti della doppiette. Quando Pier Carlo Lava gli chiede se ci siano alternative, risponde “Noi non siamo tecnici specializzati”: è la sola cosa che condivido di ciò che ha detto. Lasciamo quindi la parola ai tecnici i quali escludono la soluzione caccia. I metodi cruenti, applicati da diversi anni, spesso senza censimento degli animali, sono inefficaci, come dimostra anche un’autorevole letteratura scientifica. Nonostante ciò, essi vengono continuamente autorizzati. Le istituzioni esercitano le proprie funzioni in materia di caccia sulla base di una legislazione che consente l’attività venatoria e ne definisce limiti e modalità ma anziché attivarsi per contenere la riproduzione degli animali con forme di sterilizzazione e di controllo delle nascite non cruente, preferisce autorizzare la loro uccisione. Ciò che mi fa inorridire è che ancora una volta si parli di caccia come mezzo per “controllare” gli animali. Esistono metodi alternativi validi, sperimentati, e soprattutto non cruenti, che contemplano interventi di ingegneria naturalistica, di gestione ambientale e di controllo della natalità.

Leggendo “La voce di Trieste” sono stata piacevolmente sorpresa nel vedere che la Regione Piemonte è citata come esempio virtuoso nella capacità di convivenza con la fauna selvatica. Sul giornale si parla di “…civiltà della Regione Piemonte, che… ha organizzato… nel 2006 un convegno significativamente intitolato “Fauna selvatica e attività antropiche: una convivenza possibile” nel quale hanno presentato anche questo studio dell’Università di Bologna che conferma dettagliatamente l’efficacia, anche per i cinghiali, dei repellenti olfattivi e gustativi in commercio da tempo, per allontanarli sia dagli abitati che dalle coltivazioni. Facendo anche risparmiare il denaro pubblico dei risarcimenti agli agricoltori altrimenti danneggiati. Ottenere queste ed altre informazioni per evitare il massacro inutile di poveri animali fiduciosi ed indifesi non richiedeva inoltre intelligenza, cognizioni né sforzo maggiore di quelli necessari per un’oretta di ricerca in internet.” Una buona volta che noi Piemontesi siamo un esempio di “civiltà” altrove, adoperiamoci per mettere in pratica questa civiltà. Ecco gli atti del convegno.

Aggiungo che il Prof. Carlo Consiglio, Presidente onorario della L.A.C. (Lega Abolizione Caccia) nazionale, già professore ordinario di Zoologia nell’Università di Roma, ha fatto un interessante studio sui cinghiali che sarebbe utile consultare.

Le parole “coltura” e “cultura” hanno la stessa etimologia.

Per occuparsi di coltura dell’agro è indispensabile possedere un minimo di cultura dell’agro per evitare di rilasciare interviste approssimative e grossolane che non aiutano certamente un’associazione come la CIA. Io stessa, cliente CIA per diversi anni, non acquisto più i suoi prodotti dopo che, insieme a Confagricoltura, e successivamente a Coldiretti, si è fatta promotrice di una vergognosa raccolta di firme per lo sterminio dei caprioli.

E’ importante capire che bisogna utilizzare i mezzi di allontanamento noti e collaudati anziché organizzare l’uccisione degli esemplari più innocui e confidenti che si avvicinano agli esseri umani senza averne timore: lo fanno perché hanno fame e ucciderli per punirli del loro naturale diritto alla ricerca del cibo è una vergogna di cui nessuna società dovrebbe macchiarsi.

Cordiali saluti.

Paola Re – Tortona (AL)