“E’ cominciato tutto per passione, vent’anni fa: e la passione, a dire il vero, è ancora oggi l’elemento più importante, anche se nel frattempo questo è diventato il mio lavoro”. Davide Buzzi Langhi è consigliere provinciale a Palazzo Ghilini e comunale a Palazzo Rosso, e figlio della mai dimenticata Francesca Calvo, sindaco leghista di Alessandria per quasi dieci anni, a partire dal 1993. Ma questa non è un’intervista politica, o comunque non nel senso classico del termine: ossia sempre di polis, e di comunità alessandrina, si discute, ma dal punto di vista ‘dell’industria del divertimento’, in particolare giovanile e notturno. Settore nel quale il quarantenne Buzzi Langhi opera dalla metà degli anni Novanta (“partì tutto all’Università, a Pavia, per gioco e divertimento, con alcuni amici e compagni di studi”), attraverso una serie di esperienze come proprietario o gestore di locali che hanno segnato la storia recente dell’entertainment alessandrino, come lo Zettel e il Village, fino all’attuale esperienza del Blanco, la discoteca estiva della Canottieri che attualmente catalizza il divertimento del ‘popolo della notte’, con serate anche di grandissimo richiamo, come la recente esibizione dell’inossidabile Jerry Calà, o del dj Cristian Marchi, uno che fa ballare tutta la penisola, e la cui esibizione, prevista per venerdì scorso, è stata rinviata per tempo incerto, ma sarà presto ‘recuperata’. A Davide Buzzi Langhi abbiamo chiesto di spiegarci come funziona questo particolare settore della nostra economia, quali sono le ultime tendenze, e qual è il suo ‘stato di salute’, soprattutto alessandrino.
Buzzi Langhi, quand’è che lei ha capito che la notte era ‘il suo elemento’, anche professionale?
(sorride, ndr) In realtà da ragazzo andavo in discoteca per divertirmi, come tanti altri miei coetanei: e tra l’altro due dei miei attuali soci, amici e compagni di avventura al Blanco, ossia Francesco Pittaluga e Ciro Cassaneti, li conobbi proprio da cliente dei vari locali dell’epoca, mentre loro, che hanno cominciato nel settore davvero con i calzoni corti, già in discoteca ci lavoravano. La prima esperienza come organizzatore di serate ed eventi, comunque, per me non è stata alessandrina, ma pavese. Studiavo giurisprudenza, e con alcuni compagni di corso iniziammo ad organizzare le feste per gli universitari italiani e stranieri, al tempo delle prime esperienze Erasmus. Ma lasciamo perdere, che sono passati vent’anni….
Ma no, ci racconti un aneddoto di quegli anni: è vero che ci si divertiva di più di oggi?
(riflette un attimo, ndr) Certamente non eravamo tutti ossessionati dal fantasma della crisi, e dall’incertezza sul futuro che aleggia ora nell’aria. Ma poi forse, semplicemente, in Italia, e dalle nostre parti in particolare, c’erano molti più ventenni di oggi: lo dicono le statistiche. Comunque a Pavia all’epoca si faceva anche parecchia innovazione: per due anni di fila, ricordo, ci inventammo una splendida iniziativa, che era un tram-discoteca viaggiante che girava tutta la notte per Milano. In duecento raggiungevamo Milano in treno da Pavia, e da non ricordo quale stazione o fermata della metro partiva il tram, pieno di universitari tedeschi, olandesi, spagnoli, di tutto. Quella fu la mia prima vera esperienza come organizzatore di eventi.
Ad Alessandria quando ha cominciato?
In maniera professionale molto più di recente, diciamo una decina di anni fa, con lo Zettel. Lo presi in gestione con un amico, e per tre anni i risultati furono sorprendenti, oltre ogni più rosea aspettativa. Diventammo rapidamente il locale di riferimento della zona, e forse anche oltre. Ed io facevo i salti mortali, poiché all’epoca lavoravo anche in banca, in Lombardia, e mi ero avvicinato alla politica attiva: prima consigliere provinciale dal 2004, e poi anche consigliere comunale dal 2007 (con un’esperienza anche di pochi mesi come assessore alla Cultura nel 2012, ndr). Ad un certo punto decisi di mollare l’impiego in banca, con tutte le garanzie connesse, per dedicarmi a tempo pieno all’attività di imprenditore.
Lo rifarebbe?
Assolutamente sì, anche se le difficoltà sono innegabili, per le tante ragioni che chiunque oggi conosce nel mondo del lavoro, e dell’impresa in particolare. E mi riferisco non solo alle discoteche, o ai locali notturni diciamo così, ma anche ai negozi, ai bar, alle attività commerciali in genere.
Completiamo però prima il suo percorso: siamo arrivati allo Zettel…
Certo…ad un certo punto, mi pare fosse il 2008, entrai nella società che gestiva il Village a San Salvatore, e fu un’altra esperienza importante: partimmo come ‘versione estiva’ dello Zettel, ma con potenzialità anche più ampie: dalla piscina, alla location per eventi e matrimoni. In quel periodo poi, nelle estati 2010 e 2011, ho avuto un bel ruolo anche al Covo di Santa Margherita Ligure, location davvero top. Fino al 2011 insomma ha funzionato tutto alla grande. Poi la crisi sul settore ha colpito duro, c’è poco da girarci attorno: basta guardare al panorama dei locali in giro per la provincia per rendersene conto. Fino a pochi anni fa ogni centro zona aveva i suoi, oggi se l’offerta ad Alessandria si è ridotta, altrove non c’è quasi più nulla.
Il Blanco però, ossia la discoteca estiva del Circolo Canottieri, sta andando alla grande…
Per fortuna sì: ed essendo un locale all’aperto molto dipende anche dal tempo, che per ora è stato ottimo. Incrociamo le dita, pensando al luglio super piovoso dello scorso anno! Al Blanco comunque ci si diverte davvero, e la scorsa settimana abbiamo avuto ospite Jerry Calà, che rimane fra i top player dell’intrattenimento del nostro settore, a livello Italia, in questo momento.
Chi sono i vostri clienti?
C’è davvero di tutto, e questo è uno degli aspetti bellissimi di questo mestiere: incontri i ragazzi di 18 anni alle loro prime uscite in autonomia, ma anche gli imprenditori che magari ti contattano per chiederti di organizzare una serata o evento particolari: e hai davvero il polso della società in movimento.
E poi c’è il capitolo ragazze, Buzzi Langhi: non faccia il modesto, dai…
(ride divertito, ndr) Lasci perdere, che su quel fronte è un disastro: tante amiche, per carità, chi lo nega. Ma costruire una storia vera è ancora più difficile che per chi lavora in altri settori, non creda….
Possiamo raccontarlo l’aneddoto della vicina, di cui ci ha accennato qualche sera fa?
Ma sì, è un aneddoto simpatico, raccontiamolo pure. Quando, nell’estate 2013, abbiamo inaugurato il Blanco, ho cominciato a ricevere sul mio cellulare sms irritati, anzi proprio arrabbiati, da parte di una ragazza che abita non lontano dai Canottieri, e ogni tanto si lamentava, all’inizio, della musica troppo alta dopo una certa ora. In realtà la location è piuttosto isolata, ma non posso escludere che, in certe nottate col vento, qualche suono in qualche abitazione si possa in effetti sentire. Sta di fatto che all’inizio pensavo che questa ragazza, che ho chiamato ‘la vicina’, potesse essere in realtà un fake, uno scherzo dei miei amici burloni. Poi però ci siamo anche sentiti per telefono, ed esiste davvero. Non solo: nel tempo è nata anche un’amicizia, a modo nostro: tanto che la settimana scorsa, alle 3 del mattino, mi ha scritto “questa canzone però non è male”.
Non ha mai avuto la tentazione di conoscerla?
Ma no, il rischio è che svanisca la magia, meglio continuare così: però ogni tanto le dedichiamo qualche pezzo, e ormai è come se fosse una di noi.
Torniamo seri Davide: cosa manca all’Alessandria by nitght?
Francamente credo che gli amministratori locali (e mi ci metto dentro anch’io, come consigliere provinciale e comunale) dovrebbe mostrare più attenzione al mondo del divertimento, sia diurno che serale e notturno, sia in termini di valenza sociale che di business. Penso ad un evento creato con intelligenza e tenacia da privati, come il Capodanno Alessandrino: in dieci anni è diventato un appuntamento di grande rilievo, che attrae persone e genera indotto. Non dico che l’ente pubblico debba ragionare in termini di business: ma se non altro pensare a spazi e infrastrutture che siano utilizzabili (dal punto di vista dell’inquinamento acustico, dei parcheggi e quant’altro) da chi ha idee e progetti da realizzare. Viene naturale pensare alla Cittadella, ad esempio: una struttura di quel valore, e con quelle potenzialità, pur nel rispetto di tutti i vincoli legati alla sua storia di ex caserma, perché dobbiamo lasciarla andare in malora in quel modo? Eppure sono decenni che non si riesce a trovare la soluzione vincente.
Sta parlando da potenziale candidato sindaco? Come sa, la campagna elettorale pare cominciata con ampio anticipo, e aspiranti già ce ne sono diversi…
(sorride, ndr) Non si era detto intervista professionale, e non politica? Comunque: a me nessuno per il momento ha chiesto nulla, neanche all’interno del mio partito, o del centro destra. E francamente per me la politica non è mai stata, e non sarà mai, un mestiere: faccio l’imprenditore, e mi sta bene così. Se poi ci fossero proposte o esigenze, ci confronteremo: per ora godiamoci l’estate!
Ettore Grassano