Picchiano decisamente duro, i commercianti di via Dossena.
Chi con il ‘nodo’ alla gola e quasi le lacrime agli occhi, chi invece con una ‘vis polemica’ decisamente più vivace (si veda la titolare della lavanderia del nostro video di oggi): tutti sembrano però concordi nel ritenere che la situazione sia peggiorata. Ossia che, dopo il restyling della via e dell’area, nell’ambito del Pisu, quella zona di Alessandria, già periferica da decenni, sia meno frequentata (ma anche più mal frequentata!) di prima, con tutti gli annessi e connessi per chi con il piccolo commercio ci vive, o ci dovrebbe vivere.
Il nostro prezioso videoreporter Pier Carlo Lava, nei giorni scorsi, ha incontrato, direttamente ‘sul campo di battaglia’, diversi titolari di esercizi commerciali della via, di cui vi raccontiamo umori e punti di vista nell’articolo di stamattina, a firma dello stesso Lava, e in un primo video, a cui ne seguirà un altro, non meno significativo, nei prossimi giorni.
Lamentano, gli esercenti intervistati (ma anche numerosi altri: qualche settimana fa pubblicammo una petizione/appello di un nutrito gruppo di commercianti di via Milano), non un assoluto disinteresse nei loro confronti da parte degli amministratori comunali, ma il fatto che alcune scelte ‘strategiche’ di Palazzo Rosso siano state per loro addirittura dannose. Puntano il dito, in particolare, sul drastico ridimensionamento del numero di posti auto, anche di breve durata. In conseguenza del quale ci sarebbe stato quest’anno un calo del fatturato del 30, 40 e in alcuni casi anche 50%. Ed essendo molte attività commerciali già alle prese con gli effetti della crisi economica, è chiaro che un’ulteriore ‘complicazione’ di questo tipo rischia di essere letale.
Certamente è ingeneroso giudicare ora la situazione non solo di via Dossena, ma di tutta la porzione di Alessandria interessata dal Pisu. Perchè molti lavori devono ancora essere ultimati, e perchè probabilmente solo l’apertura del nuovo ponte (quando sarà, lo vedremo: certamente in tempo utile per le elezioni del 2017!) consentirà di valutare non solo la gradevolezza e vivibilità dell’area, ma anche il suo nuovo appeal commerciale.
Il punto, però, è che mentre noi comuni cittadini possiamo attendere con pazienza (chi più, chi meno..), per i commercianti è già ora questione di vita o di morte. Professionale, si intende. Per cui il rischio è davvero, tra un paio d’anni, ritrovarci a constatare che la cura era quella giusta, ma che il paziente nel frattempo non ce l’ha fatta!