In provincia di Alessandria si allunga l’elenco delle crisi aziendali e dei rischi per i lavoratori: ultimo caso clamoroso è quello dell’azienda industriale MINO, una delle più antiche e storiche fabbriche metalmeccaniche locali, famosa per il motto “QUI NON SI LICENZIA ALCUNO” enfatizzato dai suoi imprenditori “illuminati” in esito alla tragica alluvione del 1984, quando i suoi lavoratori dipendenti si prodigarono spontaneamente per far ripartire l’azienda fino a farle raggiungere i livelli di prestigio e di eccellenza produttiva che attualmente le vengono riconosciuti. Ora, provocatoriamente, la MINO vuole licenziare di colpo 13 lavoratori per motivi e logiche di mercato che offendono serietà, razionalità ed efficienza produttiva, rifiutando persino i classici ricorsi alla CIGS e ai contratti di solidarietà difensivi.
E’ probabile, in questo caso, l’intenzione tutta politica di accreditarsi come nuovi “renziani falchi” in seno alla Confindustria locale, forse a causa della “sgradita presenza interna del sindacato di base CUB” ed anche in esito alla “stimolante” avanzata della controriforma del “mercato” dello sfruttamento in atto. Non a caso emergono poi anche comportamenti aziendali sempre più sfacciatamente antisindacali: ad esempio il grande supermercato ESSELUNGA locale rifiuta persino di riconoscere l’indizione delle assemblee interne richieste dalla RSU, anche qui elette nella lista CUB. Da decenni poi aumentano i rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini residenti soprattutto nel polo chimico di Spinetta Marengo, che ha visto “triplicare” gli insediamenti industriali inquinanti delle zone D5, D6 e D7 grazie a scellerate complicità degli amministratori comunali di Alessandria, che hanno deliberato il disastro sanitario e morale della circoscrizione Fraschetta, già riconosciuta da sempre ad alto livello di inquinamento e di catastrofe ambientale per lo smaltimento dei rifiuti in cave e discariche locali, oltre al perpetuarsi del rischio di incidente rilevante per la presenza degli impianti Michelin, ex Montedison (ora Solvay, Arkema ecc.).
Quando queste tragedie emergono al “risalto mediatico” tutti noi sentiamo dal profondo una istintiva solidarietà con le “vittime” e cerchiamo di essere fisicamente al loro fianco per poter tentare di sconfiggere i criminali sfruttatori mafio-inquino-capitalisti. Come nel recente passato era successo agli stabilimenti industriali TEXO ed ARIFLEX (ex Comital) siti in zona industriale D5 di Spinetta Marengo, o come ora sta accadendo per la crisi dell’ILVA di Novi Ligure e di tante altre aziende locali, nazionali e multinazionali. Un vero governo dei lavoratori sarà possibile solo con l’impegno diretto, in prima persona, di ognuno di noi, senza concedere più alcuna delega passiva agli opportunisti abili a fare politica solo per la loro carriera personale: BASTA FARCI INCANTARE DA CHI SA PARLARE BENE MA POI AGISCE MALE, perché la corruzione non è solo economica ma anche e soprattutto morale, incentivata dal disimpegno, dalla passività, dalla rassegnazione. I lavoratori subordinati hanno una immensa forza: senza di essi la classe dei capitalisti non potrebbe sopravvivere, in quanto senza lo sfruttamento del ricco sul povero il “muro” del potere capitalistico, con la sua devastazione sociale, ambientale e morale, crollerebbe di colpo, perché è solo la mancanza di coscienza e di solidarietà di classe della servile manodopera a permettergli ancora di esistere, depredare ed arricchirsi.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si è costruito contro il capitalismo, contro lo stalinismo, contro il triste cascame delle loro tradizioni e delle loro truffe. Attorno a una morale di classe e al programma del marxismo rivoluzionario: ricondurre ogni lotta ad una alternativa di società e di potere in cui siano i lavoratori organizzati a decidere. La crisi storica del capitalismo, il fallimento del riformismo in ogni sua variante, ripropongono più che mai la centralità della costruzione di un vero partito comunista internazionalista. Chiediamo a tutti i lavoratori, a tutti i comunisti rimasti seri ed onesti, a tutti i militanti nei comitati di lotta, nelle organizzazioni sindacali e sociali, quale che sia la loro provenienza, di portare a questa impresa il proprio contributo: in Italia, come in Spagna, si queremos, unidi, “podemos” !
Coordinamento Provinciale Partito Comunista Lavoratori di Alessandria