Danilo Arona non finisce mai di stupirti, anche un qualsiasi mattina alle 11 al tavolino di un bar, davanti ad un caffè. Anche conoscendolo da tanti anni, prima come scrittore, poi come amico, e prezioso editorialista di CorriereAl. Così, alla fine, ne esce non l’intervista standard sul suo ultimo romanzo (Km 98, un appassionante medical thriller scritto a quattro mani con il giornalista Edoardo Rosati), ma il racconto (verità? Fantasia? Con Arona questi sono piani che si ‘incrociano’ di continuo, come ben sa chi legge i suoi romanzi, ma anche le sue analisi sull’universo del ‘paranormale’, tra letteratura, cinema e storie di vita) della genesi di un vero fantasma contemporaneo, come quello di Melissa. E anche alcune riflessioni per nulla scontate su Alessandria, le sue tante identità, e i suoi fermenti culturali che la rendono una città tutt’altro che morta. Semmai mal gestita, o ‘non gestita’, ma che Arona (che ha compiuto 65 anni proprio in questi giorni, “e credimi, a quest’età non c’è molto da festeggiare”) continua tenacemente ad amare.
Danilo, partiamo da Melissa, che torna ad essere filo conduttore di questo tuo nuovo romanzo, ma ha radici ormai decennali: il fantasma della ragazza bionda in jeans e giubbottino rosso fece il suo esordio letterario in Cronache di Bassavilla, che è poi la trasfigurazione letteraria di Alessandria..
Sì, il libro uscì nel 2006, e fu scritto negli anni precedenti. Ma l’aspetto interessante della figura e della storia di Melissa è che non ho inventato assolutamente nulla: è un fantasma della rete, per così dire. Che peraltro è poi uscito dal web, tanto che in alcuni paesi del Veneto rappresenta davvero ormai una leggenda contemporanea. Pare ci sia chi, al chilometro 98 dell’autostrada Bologna Padova, deposita ogni anno un mazzo di fiori…
Quindi Melissa non è una tua invenzione letteraria?
Certo che no: ricordo che ne parlai, come caso emblematico di leggenda dei nostri giorni, ad un convegno sulla letteratura gotica che si tenne a Genova, al Palazzo dei Doria alcuni anni fa. Presentai una relazione in cui raccontavo la genesi della storia, almeno per come io l’ho conosciuta. All’inizio dell’anno 2000, in rete, fece la comparsa il sito www.melissa1999.it: inutile che andiate a controllare ora, non c’è più. Era un sito semplice ma ben curato, e ricco di testimonianze all’apparenza credibili, che raccontavano di una sfortunata e anonima ragazza investita in autostrada alle 5, 20 del mattino in data 29 dicembre 1999. La storia mi colpì molto per più di un motivo. Il mistero personale di una giovane creatura che barcollava dalle parti dell’uscita per Padova in quello stranissimo orario; la bizzarra componente, all’apparenza “parapsicologica”, che aveva fatto sì che l’immagine della ragazza fosse stata percepita da altri testimoni su altre autostrade alla stessa ora dell’investimento; la verosimile genuinità delle testimonianze; l’enigmatico “nome di battesimo” con il quale si era voluto dare alla ragazza, impossibile capire da parte di chi, una sorta di nickname identificativo.
Ma chi era l’autore del sito?
Questo è il bello della storia: l’autore era un webmaster di nome Francesco, che però ben presto cancellò il sito stesso, e ogni traccia di sé. Non pensare che non lo abbia cercato: l’ho fatto anche attraverso sito specialistici e molto conosciuti con cui collaboro, come Carmilla.
Ma niente, zero: completamente scomparso, irreperibile.
Anche lui un fantasma?
Chi lo sa? In ogni caso la storia di Melissa si è diffusa sempre più, non solo nelle pagine dei miei romanzi, ma nella realtà di molti paesi, soprattutto in Veneto. E’ un fenomeno interessante, a cui con Edoardo Rosati ci siamo ispirati, costruendo naturalmente un romanzo frutto di assoluta fantasia.
E molto avvincente per il lettore: non è la prima volta che scrivi a quattro mani. Come funziona? E’ più complicato che scrivere da soli, e perché lo fai?
La scrittura, per quanto mi riguarda almeno, è essenzialmente un atto creativo solitario. In alcuni casi però (con Rosati Arona ha già scritto a quattro mani un precedente romanzo, La croce sulle labbra, sempre per Edizioni Anordest, mentre L’autunno di Montebuio lo scrisse in coppia con la giovane scrittrice Micol Des Gouges) mi è capitato di lavorare con altri autori, sempre per ragioni legate alla storia che si andava a raccontare. Per stare su Km 98: sono un appassionato lettore di medical thriller, e per scrivere romanzi di questo tipo, senza cadere in ‘strafalcioni’ clamorosi, l’unica è avvalersi di chi ha competenze mediche reali. Con Edoardo Rosati siamo amici dagli anni Settanta, e lui prima di essere un giornalista di grande valore, con esperienze importanti, è un laureato in medicina. Quindi sul versante medico sa di chi cosa si parla, e si scrive.
Per scrivere Km 98 avere lavorato a distanza? Il web lo consente…
Sì, la rete lo consente, e naturalmente ci siamo scambiati spesso testi, considerazioni sui vari capitoli ecc…Ma perché il risultato finale risulti una storia omogenea per stile e scrittura occorre anche confrontarsi di persona. Che poi è anche e soprattutto un piacere. Per cui nel corso di un anno con Edoardo e rispettive consorti abbiamo trascorso diversi week end insieme, nelle nostre rispettive dimore di campagna: la mia nell’alessandrino, la sua nell’Oltrepo pavese.
Quindi non è un caso se uno dei protagonisti di Km 98 vive a Montù Beccaria?
Certo che no, e neanche la frazione Fornace Negredo è citata a caso. Si scrive sempre di ciò che si conosce, in fondo. Pur inventando i personaggi, o trasfigurandoli.
Che aspettative avete per la vendita del romanzo?
(mi guarda perplesso) Bah, quale sia l’andamento del mercato librario, eccezioni a parte, credo di non doverlo spiegare a nessuno. Noi Km 98 lo stiamo promuovendo con convinzione, con le classiche presentazioni in libreria e anche utilizzando in maniera intensa il web, che ormai è strumento essenziale per tutti noi che facciamo mestieri basati sulla parola, e sul raccontare. Non credo che diventeremo ricchi neanche stavolta, ma pazienza!
Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
A 65 anni, e con alle spalle ormai 42 libri pubblicati, tra cui una ventina di romanzi, mi concedo il lusso di non coltivare più progetti, con ansie annesse. Se qualcuno mi cerca, valuto proposte. Se non succede, scrivo e suono (la chitarra è, da sempre, l’altra grande passione e l’altro talento di Danilo Arona, ndr) quando, come e per chi mi pare. Che non è male, tutto sommato.
Dicci qualcosa di positivo su Alessandria, e spiegaci perché, con non pochi talenti letterari che insistono sul nostro territorio (contando anche quelli ‘fuori porta’, naturalmente), non si è mai riusciti a creare un evento ‘catalizzatore’, un Festival del gotico-noir ad esempio…
Alessandria non è per nulla morta, almeno sul piano culturale. E mi è piaciuto che anche Nicola Savi, che neanche conoscevo, lo abbia ricordato, in occasione di una recente bella presentazione, alla libreria Mondadori di via Trotti, di una raccolta di racconti sulla Grande Guerra. Abbiamo una miriade di iniziative e autori, che siano scrittori, musicisti, pittori o altro. Certamente quel che è sempre mancata è la volontà/capacità, da parte in primis delle autorità competenti, diciamo così, di sviluppare progetti ampi e continuativi, di respiro non solo locale. In passato personalmente ci ho anche provato, e te ne cito uno su tutti. Città nera, citta grigia: primi anni Novanta, convegno letterario con autori anche extra alessandrini di grande notorietà per l’epoca. Bene: negli stessi giorni qualcuno ha avuto la bella idea di organizzare il convegno dell’Agnolotto, in cui naturalmente si mangiava anche, e alla grande. Naturalmente quello fece il pienone, mentre noi eravamo quattro gatti a raccontarcela.
Insomma, Alessandria non ha mai saputo ‘fare sistema’, e valorizzarsi….
Purtroppo è così, lo dicono i fatti. Però mai demordere, naturalmente, e ti faccio un altro esempio. Di recente ho portato qui ad Alessandria Lorenzo Bianchini, che è registra horror di grande talento e destinato a crescere: secondo me un potenziale Dario Argento degli anni d’oro. Insieme abbiamo visitato la Cittadella, e Bianchini è rimasto a bocca aperta: “il prossimo film lo giro qui – mi ha detto -, è un set straordinario”. E in giro per la provincia di risorse straordinarie ne abbiamo tante: pensa ai Forti, ai Castelli. E’ il resto che manca…..
Ettore Grassano