Bellotti: “Scrivo storie di detenuti, per aprire il carcere all’esterno. Un romanzo sulla politica alessandrina? Ci sto pensando”

Bellotti nuova“Ma perché secondo lei se scrivo un libro di forte denuncia sociale si complimentano tutti, mentre quando facevo un’interrogazione comunale per sollevare questioni altrettanto gravi, ma concrete e non letterarie, sembrava fossi io quello strano e fuori posto?”. Siamo quasi a fine chiacchierata, quando finalmente Paolo Bellotti ‘sbotta’, e sveste i panni dello scrittore, per tornare a tutto tondo cittadino impegnato, e un po’ anche indignato. Ma tranquilli: per una volta con lui (che in consiglio comunale a Palazzo Rosso ci ha passato complessivamente una trentina d’anni: da ventenne del Pci all’Italia dei Valori, andandosene e ‘sbattendo la porta’ ogni volta che riteneva fosse il caso) non parliamo di politica. Non in senso partitico almeno: ma sempre di ‘polis’, questo sì. Perché Paolo Bellotti ha scritto un libro, Visti da dentro, Itaca Libri che è stato presentato nell’ambito del Salone Internazionale del Libro, in un contesto di assoluta qualità e con ‘compagni di strada’ importanti come Roberto Saviano.

Ora Bellotti scrittore è in ‘tour’, alessandrino e non solo, e sta riscuotendo un successo di proporzioni forse non sperate. Del resto, il romanzo si fregia della prefazione del professor ElioGioanola Gioanola, e questo per un romanziere esordiente è un imprinting non da poco. Anche del rapporto con l’illustre docente e letterato (originario di San Salvatore Monferrato, e a lungo ‘punta di diamante’ dell’Università di Genova) parliamo in questa chiacchierata, che spazia appunto dall’esperienza di educatore carcerario di Bellotti (che è all’origine, naturalmente, del suo battesimo letterario), alla situazione che oggi vivono Alessandria e tutto l’alessandrino, in rapporto ad infiltrazioni di tipo malavitoso.

 

 

Paolo Bellotti, spieghiamo subito perché lei è diventato romanziere….coronamento di un sogno giovanile?
Ma neanche per idea. Mi è sempre piaciuto leggere, questo sì. E mi sono sempre appassionato a progetti di giornali come Altrove e Ristretti Orizzonti, che hanno saputo raccontare il carcere attraverso le storie di vita dei detenuti, intesi come persone. Ma i miei racconti, tutti di fantasia e a ‘sfondo’ carcerario, ho cominciato a scriverli non per vanità letteraria, ma con uno spirito ‘di servizio’, se vogliamo dire così. Ossia c’è oggi assoluto bisogno di ‘aprire’ i carceri, nel senso di far entrare il mondo di fuori lì dentro, e al contempo di far ‘uscire’ il carcere, e soprattutto le storie di vita delle persone che scontano una pena. Solo così riusciremo a migliorare il sistema carcerario italiano che, voglio ricordarlo, è stato di recente ‘condannato’ dalla Corte dei Diritti dell’Uomo non solo e non tanto per il sovraffollamento (problema in via di parziale risoluzione), ma per condizioni generali gravi, in alcuni casi ai limiti della tortura.

Ics carcereEcco il solito Bellotti estremista….
(sorride, ndr) Forse. Sta di fatto comunque che senza l’aiuto fondamentale del prof. Gioanola il libro non avrebbe visto la luce. Ci siamo conosciuti in carcere, dove io lavoro come educatore, e dove lui ha tenuto un ciclo di lezioni. Ha letto tutti i miei racconti, e naturalmente in prima battuta li ha ‘stroncati’: e che altro potevo aspettarmi? Ricordo ancora la lunga telefonata in cui mi fece l’elenco di tutto quello che non funzionava. Per poi però concludere con un incoraggiante: “ma c’è materiale su cui lavorare”. Mi ci sono messo di impegno per alcuni mesi, ed ecco il libro.

 

Sono quattro storie che si leggono d’un fiato Bellotti: e sullo sfondo ci sono SanCarcere San Michele Michele, e Alessandria, ma un po’ trasfigurati….
E’ il bello della narrazione di fantasia, del romanzo.. Puoi raccontare storie inventate, ma incastrate in un fondale reale. Con un obiettivo concreto, lo ribadisco: provare a contribuire ad ‘aprire’ il mondo del carcere all’esterno, muovendo dalla storia delle persone, in carne e ossa. Già oggi, grazie all’impegno di tanti che ci credono, il rapporto tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’ è molto cambiato, si è fatto più stretto. In carcere entrano continuamente non più soltanto agenti penitenziari ed educatori, ma avvocati, insegnanti e docenti universitari, medici, preti, psicologi, attori. Insomma è in corso un processo di apertura, di trasformazione del percorso di detenzione inteso non più come isolamento punitivo, ma come reale recupero della persona. E spero che Visti da dentro possa essere un piccolo tassello di questo grande progetto.

 

Bellotti Visti-da-dentroIl linguaggio che lei utilizza, il modo di parlare di alcuni personaggi è molto diretto, senza filtri letterari…
Beh, meno diretto di quanto avrei voluto. E’ uno dei temi di cui più ho discusso col professor Gioanola, in fase di stesura. Grazie alla sua esperienza ho capito di dover raccontare sì il carcere e i suoi problemi, ma sempre attraverso l’esperienza individuale dei personaggi. Gioanola è stato davvero una guida preziosa: poi però, proprio sul linguaggio dei protagonisti, mi richiamava spesso ad un maggior rigore letterario. Ma io sono fatto così: se penso ad un musicista, mi viene in mente Vasco Rossi, mica Mozart…e di conseguenza così scrivo!

Insomma Bellotti, lei ci sta prendendo gusto, dica la verità….sta già pensando al secondo romanzo? Magari ispirato al mondo della politica locale, che ha conosciuto a lungo?
(ride di gusto, ndr) Vediamo prima come va questo libro, che ora cercherò di promuovere adeguatamente, ad Alessandria ma anche altrove. Storie sul carcere ne ho nel cassetto ancora diverse ma….certo che un bel romanzo su fatti e misfatti della politica di provincia non sarebbe male: tutte storie di pura fantasia però, sia chiaro!

Ma oggi, a 55 anni, Paolo Bellotti è definitivamente un ex politico, oppure….
Certamente un cittadino attivo, e impegnato. Convinto che ci siano due capisaldi da cui ripartire: la difesa dei beni comuni (che è secondo me la nuova frontiera della politica), e la lotta all’infiltrazione mafiosa in nord Italia, fenomeno emerso per ora solo in minima parte. Alessandria compresa, temo. Ma non mi faccia andare oltre: chiunque osservi quel che succede in certi contesti, a partire dalla filiera dei rifiuti, può rendersi conto ancheBellotti Paolo da solo.

In questi due anni lei è stato additato come cattivo maestro dei 5 Stelle di casa nostra…conferma?
Addirittura? Ho semplicemente dato volentieri una mano, su alcuni temi e questioni tecniche. I 5 Stelle alessandrini sono un gruppo di persone perbene, e con grande volontà e onestà intellettuale. Rispetto al loro movimento però ho anche elementi di dissenso: a partire da una certa loro rigidità organizzativa, fino alle posizioni e alleanze in Europa. No, oggi non ho un partito di riferimento. Però guardo con interesse a quel che succede a sinistra, da Tsipras a Civati. Vedremo se lì si riesce a costruire uno spazio vero di proposta politica: mi pare che davvero ce ne sarebbe bisogno.

Ettore Grassano