«Non darò la mia vita, unica eppure vuota
alla politica idiota
o ad un altro ideale inventato da me
di cui resto padrone o schiavo… »
Claudio Chieffo, Liberazione n. 2
Come molti, anch’io vivo un momento di grande disillusione nei confronti della politica. Mi sembra tutta “idiota”, come nella canzone di Claudio Chieffo (nella foto), cantautore forlivese scomparso otto anni fa.
Idiota, la politica. Incompetente, stupida, ottusa e senza un desiderio di fare (o almeno di tentare di fare) un po’ di “bene comune”, termine che ora come ora, purtroppo, fa sorridere. A pronunciarlo, questo “bene comune”, si rischia di passare per fessi, o per ipocriti.
Idiota, la politica, che non si accorge della propria inesorabile autodistruzione. Idiota, perché votata quasi esclusivamente al proprio vantaggio, al tornaconto del singolo, che (qui si può dire veramente “povero idiota”) perde il contatto con la realtà e si stupisce di come la gente si scandalizzi di vitalizi, intrallazzi, raccomandazioni e privilegi vari. Un po’ come la smorfia (atroce e non-dimenticabile) sul volto di Nicolae Ceausescu, contestato dagli operai poco prima della rivoluzione che gli tolse il potere e la vita.
Anch’io mi scandalizzo, come tanti, e anch’io li manderei tutti a lavorare sul serio, i nostri politicanti. O comunque li chiuderei in casa, ai domiciliari “politici”: fate quello che volete, ma non occupatevi più di cosa pubblica. Avete già dato, e i risultati li abbiamo sotto gli occhi.
Eppure, mi manca qualcosa. Capisco che non è dando un calcio nel culo alle mezze calzette della nostra politica che si risolvono i problemi. E nemmeno mi può rendere più contento o più lieto appenderne (metaforicamente) qualcuno nel mio personale piazzale Loreto, per pigliarlo a pugni e calci fino a quando non mi sono sfogato. No, a me non basta.
Come mi diceva in questi giorni un amico, “se dovessi andare adesso a votare, non saprei proprio chi scegliere”. “Ma vedi” continuava “la colpa è anche mia, non solo della politica che fa schifo. Forse dovrei coinvolgermi io, esserci di più io”.
Un altro amico, uno con quarant’anni di attività politica di un certo livello alle spalle, in una lettera scriveva: “Alla fine mi sono accorto che la politica o ha la stessa dimensione umana della carità, o nel tempo diventa un cancro che ti divora”. Di “divorati” sotto i nostri occhi ne abbiamo tantissimi. Adesso vorrei vedere qualcuno di diverso, nella politica, per ricominciare a sperare. Non so voi.