di Dario B. Caruso.
Quanto vale un pizzico?
Come fare per quantificare un “pizzico” in proporzioni oggettive?
Un pizzico di Hagrid vale quanto un pizzico di Pollicino?
So solamente che un pizzico, di chiunque sia, può pesare quanto tutto il ferro della Tour Eiffel.
In questa settimana ho avuto modo di seguire numerosi televisivi del mattino.
Devo dire che ho nutrito interesse per la strutturazione dei palinsesti e ammirazione per i conduttori; soprattutto le conduttrici, abili e preparate.
Gli ospiti erano politici che rappresentavano nella più perfetta par condicio le varie aree partitiche (ideologiche mi sembra eccessivo).
Ebbene, parlavano tutti con un linguaggio forbito, argomentando su tematiche attuali in modo serio e apparentemente competente, per lunghi ragionamenti ho condiviso appieno le loro ragioni.
Di tutti, intendo, senza distinzione di parte.
Arrivava un momento in cui su ciascuno – nessuno escluso – emergeva un pizzico di sgradevolezza mista a presunzione che vanificava i miei sforzi di rispetto e condivisione.
Magari un gesto, un’espressione, un epiteto o cos’altro, non so spiegarlo; fatto sta che cambiavo canale e mi sintonizzavo su “La signora in giallo” di cui conosco ormai a memoria ogni episodio ma almeno so dove va a finire.
Ho aderito con incompleta convinzione allo sciopero del Comparto Scuola.
Da una parte la staticità rassicurante per cui conosciamo i problemi esistenti e abbiamo imparato a conviverci; dall’altra parte un’auspicabile riforma che per quanto perfettibile è attesa da troppo tempo.
Non mi spaventano i presidi (capaci) con più poteri, non i docenti (meritevoli) con un incentivo economico, non il 5 per mille alle scuole e tante altre innovazioni proposte.
Mi preoccupano invece i problemi sul vero campo di battaglia della scuola: la carenza di docenti a copertura delle necessità degli studenti, il tetto di spesa dei libri di testo che si abbassa mentre i libri di testo aumentano, il tempo speso in cartacce burocratiche che andranno ad accatastarsi in archivi polverosi e dimenticati da Dio e dagli uomini, la scarsa motivazione di parte dei docenti che si riflette sull’assenza di motivazione di gran parte degli studenti, i precari e l’abitudine.
A fronte di tutto questo l’innalzamento di barricate avrebbero come unico scopo il recupero tardivo del ruolo di un sindacato morto ormai da troppo tempo.
Sono barricate di vetro costruite su un fondo franoso.
Credo che in un questo caso sia necessario un pizzico di buonsenso per non vanificare lo sforzo di un anno scolastico: abbiamo predicato per duecento giorni lo studio, la coerenza, la serietà, l’educazione. Dimostriamo di essere ciò che predichiamo.
Scrutini regolari quindi, esami regolari e – per chi lo sente – si cominci a lottare dal primo giorno di luglio.
Io mi sento al fianco delle buone riforme.
Ho provato a cucinare una ricetta di uno chef stellato.
Premetto che la mia affinità con i fornelli è pari a quella di un orango con il pianoforte. Ad ogni buon conto ci ho provato.
Carpaccio di orata con crescione e salsa di fragole.
Sembrava filare tutto alla perfezione, poi quel pizzico di sale conclusivo mi ha tradito.
Cena consumata a denti stretti, ospiti accomodanti che si sono buttati sull’altro piatto cucinato da mia moglie e decisamente appetitoso.
Un pizzico di autocritica. Per quel pizzico ho usato pollice e indice; col senno del poi sarebbe stato meglio pollice e medio.
Il Presidente Mattarella parla di una “concezione rapinatoria della vita” che sta prendendo campo.
Al principio lo trovavo un pizzico stantio. Ora mi piace. Lo trovo un uomo con un pizzico di senso pratico.
Un pizzico può cambiare il mondo.