di Pier Luigi Cavalchini
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Nel pomeriggio di sabato 16 maggio si è riusciti con risorse limitate, con l’aiuto del personale del Comune (che si è prodigato per l’apertura della Sala “Ex Taglieria del Pelo”), grazie a valenti tecnici volontari – come Franco Dell’Alba – e al fondamentale contributo del CSVA Alessandria-Asti, a condurre nel modo migliore il convegno “Teleriscaldamento. Quando è ambientalmente e socialmente sostenibile”.
L’esito dell’incontro è il risultato di un buon lavoro di squadra che ha permesso di mettere a frutto competenze sia tecniche che amministrative e “comunicative” di cui sono riusciti a dotarsi gli organizzatori. Un grazie anche a chi, per primo, è riuscito a capire l’entità del danno che si stava producendo per la città di Alessandria (presente al convegno tra il pubblico). Ottima la partecipazione politica con rappresentanti del PD, del PSI, dei Comunisti Italiani, dei giovani di Arcipelago, dei rappresentanti di Partecipazione Democratica, di consiglieri e militanti del Movimento Cinque Stelle, di membri della segreteria cittadina di SEL e dell’assessore Lombardi, al quale riconosciamo coraggio nel mantenere una posizione di netta distanza dalle pastette a cui si sono assoggettati altri suoi colleghi.
Purtroppo è da segnalare come “grave scorrettezza” la mancata partecipazione di quella parte di Giunta favorevole fin dall’inizio al progetto proposto da Egea Alba e ora punto di partenza per il prossimo “bando di gara”.
Gli interventi di Godio, di Tomei, di Marghelli e Serra – fra i più significativi – hanno coperto tutta una serie di questioni che nelle “assise ufficiali” (si presume pagate con soldi del Comune) non sono state nemmeno prese in considerazione. Infatti, al contrario di quanto detto in forma preventiva più volte, i dati non tornano sulle quantità di metano consumato (a parità di numero di “allacci”), sull’entità e il peso delle future emissioni, sui conteggi stessi dei dati ante e post “scelta” del teleriscaldamento. Molte delle informazioni fornite su altre realtà “teleriscaldate” in Lombardia, Toscana. Piemonte, Veneto hanno trovato l’interesse e la curiosità del pubblico (con la sala praticamente piena nonostante l’incomprensibile oscuramento – tranne qualche lodevole eccezione – dei media) confermando che il “Teleriscaldamento” può essere ingannevole in alcuni dati di fondo (quelli sull’effettiva economia e quelli riguardanti l’impatto su salute e ambiente). Ma si tratta di un percorso lungo che siamo disposti a percorrere correttamente con l’amministrazione Rossa, con i membri della stessa e con tutti i tecnici in qualche modo coinvolti in questo particolare progetto. Diciamo che consideriamo questa prima sottovalutazione un segnale di disattenzione a cui, comunque, si può porre rimedio.
D’altra parte è nota la nostra disponibilità ad entrare nel merito. Lo facemmo già nel 1979 ai tempi delle prime centrali nucleari considerate – giustamente – come minaccia per l’ambiente e la salute. Era il tempo della Centrale Nucleare alla Filippona di Sale e poi (siamo tra il 1983 e l’ 85) di quella Westinghouse da “duemila megawatt ” prevista per la Bassa Valle Scrivia a cui tutti – o quasi – i Sindaci di allora si unirono in un solo coro di accettazione festosa. Furono le popolazioni, correttamente informate dal Comitato per il Controllo delle Scelte Energetiche – di cui già faceva parte l’amico Godio – a smascherare prebende, facilitazioni e vergognosi patteggiamenti che toccarono un po’ tutti i partiti dell’epoca e tutti – o quasi – i loro principali esponenti locali e nazionali.
Furono – comunque – sbugiardati a smascherare prebende, facilitazioni e vergognosi patteggiamenti che toccarono un po’ tutti i partiti dell’epoca e tutti – o quasi – i loro principali esponenti locali e n dall’ondata che li travolse prima nel 1986-1987 e poi di nuovo una decina di anni dopo con la decisione – tramite referendum – di chiudere definitivamente la storia del nucleare italiano. Di quelle vicende siamo stati protagonisti e siamo contenti che altre generazioni apprezzino il lavoro che cerchiamo di riproporre su un tema delicato come il Teleriscaldamento.
Perche’ delicato? E’ presto detto. Il Teleriscaldamento in sè è non solo un buon sistema ma – addirittura – una ottima risposta alla crisi energetica di cui – comunque – stiamo pagando le conseguenze. Proprio oggi si è ripetuto che il Piemonte ha surplus di energia e, addirittura, per quanto riguarda la produzione diretta è più del doppio sopra i suoi fabbisogni. La parte del leone, oltre al classico idroelettrico (più del 50%) la sta facendo l’energia solare da fotovoltaico, con però – è bene ricordarlo – un plafond di “energia elettrica a buon mercato” ottenuta grazie alle centrali nucleari dei vicini francesi che, oltre ad avere problemi di scorie e radiazioni (tanto da aver deciso la chiusura di tutto il nucleare tradizionale entro il 2040) sono obbligati ad una produzione senza sosta, giorno e notte. Anche sulla Francia avremo modo di ritornare, perchè sono proprio i transalpini ad avere alcune delle migliori tecnologie per l’utilizzo delle “rinnovabili” quelle vere.
Ma torniano a noi. Il metano non è una energia rinnovabile e, pertanto, non deve essere considerato un pozzo senza fondo, tanto meno da impiegare in una tecnologia complessa e ad alto impatto urbanistico come il Teleriscaldamento. Deve essere utilizzato con raziocinio non dandone nemmeno per scontata una convenienza eterna. Di lì i suggerimenti, un po’ di tutti, per privilegiare il riscaldamento (anche in rete, quindi con “teleriscaldamento” secondo criteri logici) partendo da “fonti di calore a perdere”. Tutti sanno bene che, da noi, queste ultime possono essere solo grandi centrali collegate ad aziende o fabbriche (tra le altre è stata citata la Solvay) evitando l’utilizzo diretto di un bene che, come è stato dimostrato, se consumato per mezzo di una buona caldaia ad alto rendimento (come tutte quelle oggi in commercio) – una per ogni condominio – porta ad un consumo di energia primaria e non rinnovabile pari anche al venti per cento in meno. I numeri del rappresentante di Legambiente Godio sono stati pesanti come macigni ed hanno comportato solo una richiesta di replica “tramite approfondimento specifico a parte” dell’ingegnere rappresentante del gruppo EGEA, peraltro corretto, preciso e puntuale nel suo intervento. Che dire di più … Dal 1998 Alessandria fa parte di più reti di città (una è quella siglata PAES) che hanno come obiettivo primario quello di migliorare le performances energetiche sia pubbliche che private, incentivando al meglio le energie rinnovabili – quelle vere. Non chiediamo altro che di ripartire di li’ e siamo sicuri che i nostri interlocutori (siano essi amministratori o tecnici) lo siano tanto quanto noi.